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Una casa sperduta in una landa desolata, uno spirito tormentato che vaga da secoli, un professore che studia le dinamiche del fenomeno e una donna con poteri psichici che si mette in contatto con la Strega del Pozzo: queste sono le premesse per la classica storia dell’orrore che si racconta in una piovosa notte di Halloween ai bambini spaventati, ma qui siamo nel Doctor Who e niente alla fine è come sembra, e sorpresa delle sorprese “this is not a horror story, this’s a love story“. Scrivendo questo episodio Neil Cross si è decisamente riscattato regalandoci una storia di orrore e amore non fine a se stessa e che fa riflettere lo spettatore ancora una volta sulla precarietà della vita umana e sulla sofferenza del dottore che vede passare tutto e tutti, che è costretto a vedere le persone che ama nascere, vivere, morire, costretto a vedere mondi scomparire e soli bruciare; il Tardis sembra arrivato lì per caso, ma in realtà il dottore vuole saperne di più su Clara interrogando la sensitiva non ricevendo però nessuna risposta soddisfacente. Clara è perfettamente normale, e questo non convince né il dottore né tanto meno noi, per non parlare del Tardis, con cui proprio non riesce ad andare d’accordo: in compenso però sarà lei a scoprire qualcosa di più sul signore del tempo, infatti Emma le dirà di non fidarsi di lui. Anche se fondamentalmente ne sappiamo quanto prima sarà meglio appuntarci mentalmente queste nozioni e vedere a cosa si ricollegheranno in futuro.
Particolarmente bella, e un po’ nostalgica, le sequenza in cui il dottore vive l’inizio e la fine della terra: uso il termine “nostalgico” perché il primo viaggio di Rose è stato alla fine della Terra, e anche lei, come Clara capisce di essere morta da millenni insieme a tutti i suoi cari, e poi perché il Doctor rispolvera la tuta arancione usata dalla sua rigenerazione prima in una missione che sembrava non avere via di ritorno. Ormai è un po’ che saltano fuori piccoli riferimenti a Rose, il più palese di tutti forse è stata proprio la storia d’amore tra i due alieni divisi da una barriera dimensionale e da un incidente temporale, cosa che il caro Time Lord non si dimentica di sottolineare; a proposito di riferimenti randomici e strizzatine d’occhio ai fandom amici, non manca l’ormai consueto riferimento a Sherlock Holmes (in questa stagione calcolando lo speciale di Natale ne ho contati tre). Questa volta la frecciatina arriva dal professore, che era membro dei “Baker Street Irregulars”, fittizia associazione di spionaggio che nella realtà si riferisce al gruppo di ragazzi orfani e senzatetto che aiutano Holmes nelle sue indagini.
Nel complesso episodio ben fatto, c’era la giusta dose di tutto, le atmosfere da casa degli orrori erano da brivido specialmente la scena nella sala della musica, il cuore della casa: meraviglioso il messaggio che si voleva trasmettere e cioè che tutto finisce tranne l’amore. Carina l’idea della pro-pro-pro-pro nipote ma già vista, peccato per la conclusione veloce della storia d’amore tra la sensitiva e il professore. L’unica cosa che non mi è particolarmente piaciuta è stato il Tardis che si guida da solo: se può guidarsi da solo che motivo ha il dottore di insegnarlo a River? O meglio, che motivo ha il dottore di guidarlo? Poi in realtà non so quanto possa essere fattibile aggrapparsi al di fuori del Tardis e passare da una dimensione all’altra visto che Captain Jack non aveva fatto una bella fine… Incongruenza a parte è stato un episodio godibilissimo, molto bello e coinvolgente.
Particolarmente bella, e un po’ nostalgica, le sequenza in cui il dottore vive l’inizio e la fine della terra: uso il termine “nostalgico” perché il primo viaggio di Rose è stato alla fine della Terra, e anche lei, come Clara capisce di essere morta da millenni insieme a tutti i suoi cari, e poi perché il Doctor rispolvera la tuta arancione usata dalla sua rigenerazione prima in una missione che sembrava non avere via di ritorno. Ormai è un po’ che saltano fuori piccoli riferimenti a Rose, il più palese di tutti forse è stata proprio la storia d’amore tra i due alieni divisi da una barriera dimensionale e da un incidente temporale, cosa che il caro Time Lord non si dimentica di sottolineare; a proposito di riferimenti randomici e strizzatine d’occhio ai fandom amici, non manca l’ormai consueto riferimento a Sherlock Holmes (in questa stagione calcolando lo speciale di Natale ne ho contati tre). Questa volta la frecciatina arriva dal professore, che era membro dei “Baker Street Irregulars”, fittizia associazione di spionaggio che nella realtà si riferisce al gruppo di ragazzi orfani e senzatetto che aiutano Holmes nelle sue indagini.
Nel complesso episodio ben fatto, c’era la giusta dose di tutto, le atmosfere da casa degli orrori erano da brivido specialmente la scena nella sala della musica, il cuore della casa: meraviglioso il messaggio che si voleva trasmettere e cioè che tutto finisce tranne l’amore. Carina l’idea della pro-pro-pro-pro nipote ma già vista, peccato per la conclusione veloce della storia d’amore tra la sensitiva e il professore. L’unica cosa che non mi è particolarmente piaciuta è stato il Tardis che si guida da solo: se può guidarsi da solo che motivo ha il dottore di insegnarlo a River? O meglio, che motivo ha il dottore di guidarlo? Poi in realtà non so quanto possa essere fattibile aggrapparsi al di fuori del Tardis e passare da una dimensione all’altra visto che Captain Jack non aveva fatto una bella fine… Incongruenza a parte è stato un episodio godibilissimo, molto bello e coinvolgente.
PRO:
- Le atmosfera da horror.
- Le varie storie d’amore.
- La nascita e la morte della Terra.
- Il dottore e Clara che si improvvisano gosthbuster.
CONTRO:
- Il Tardis che si guida da solo.
Manca ormai poco alla fine e per fortuna questa settimana stagione sembra essersi risollevata al meglio. Aspettiamo con ansia le prossime puntate.
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.