Esattamente un anno fa eravamo qui a parlare di impercettibilità della rivoluzione, cioè di come il cambiamento si stesse insediando anche nella Abbey, silenziosamente e apparentemente senza alcuna importanza. Ma tutto ha un senso nell’economia della serie e della storia e così siamo partiti da un telefono, passando per un frullatore che ha fatto dannare Miss Patmore, fino ad arrivare alla radio senza fili (che poi, perché si chiama senza fili se ce ne sono così tanti?!), la macchina del diavolo; perché sicuramente se il demonio avesse voluto insediarsi tra gli uomini questo sarebbe stato lo strumento giusto.
Downton Abbey cammina al passo coi tempi (per quanto possibile per la ricca aristocrazia, perché la fuori le cose sono già molto mutate) e ci accompagna senza remore nell’avanzare della Storia, con passi piccoli ma decisi e senza nemmeno accorgercene ci siamo ritrovati senza quella schiera di camerieri e personale che ci ha accolti cinque anni fa (“You are first, second, third and last”), senza quelle rigide buone maniere che potevano andare bene solo ai quadri, antiche come loro, senza la paura o lo sdegno (tranne per qualcuno) di portare e sostenere a tavola discorsi rivoluzionari.
Negli upstairs non c’è un briciolo di scompiglio per le novità in arrivo, l’unico restio ad aprire la mente per comprendere, gli occhi per guardare sua moglie che viene spudoratamente corteggiata in casa sua e le orecchie per ascoltare la radio e non solo, è Lord Grantham che ha due belle fette di prosciutto (nemmeno se lo avesse nel cognome) che lo riparano dalle intemperie della modernità. Così come lo scorso anno a Robert Crawley va la parte dell’ottuso e quest’anno è fonte della peggiore ironia esistente: la ridicolizzazione, se un personaggio non cresce può solo grattare il fondo. Il personaggio di Robert Crawley in realtà ha la funzione di accentuare la differenza del passaggio tra vecchio e giovane, tra antico e moderno e si fa carico dell’ignobile funzione non tanto di rappresentare l’aristocrazia, ma proprio un’altra cultura, un diverso modo di pensare, contrapponendosi all’aria di modernità che invece si respira a Downton. Ciò ci è ancora più chiaro se guardiamo al suo riflesso nei downstairs, Mr. Carson che poco ha a che fare con l’aristocrazia, eppure condivide le posizioni di Lord Grantham. I due quindi rispecchiano non l’attaccamento ad una posizione sociale che altrimenti perderebbero (dove invece è l’unica cosa che gli sia rimasta), ma ad una maniera di pensare che oggi diremmo di altri tempi, dove quello che hanno da perdere è il consenso e il rispetto fino ad ora dovutogli perché il mondo girava alla loro maniera, ma se ora il mondo girasse dall’altra parte? Lord Grantham ha già perso il diritto ad avere l’ultima parola, ha perso il consenso e ha perso l’autorità che una volta aveva: “The monarchy has thrived on magic and mystery. Strip them away and people may think the royal family is just like us” e mai parole furono più azzeccate, cara Contessa.
Chi poi piacevolmente ci colpisce tra i Crawley è Mary. Se Sybil fu la prima ad indossare un paio di pantaloni, Mary è la prima ad acquistare un anticoncezionale. La vedova sa perfettamente che ciò che vuole fare non è sbagliato e capisce che deve proteggere sé stessa dalle conseguenze (“I don’t think one should rely on a man in that department, do you?”). La scorsa stagione ha visto per Mary la competizione tra Lord Gillingham e Mr. Blake ma soprattutto l’elaborazione della perdita del marito; la maggiore delle Crawley ha sicuramente fatto passi avanti vantando un’introspezione che pochi personaggi hanno avuto nella serie. Chi invece sembra non avanzare è la sorella Edith, vittima da sempre delle sue scelte. Personaggio bistrattato e preso in giro dalla vita: aspirante donna in carriera finisce nell’antipatico cliché di amare il suo capo che la lascia incinta, senza un anello al dito e si butta disperso, probabilmente morto. Se la sfiga avesse un nome sarebbe certamente Edith Crawley.
Arriviamo invece al tasto veramente dolente: Tom Branson. L’anno scorso gli è stata data una storyline a dir poco ridicola e che non ha reso giustizia ad uno dei personaggi migliori nei tempi che furono. La storia con la maestrina non è per nulla convincente, sarà che per noi è difficile vedere Tom con qualcun altra che non sia Sybil, ma la critica mossa non ha nulla a che fare con la vita sentimentale di Branson. Infatti Tom ha perso la propria identità di rivoluzionario conformandosi alla classe sociale che aveva sempre criticato e dopo ormai due anni dalla morte di Lady Sybil è giunto il momento per Tom di riprendere in mano la propria vita e questo vuol dire prendere consapevolezza di ciò che vuole essere e delle sue radici irlandesi così fastidiose per Lord Grantham. E non ci auguriamo certo che sia il batticuore per la maestra a guidare le sue idee, vogliamo un Tom più deciso verso una storyline più politica che amorosa.
Secondo episodio molto denso e prolifero, salutiamo Jimmy e apriamo le porte alla radio, al sesso, ai laburisti e alla quinta stagione di Downton Abbey.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Episode One 5×01 | 10.7 milioni – ND rating |
Episode Two 5×02 | 10.4 milioni – ND rating |
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Lunatica, brutta, cinefila e mancina. Tutte le serie tv sono uguali, ma alcune sono più uguali delle altre.
Io tendenzialmente adoro Mary ma ho odiato il fatto che abbia mandato Anna a comprarle l'anticoncezionale facendo fare a lei, che non era nemmeno d'accordo, la "brutta" figura. Tra l'altro pensavo che siccome nella scorsa puntata Bates accennava al fatto di volere figli e lei diceva qualcosa tipo "arriveranno se Dio vorrà", lui scoprisse che lei aveva comprato sto anticoncezionale perché non ne voleva e che sarebbe successo un mezzo macello perché Anna non poteva dire fosse per Mary. Ho apprezzato però il fatto che alla fine Anna, che finora si era dimostrata molto bigotta/pudica da quel punto di vista, abbia pensato che fosse ingiusto essere trattata in quel modo dalla negoziante. Vuol dire che si sta muovendo al passo coi tempi anche lei!