Doctor Who – Christmas Special: The Time Of The DoctorTEMPO DI LETTURA 6 min

/
0
(0)
E ora qualcosa di completamente diverso. Citando i Monty Phyton, ci apprestiamo a parlare di questo spiazzante speciale natalizio. Speciale natalizio sul quale, per avere delle idee ben chiare, è stata necessaria una tripla visione.
Moffat ha fatto bingo. E’ riuscito con un solo episodio (storicamente mai occasione di episodi memorabili) a chiudere un’era, a salutare degnamente un grandissimo e giovanissimo attore, a dare un perfetto senso logico alle precedenti trame, a far ridere, piangere, piangere e poi anche un po’ a far piangere. A dimostrazione che spesso non basta mettere una carrellata di addii strappalacrime (non ci si stancherà mai di vedere The End Of Time, sia chiaro) tipo lista della spesa. Qualcosa di completamente diverso anche per il geniale avvicendamento con “The Day Of The Doctor“. Ma facciamo una bella suddivisione punto per punto.

I will always remember when the Doctor was me.

Continuità.
Una delle principali paure era quella di un episodio che, seppur con una rigenerazione annunciata, non reggesse il confronto con la gigantesca celebrazione del 50esimo anniversario. Invece ci siamo trovati nell’arco di un mese con l’Alfa e l’Omega dell’universo del dottore. Se il primo (in ordine cronologico) volgeva un netto sguardo al passato, il secondo è una freccia direttamente puntata verso il futuro. Sono due facce della stessa medaglia che si contrappongono nettamente. La celebrazione da un lato, la rottura di ogni schema dall’altro. Quante volte ci siamo detti che Moffat è pretenzioso ed egocentrico? Che ha voluto fare tutto di testa sua stravolgendo piani che andavano avanti da decenni? Si può essere rimasti perplessi per le soluzioni contorte della quinta e della sesta stagione. Ora tutto torna. Ad essere protagonista è il tempo stesso. Come se fosse finita un’enorme stagione durata tre anni.
Proviamo a mettere ordine. Gallifrey è in un altro universo (50th) e i Time Lords attraverso delle crepe nella realtà (quinta stagione) inviano un messaggio alla ricerca del corretto universo su cui tornare, rivolgendo una domanda a cui una sola persona può rispondere: “Doctor Who?” (sesta stagione). Il dottore risponde all’appello e si trova così su Christmas, città dello sfigatissimo (per lui) pianeta Trenzalore (The Name Of The Doctor). Per amore della pace, la suora Tasha Lem (il capo di questa specie di Vaticano galattico) fonda la Church Of Silence (sesta stagione) per evitare, facendo cadere il Silenzio, che il dottore possa dare il via libera ai Time Lords e che questi si trovino faccia a faccia con i propri eterni nemici. Una frangia estremista di questa nuova setta va indietro nel tempo cercando di far morire il dottore e provando a cambiare il suo futuro. Questi simpaticoni con l’occhio nero quindi fanno saltare in aria il Tardis (The Big Bang) e addestrano una killer (River Song – sesta stagione) per far fuori The Doctor. Questi allegri disastri (il primo soprattutto) non fanno altro che aprire le famose crepe nel tessuto dell’universo, da cui partirà il messaggio che porterà il dottore su Trenzalore. Facile no? Non è la Pimpa a livello di intreccio, ma è davvero così incomprensibile e nonsense come spesso si polemizza? Certo, si è storto il naso per il “deus ex machina” del rinnovo dell’abbonamento alle rigenerazioni. Ma qui torniamo all’Alfa e Omega prima citati. Cosa fa il dottore nel cinquantesimo in tutta la sua schizofrenia (erano in dodici… anzi tredici)? Salva i Time Lords e tutta Gallifrey. Cosa fanno i Gallifreiani nello speciale natalizio? Salvano il dottore. E lo salvano nella maniera più coerente possibile, dandogli la possibilità di viaggiare ancora e ancora e ancora.
Strategie sceniche. 
Moffat si diverte spesso a fregarci. Ma quanti post abbiamo visto nelle ultime settimane con crepuscolari immagini di Matt Smith, circondato dalla familiarissima luce gialla? Ci si sarebbe mai potuti aspettare che la rigenerazione sarebbe avvenuta invece che al vivace e giovanissimo (almeno per l’aspetto) dottore, ad una sua versione vecchissima (sempre detto che aveva un qualcosa di anziano) prossima alla morte per vecchiaia? Impressionante tra l’altro la rievocazione fisica del primo dottore. Oltretutto, a proposito di rottura degli schemi, siamo anche abituati ad una continuità temporale per quanto riguarda il dottore e la sua “companion”. Non è la prima volta tuttavia, nell’era Moffat, che ci troviamo a digerire enormi quantità di tempo, secoli addirittura, nell’arco di un solo episodio. Clara invece in questo caso, mentre il dottore rimane a sorvegliare Christmas per secoli, deve interrompere lo stesso pranzo di Natale più volte, solo per vederlo invecchiare (tra l’altro il tempo passa, ma le strategie per abbandonare il “companion” di turno rimangono uguali, basti vedere cosa avveniva in “The Partying Of The Ways”). E’ necessario poi spendere due parole sulla modalità di rigenerazione. Premesso che una rigenerazione uguale alle altre sarebbe sembrata minestra riscaldata, è importante la spiegazione che fornisce il Dottore sul suo nuovo set di vite: è un reset, il processo è molto più lento (ecco il perché del solo ringiovanimento dopo l’esplosione gialla). Totalmente spiazzante, poi, l’avvento improvviso di Capaldi. Oltretutto, a chi critica la poca (?) epicità e la stranezza della rigenerazione, inviterei a notare come tutte le rigenerazioni della serie classica (per quanto ingenue) siano diverse l’una dall’altra.

Si potrebbe stare a parlare per ore dei riferimenti passati. Per citarne due al volo: l’anzianissimo Matt Smith che si tocca il naso stile Tom Baker e poi (questo è per veri intenditori, o per fissati ad uno stato avanzato) Clara che esclama “You’re naked!” esattamente come Donna alla metacrisi umana del decimo dottore, uscito dalla mano (“Journey’s End”).

Note finali.
Da addetto ai lavori, voglio poi evidenziare la perfezione della colonna sonora. Ho voluto farci caso. Non c’è mai invadenza e viene creato un tappeto sonoro costituito dai migliori temi concepiti da Murray Gold. Se il dolcissimo tema di Clara poteva essere considerato una perla ben distinguibile solo in determinati momenti di altri episodi, qui è presente in continuazione, variato su più tempi e più timbri. Lo scanzonato ma epico tema del dottore non compare praticamente mai (se non un accenno, in forma rallentata) a dimostrazione che è passato tantissimo tempo, il dottore è cambiato molto da quando era un semplice Raggedy Man, il clima è diverso. Ma la ciliegina sulla torta arriva al momento clou dell’episodio, ecco uno dei più bei temi partoriti in un lavoro televisivo. “The Long Song” di “The Ring Of Akhaten” fa irruzione dopo essere stata sottilmente nascosta nelle scene immediatamente precedenti. Non credete che non sia questo il motivo per le lacrime copiose che (forse) vi hanno rigato gli occhi. L’apparizione di Amy condita da “fish fingers and custard” hanno solo dato la botta di grazia.

E per finire: Matt Smith. E’ stato il dottore dei lunghi e toccanti monologhi e come poteva lasciarci se non con un bellissimo, criptico e meta-televisivo monologo? Rivolto sì a Clara, ma rivolto anche a tutti noi telespettatori. Ricordiamoci di lui ma ricordiamoci anche che tutto deve cambiare. Matt, have a Fantastic life!

PRO:
  • Continuità e frattura con il precedente episodio.
  • Attori (ma che sguardo fantastico fa Matt Smith quando si toglie il cravattino?), colonna sonora, sceneggiatura, scenografia. Tutto bello.
  • “Kidneys! I’ve got new kidneys! I don’t like the colour…”
  • “Just one question: do you happen to know how to fly this thing?”
CONTRO:
  • Adesso sfido Moffat a regalare un’ottava stagione allo stesso livello di questi due epici episodi.
Inizialmente si poteva pensare: “è troppo diverso dal cinquantesimo, non bisserà il suo voto”. Ora il ragionamento è il seguente: “proprio perché è così diverso, merita il massimo”.

 

Quanto ti è piaciuta la puntata?

0

Nessun voto per ora

Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.

5 Comments

  1. mi piace un sacco questa recensione…
    sul fatto che l'ottava stagione sarà così bella…boh?!? Non so se Capaldi sarà in grado di eguagliare il Dottore di Matt…
    Per carità, eccellente attore anche lui…ma boh?!? Ancora non ce lo vedo…

  2. Condivido parola per parola la recensione di Gallifrey.
    Nonostante il mio Dottore è e continuerà ad essere Ten, ho apprezzato moltissimo Matt Smith, la sua maturazione come attore e Dottore, mi sono divertita ed emozionata grazie al Raggedy Man e la commozione al suo addio è stata tanta.
    Moffat ha dimostrato come si può avvicinare la fantascienza alla realtà, sono sempre stata una sua strenua sostenitrice e non mi ha delusa.
    Per quanto riguarda Capaldi, ho buone aspettative, sono molto curiosa 🙂

  3. Capaldi credo proprio saprà essere all'altezza. Uno dei motivi per cui Tennant era così preso dal ruolo è stato quello di essere stato da sempre fan di doctor who. Capaldi lo è da ancora più tempo. Oltre tutto avrà carta bianca per il suo ruolo essendo una figura diversa da quella di Matt Smith. Quest'ultimo invece ebbe un ruolo difficilissimo in quanto dovette continuare sulla falsa riga di Tennant.

  4. Per me la rigenerazione più bella/brutta resterà sempre quella di END OF TIME, ma vedere Matt gettare a terra il cravattino, mi ha spezzato il cuore. Capaldi l'ho apprezzato molto in TORCHWOOD, per cui mi aspetto molto da lui. Bisognerà solo vedere che tipo di Dottore sarà: Egocentrico, rabbioso, pazzo, imbroglione, diciamo che può essere quello che vuole l'importante che incolli noi fan allo schermo. Sicuramente vorrò vedere i vestiti che userà…anche l'abito fa il…Dottore!!!!

  5. Sono d'accordo. Ho un rapporto di amore/odio con end of time. Puntata con poca coerenza ma ricca di pathos. Questa rigenerazione è stata più "sapiente" e misurata. Io comunque adoro anche quella di partying of the ways. Capaldi su torchwood è fantastico. E ve lo ricordate su skins come padre di Sid? Sui vestiti ho come la sensazione che sarà più sul casual dopo tanta eleganza.

Precedente

R.I.P. (Recenserie In Peace) – Band Of Brothers

Prossima

R.I.P. (Recenserie In Peace) – That ’70s Show