Downton Abbey 6×06 – 6×07 – Episode Six – Episode SevenTEMPO DI LETTURA 6 min

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Sei anni fa Downton Abbey entrava prepotentemente nelle nostre case, imponendosi come la miglior novità televisiva della stagione: accattivante, delicata e oggettivamente bella, non era mai stato più semplice innamorarsi di una serie e delle sue storie.
La più grande capacità di Downton è stata quella di raccontare un cambiamento nella piena e apparente immobilità di chi sta per essere travolto dalla tempesta. E se il lento e quasi impercettibile cambiare dei tempi ci ha accompagnato per buona parte della serie, il terribile male del non riuscire ad andare avanti ci ha guidato verso la fine della storia dei Crawley. A un certo punto Downton Abbey si è fossilizzato: insieme a un cambio di personaggi -quasi fisiologico per una serie- ci siamo ritrovati di fronte a un riciclo di storyline e ad allungamenti di brodo che finiscono con lo sfiancare anche il telespettatore più fedele. Il culmine è sotto gli occhi di tutti: questa stagione è stata noiosa come non mai. Sconnessa, dispersiva, logorroica su alcuni punti e poco incisiva su altri, un disastro su quasi tutti i fronti, non riuscendo a mantenere nemmeno quella fluidità e continuità di percorso che l’aveva caratterizzata fin dagli inizi. E stiamo parlando di stagioni da 8 puntate l’una più lo speciale natalizio, non di logoranti annate da 22-24 episodi. È importante sottolinearlo.
I personaggi si sono man mano sbiaditi, diventando una macchietta di loro stessi con la conseguenza che anche la forza della coralità viene meno e non si può non notarlo in “Episode Six” che non è altro che un susseguirsi di scene e un’accozzaglia di eventi messi lì probabilmente un po’ a caso. In un altro anno, in un’altra stagione, aprire le porte della tenuta sarebbe stata una buona premessa per mettere in moto una serie di piccole narrazioni che ci avrebbero fatto godere un episodio; ma arrivati a un punto così cruciale, la serie è troppo debole per poter sostenere un’intera puntata incentrata sulla storia e sulla coralità della casa dei Crawley senza suscitare un qualche sbadiglio tra una scena e l’altra. E se apprezziamo sempre tanto i siparietti simpatici di Lady V, non possiamo comunque vivere solo di quelli perché Downton Abbey è -è stato- molto altro.

Così come nel sesto, anche nel settimo episodio la parte migliore è rappresentata dai downstairs e in particolare da Thomas, dipinto perfettamente da Fellowes e personificato ancora meglio da Rob James Collier. Un’introspezione del personaggio la si chiedeva dalla quarta stagione e finalmente è arrivata come un fiume in piena. Barrow è uno dei character migliori della serie ed è riuscito a farsi amare nonostante quell’apparente menefreghismo che cela in realtà il desiderio di sentirsi bene con sé stesso, ma soprattutto con gli altri. Lottare contro il pregiudizio e contro il rifiuto del diverso è difficile, soprattutto in contesti sociali che ancora faticano ad abituarsi al nuovo mondo. In poche battute e in poche scene emerge quello che è il disagio e il dissidio interiore di Barrow, da sempre costretto a una vita fatta di solitudine, vissuta nella paura degli altri e nel bisogno di accettazione, bramando una felicità che i tempi e i costumi non gli concedono.
Se il sesto episodio rappresenta il punto più basso toccato dalla stagione, diametralmente opposta è la posizione del settimo episodio che riesce piacevolmente a stupirci. Sembrava infatti ormai impossibile che Downton Abbey potesse essere ancora capace di suscitare qualche piccola emozione (insomma, se n’era per caso fregato qualcuno di Robert Crawley che stava lasciando le budella accanto al sorbetto a limone?) eppure qualcosa, stranamente sembra funzionare.
Per troppe puntate Mary e Henry sembravano essere lontani e poco affiatati per poter farci credere che sarebbero stati una buona coppia, eppure chi l’avrebbe mai detto che quel giro in auto, quel bacio e quella telefonata sarebbero riusciti a farci tifare per loro? Seppur tardi, il buon lavoro è arrivato e lo si vede soprattutto grazie a Michelle Dockery e a quel signor attore che è Matthew Goode. Un peccato non aver avuto l’accortezza e l’intelligenza di anticipare gli eventi di qualche episodio, avrebbe giovato a una migliore caratterizzazione del personaggio di Talbot.
Thomas, Mary: a volte basta davvero poco per farci felici. Quando i due personaggi migliori della serie riescono nuovamente a emergere e splendere, il resto importa davvero poco. Certo, la ciliegina sarebbe stata un’attenzione maggiore per Tom con una storyline politica -sarebbe stato chiedere troppo-  o almeno di impronta imprenditoriale/societaria. It’s too late now.
Il resto del cast invece sembra proprio preparasi a un happy ending e la cosa non ci infastidisce minimamente, anzi. In una serie come Downton Abbey il lieto fine è quasi obbligatorio; abbiamo avuto il privilegio di assistere alla storia nella Storia, siamo stati telespettatori coscienti di spettatori involontari; abbiamo visto mutare lo status quo; abbiamo constatato l’impercettibilità della rivoluzione. E ora, a un passo dalla fine, quasi ci dispiace abbandonare la tenuta di cui siamo stati i veri inquilini e ci spiace ancora di più lasciare una serie al massimo delle sue potenzialità, ma al minimo della sua potenza. Ed è per questo che speriamo con tutte le nostre forze in un saluto dignitoso e che possa rendere giustizia alla nostra Abbey.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Thomas: Il menefreghismo e la lingua tagliente celano in realtà un altruismo e un bisogno di radici e rapporti sinceri che solo a pochi è concesso vedere. È il personaggio indiscusso di entrambe le puntate e forse è l’unico che ci mancherà
  • Mary e Henry: nel settimo episodio riescono a portare una ventata di romanticismo
  • Mary sembrava ormai un personaggio perduto, ma ancora una volta Michelle Dockery ci trasmette tutta la bellezza di una Mary Crawley così dura eppure così fragile. Il ricordo di Matthew è stato più vivido che mai
  • Matthew Goode: la sua bravura è riuscita a farci piacere Henry Talbot più di qualsiasi altro spasimante di Mary. Peccato per la tempistica
  • L’amicizia tra Mary e Tom è uno dei rapporti più belli di Downton Abbey
  • Settimo episodio decisamente piacevole
  • Lady V non farci brutti scherzi
  • Welcome Tia
  • Sesto episodio terribile, si salva solo la parte dedicata a Thomas
  • Edith e la proposta: a differenza di Mary e Henry, Edith non riesce a farci emozionare. Speriamo nell’ultimo episodio
  • Tom: è un tasto dolente già dalle precedenti stagioni e recensioni. Da irlandese socialista a imprenditore perfettamente integrato nell’aristocrazia. Tom è un altro di quei personaggi a cui teniamo troppo per vederlo vagare senza una meta da un episodio all’altro. A questo punto non vediamo una necessità nel farlo tornare
  • La mala gestione di personaggi, narrazioni ed eventi si è sentita troppo in questa stagione

 

Un sesto episodio da bruciare, un settimo da ricordare.
Si incrociano in questa recensione il punto più basso e quello più alto toccati dalla stagione e ora non ci resta che sventolare i fazzoletti bianchi, nell’attesa dell’addio definitivo.

Episode Five 6×05 10.25 milioni – ND rating
Episode Six 6×06 10.03 milioni – ND rating
Episode Seven 6×07 7.88 milioni – ND rating

 

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