Sei anni fa Downton Abbey entrava prepotentemente nelle nostre case, imponendosi come la miglior novità televisiva della stagione: accattivante, delicata e oggettivamente bella, non era mai stato più semplice innamorarsi di una serie e delle sue storie.
La più grande capacità di Downton è stata quella di raccontare un cambiamento nella piena e apparente immobilità di chi sta per essere travolto dalla tempesta. E se il lento e quasi impercettibile cambiare dei tempi ci ha accompagnato per buona parte della serie, il terribile male del non riuscire ad andare avanti ci ha guidato verso la fine della storia dei Crawley. A un certo punto Downton Abbey si è fossilizzato: insieme a un cambio di personaggi -quasi fisiologico per una serie- ci siamo ritrovati di fronte a un riciclo di storyline e ad allungamenti di brodo che finiscono con lo sfiancare anche il telespettatore più fedele. Il culmine è sotto gli occhi di tutti: questa stagione è stata noiosa come non mai. Sconnessa, dispersiva, logorroica su alcuni punti e poco incisiva su altri, un disastro su quasi tutti i fronti, non riuscendo a mantenere nemmeno quella fluidità e continuità di percorso che l’aveva caratterizzata fin dagli inizi. E stiamo parlando di stagioni da 8 puntate l’una più lo speciale natalizio, non di logoranti annate da 22-24 episodi. È importante sottolinearlo.
I personaggi si sono man mano sbiaditi, diventando una macchietta di loro stessi con la conseguenza che anche la forza della coralità viene meno e non si può non notarlo in “Episode Six” che non è altro che un susseguirsi di scene e un’accozzaglia di eventi messi lì probabilmente un po’ a caso. In un altro anno, in un’altra stagione, aprire le porte della tenuta sarebbe stata una buona premessa per mettere in moto una serie di piccole narrazioni che ci avrebbero fatto godere un episodio; ma arrivati a un punto così cruciale, la serie è troppo debole per poter sostenere un’intera puntata incentrata sulla storia e sulla coralità della casa dei Crawley senza suscitare un qualche sbadiglio tra una scena e l’altra. E se apprezziamo sempre tanto i siparietti simpatici di Lady V, non possiamo comunque vivere solo di quelli perché Downton Abbey è -è stato- molto altro.
Se il sesto episodio rappresenta il punto più basso toccato dalla stagione, diametralmente opposta è la posizione del settimo episodio che riesce piacevolmente a stupirci. Sembrava infatti ormai impossibile che Downton Abbey potesse essere ancora capace di suscitare qualche piccola emozione (insomma, se n’era per caso fregato qualcuno di Robert Crawley che stava lasciando le budella accanto al sorbetto a limone?) eppure qualcosa, stranamente sembra funzionare.
Per troppe puntate Mary e Henry sembravano essere lontani e poco affiatati per poter farci credere che sarebbero stati una buona coppia, eppure chi l’avrebbe mai detto che quel giro in auto, quel bacio e quella telefonata sarebbero riusciti a farci tifare per loro? Seppur tardi, il buon lavoro è arrivato e lo si vede soprattutto grazie a Michelle Dockery e a quel signor attore che è Matthew Goode. Un peccato non aver avuto l’accortezza e l’intelligenza di anticipare gli eventi di qualche episodio, avrebbe giovato a una migliore caratterizzazione del personaggio di Talbot.
Thomas, Mary: a volte basta davvero poco per farci felici. Quando i due personaggi migliori della serie riescono nuovamente a emergere e splendere, il resto importa davvero poco. Certo, la ciliegina sarebbe stata un’attenzione maggiore per Tom con una storyline politica -sarebbe stato chiedere troppo- o almeno di impronta imprenditoriale/societaria. It’s too late now.
Il resto del cast invece sembra proprio preparasi a un happy ending e la cosa non ci infastidisce minimamente, anzi. In una serie come Downton Abbey il lieto fine è quasi obbligatorio; abbiamo avuto il privilegio di assistere alla storia nella Storia, siamo stati telespettatori coscienti di spettatori involontari; abbiamo visto mutare lo status quo; abbiamo constatato l’impercettibilità della rivoluzione. E ora, a un passo dalla fine, quasi ci dispiace abbandonare la tenuta di cui siamo stati i veri inquilini e ci spiace ancora di più lasciare una serie al massimo delle sue potenzialità, ma al minimo della sua potenza. Ed è per questo che speriamo con tutte le nostre forze in un saluto dignitoso e che possa rendere giustizia alla nostra Abbey.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Un sesto episodio da bruciare, un settimo da ricordare.
Si incrociano in questa recensione il punto più basso e quello più alto toccati dalla stagione e ora non ci resta che sventolare i fazzoletti bianchi, nell’attesa dell’addio definitivo.
Episode Five 6×05 | 10.25 milioni – ND rating |
Episode Six 6×06 | 10.03 milioni – ND rating |
Episode Seven 6×07 | 7.88 milioni – ND rating |
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Lunatica, brutta, cinefila e mancina. Tutte le serie tv sono uguali, ma alcune sono più uguali delle altre.