Doctor Who 8×01 – Deep BreathTEMPO DI LETTURA 7 min

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“You know, I never know where the faces come from. They just pop up. Zap! Faces like this one. Come on look at it, have a look, come on, look, look, look. Look, it’s covered in lines, but I didn’t do the frowning. Who frowned me this face?”


Respiriamo profondamente. L’attesa è finita ed è albeggiata una nuova era per lo show più longevo di sempre.
Respiriamo profondamente e ricordiamoci che non è più tempo per festeggiare anniversari e Natali. E’ tempo di fare il “lavoro sporco”, di far tornare Doctor Who lo show che è sempre stato: uno sciocco, infantile, meraviglioso susseguirsi di avventure auto-conclusive con protagonisti alieni, droidi, astronavi ed epoche storiche a caso. Se non ci fossero questi elementi non sarebbe Doctor Who. Se ci si prendesse troppo sul serio, come per fortuna gli inglesi si guardano bene dal fare, ci troveremmo di fronte ad un’altra serie televisiva. Poste queste basi, la capacità di scrivere episodi dotati di una certa originalità, di mantenere un ritmo sempre ben cadenzato, emozionando e divertendo nei giusti momenti, le capacità interpretative degli attori: questi sono elementi che rendono un episodio buono o cattivo.
E quello di Peter Capaldi è un impatto totalmente soddisfacente. Questa volta il tempo di abituarci ad un nuovo Dottore, smettendo di rimpiangere il vecchio, gioca una funzione particolare. “The Eleventh Hour”: Matt Smith si presenta. “Chi è costui?” si saranno chieste/i molte/i fan di Tennant. “E’ brutto e stupido” qualcun altro avrà forse sentenziato. Però era un volto per lo più ignoto e l’identificazione con il Dottore-personaggio scattava immediata. Questo può valere anche per le stagioni dell’era classica rivisitate oggi. Qualsiasi fan di Doctor Who conosce alla perfezione tutti i volti degli interpreti, ma solo per essere stati The Doctor: non sono mai state figure importantissime nel panorama televisivo e/o cinematografico, ormai loro sono il Dottore. Ecco, Peter Capaldi ci impone un ulteriore sforzo. Oltre a non essere abituati a vederlo nei panni di Dottore, avendo ancora Smith fresco nella nostra memoria whovian, un ulteriore processo deve essere elaborato nella nostra mente, oltre al non semplice atto di assorbirne il cambio: dimenticarci che è Peter Capaldi. Essendo egli attore illustrissimo, più conosciuto dei suoi predecessori quando si apprestavano ad entrare per la prima volta nel Tardis, complice anche la presentazione televisiva in pompa magna di un’anno fa, la mente del fan accanito potrebbe accusare una leggera fatica a farlo entrare nel personaggio.
Detto questo: applausi per l’interpretazione. Si torna (finalmente, direi) ad un Dottore di aspetto sgraziato, burbero e saturnino. Inevitabili i paragoni con Jon Pertwee (nell’insultare soprattutto la specie umana e nel girare in camicia da notte, oltre che all’abito) e con Tom Baker (nei deliri a ruota libera). Madame Vastra ci fornisce una spiegazione che conferma totalmente il senso di tutta la nuova serie. Il terzetto Eccleston-Tennant-Smith, con stili totalmente diversi, voleva piacere. Sembrava una presa di posizione stilistica netta da parte della produzione: il Dottore deve essere fico. Il fandom ne ha senz’altro guadagnato in pubblico femminile, ma oggi possiamo anche dare un senso a tutto questo. Dopo la Time War, un Doctor distrutto dai sensi di colpa e dall’insicurezza decide che non vuole stare solo, deve piacere alla gente. La Time Lady Romana ci insegnò verso la fine degli anni ’70 che la rigenerazione può essere (o forse è sempre) controllata. Comunque, non è solo casuale. Questa volta il Dottore scopre nei confronti di Clara il suo personale “velo di Maya” in un atto di estrema fiducia verso la persona che meglio lo conosce in tutto l’universo. E perché sceglie proprio quella faccia? Una faccia che, in un fantastico dialogo con un malcapitato senzatetto, sembra ricordare. A questo punto la curiosità per questo aspetto della trama che riguarda gli ormai lontani Caecilius e John Frobisher (da Capaldi stesso impersonati) potrebbe essere motore portante di questa nuova stagione.
I misteri e le nuove trame orizzontali iniziano quindi a prendere forma. Oltre alla già citata questione sull’aspetto del Dottore, e oltre alla tematica della ricerca di Gallifrey che non si potrà risolvere subito, un altro fondamentale quesito ci viene letteralmente sbattuto in faccia: chi ha dato a Clara il numero del Tardis in “The Bells Of Saint John“? C’entrerà qualcosa quella misteriosa Missy nel finale?
La telefonata di Matt Smith rappresenta un vero e proprio unicum nell’intera epopea. Precedentemente si era sempre stati costretti a dover barbaramente superare il Dottore antecedente. Le telefonate via Tardis possono poi effettivamente raggiungere qualsiasi punto nel tempo. Aggiungiamo inoltre che qualcosa doveva aver combinato il partente undicesimo prima che Clara entrasse nella cabina. Lo so, lo so: il fan-service è enorme e la benedizione di Smith verso Capaldi trascende lo show e buca la quarta parete in maniera anche sfacciata in un messaggio diretto verso i fan più diffidenti. Ed è qui che forse “Deep Breath” inciampa. Capaldi che si riflette sul vassoio sciorinando al droide tutto il monologo sulla scopa è affascinante; il “you can’t see me” finale chiude una scena molto toccante: i riferimenti meta-televisivi sono quindi giostrati bene e scritti ancora meglio, ma sono troppi. Sembra veramente che Moffat si sia voluto fortemente giustificare, oltre il necessario, con il suo pubblico più giovane per il fatto che il Dottore non fosse più un ammiccante trentenne/quarantenne. Ovviamente il fan più accanito e fedele non potrà mai essere disturbato da ciò; credo che il cambio Smith-Capaldi verrà assorbito in maniera molto meno traumatica del precedente.
Altro aspetto che fa un po’ storcere la bocca, come già accennato, è quello che comprende il simpatico terzetto Vastra-Jenny-Strax. L’interesse verso questi personaggi, sempre più approfonditi e frequenti, non sarà mai eccessivo, dal momento che non conosciamo le loro origini. Certamente questo è un fatto più che naturale nel mondo whovian, è vero. I più attenti ricorderanno la figura della companion Mel, uscita fuori dal nulla. Inoltre le continue gag macchiettistiche non aiutano ad aumentare la simpatia di questa bizzarra gang. Ma c’è poco da fare: questo è Doctor Who. Il pointless la farà sempre da padrone e per questo motivo non sarà mai un telefilm unanimamente accettato (meglio così, aggiungerei).
Chiudo con una piccola considerazione sul radicale (e scontato) cambio di atmosfera. Il registro più tenebroso, accennato in “Deep Breath” e confermato nel promo della 8×02, rende onore al lavoro di due figure quali Steven Moffat (e il suo team) e Murray Gold. Il primo, protagonista di un radicale e discusso cambio di tutto quattro anni fa, dimostra di aver preso certe strade soprattutto per esigenze stilistiche e non per egocentrismo o manie di grandezza. Il secondo, superstite dalla prima stagione del 2005, riesce per la terza volta a cambiare pelle con musiche dal carattere decisamente diverso: meno invadenti, estremamente funzionali alla scena, con il bellissimo tema di Clara variato in più modi. Segno questo di un probabile approfondimento che avverrà su questo ben riuscito personaggio.

PRO:

  • Peter Capaldi e Jenna Coleman in interpretazioni di altissimo livello
  • Dialoghi assurdi e surreali che solo gli intenditori sapranno apprezzare
  • Ritorno ad un Dottore “classico” (riferimento alla sciarpa)
  • Digressioni sulla camera da letto
  • Riferimento (pur molto autoreferenziale) ad un episodio bellissimo come “The Girl In The Fireplace”
  • Dialogo con il barbone
  • Jenny in posa
  • “Destroy us if you will, they’re still gonna close your restaurant”
  • La sequenza finale culminata in una chiusura molto molto simile a quella di “The End Of The World”, chips annesse
  • La nuova sigla
CONTRO:
  • Tanti, troppi salti oltre la quarta parete
  • Caratterizzazione come sempre macchiettistica di Vastra e co.
  • Abituati ai recenti episodi, la ripartenza di questa stagione soffre talvolta di un pizzico di lentezza
Le aspettative, almeno secondo il mio modesto parere, non sono state deluse. Il giudizio è estremamente positivo: la nostra sete estetica è stata soddisfatta eppure siamo affamati di sapere e vedere di più. Siamo solo agli inizi: respiriamo profondamente.

 

The Time Of The Doctor 10.2 milioni – ND rating
Deep Breath 8×01  6.8 milioni – ND rating

 

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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.

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