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Fargo 2×04 – Fear And TremblingTEMPO DI LETTURA 6 min

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“E’ guerra”. Con queste parole Floyd Gerhardt chiude il caso. Non ci sono più trattative né patteggiamenti. La donna, matriarca della famiglia malavitosa, tenta prima di instaurare un dialogo con il nemico, incarnato da Joe Bulo ma, quando capisce che è tutto inutile, non le resta che attaccare. Floyd non si fa intimorire dal mondo, sanguinoso, violento e categorico, popolato da uomini, in cui è voluta entrare, si dimostra imperturbabile, solo quando “esce dal ruolo” di matriarca, torna ad essere moglie e madre con tutte le sue debolezze. In fondo la donna è stata per tutta la vita a fianco del marito, sa gestire le situazioni e conosce le regole del mestiere – anche se il suo approccio sarebbe più lungimirante e cauto. Espone chiaramente alla mafia di Kansas City ciò che può offrire (parla di collaborazione e cessione), ascolta ciò che le viene offerto, ma poi è costretta a fare una scelta.
Attendevamo, aspettavamo “Fear And Trembling” (titolo che cita la famosa opera di Kierkegaard “Timore e tremore”), puntata che rompe gli equilibri e dimostra quanto i personaggi di Fargo debbano armarsi e tenersi pronti; ognuno è messo di fronte ad una scelta ed è costretto a farla, proprio in questo episodio. L’atmosfera fino ad ora è sempre stata quella di una stasi, dell’irreale quiete prima della tempesta, si è percepito quello stato di torpore particolare prima del risveglio brutale e violento. Questo è il punto in cui si immerge Noah Hawley, raccontando per filo e per segno ciò che provano, ciò che fanno e come si muovono i personaggi, dall’indiano Hanzee alla temibilissima Floyd Gerhardt, dall’eroe buono Lou Solverson alla coppia Blomquist.
Il tema principe su cui si costruisce “Fear And Trembling” è dunque la dichiarazione o lo stato di guerra. Essa è aperta, indifferenziata e totale: è inquietante e spaventosa perché si insinua nei nostri corpi, tra le mura domestiche, nelle nostre città, smuove impalcature e distrugge ponti. Peggy e Ed Blomquist sentono il fiato sul collo, il nemico (indifferenziato appunto: Hanzee e Lou arrivano ai due, l’uno nascostamente – indaga nel “buio” della casa vuota -, l’altro interrogandoli) è lì pronto a scattare, pronto a braccarli o a dare loro una possibilità. Nonostante i  litigi, gli scontri, il marito e la moglie si uniscono, decidono di mentire per non venir scoperti. Lou ha dato e ridato una via di salvezza a Peggy e a Ed, li ha trattati come amici, capendo la paura di chi non ha mai compiuto nessun misfatto e si è trovato coinvolto – splendido il dialogo in cui paragona lo sguardo degli indiziati a quello dei reduci, di chi ha visto la guerra ed è rapito dalla paura. Hanzee, il sicario dei Gerhardt – che ha qualche punto in comune con l’Anton Chigurh di “Non è un paese per vecchi” -, come una vipera, striscia nelle camere della “tana” dei Blomquist, cerca qualcosa che lo riconduca alla sparizione di Rye. Lou e Hanzee, appartenenti a schieramenti opposti, arrivano nello stesso momento a scoprire che proprio in quella casa si nasconde chi qualcosa sa. Lo spettatore è oramai abituato con Fargo a partecipare all’ansia di colui che ha un segreto e dall’altra parte a penetrare, assieme all’agente, nell’impassibilità di chi mente per smuovere così il sangue freddo dell’indiziato. Ancora una volta chi ne fa le spese è lo sprovveduto che si barcamena per gestire la situazione, ma non è all’altezza, anzi fa sì che la situazione si complichi ancor di più.
Lou, filo conduttore fattosi carne tra la prima e la seconda stagione, ha anche il suo conflitto personale, il tumore della moglie, Betsy, che sceglie di combattere una guerra ancora più complessa: prendere o no il farmaco sperimentale. Lou è un eroe positivo, che si fa in quattro per la famiglia, mentre il povero Ed è un ometto terrorizzato, che aspira ad un cambio di vita, ma non è pronto. Lou si spende con lucidità e rigore, nonostante l’inferno che ha dentro mentre Ed si fa prendere dal panico, aiuta la moglie ma goffamente (si ricordi la sequenza del dito mozzato). Entrambi fingono di credere di essere protagonisti di ciò che sta loro accadendo, fingono di creder che tutto sia risolto, o almeno stia per risolversi, Lou si convince che la moglie stia prendendo il farmaco sperimentale, Ed che sia bastato lavare il sangue per lavare l’onta.
Parlare con i medici, aggrapparsi anche ad un briciolo di speranza per non soccombere, supportarsi, starsi vicino sempre, anche se è difficile e doloroso; questa è la guerra dichiarata a Betsy e a Lou, questo è la loro odissea. La donna è consapevole che la sofferenza e la paura sono parte integrante della vita – drammatico nella sua realtà il momento in cui la donna, sola, si trova di fronte ad una scelta difficile e lacerante -, da cui non si può fuggire. Ed è proprio lei, dotata di spirito investigativo – aiuta il marito e il padre, come farà Molly – e di forza combattiva, a combattere la battaglia più tragica e faticosa che è lì, dentro il suo corpo e che lei non può vincere con la sola forza di volontà, con il solo coraggio. La moglie di Lou è completamente diversa da Peggy, involuta in se stessa, incastrata nelle sue fragilità, ingenua perché crede di avere il mondo in pugno, di poter cambiare la sua situazione. La sua titolare le parla di femminismo, le dice che non deve soggiacere ad un uomo, tentando di farle capire cosa stia succedendo nel mondo. Peggy non è una Pasionaria, non parla al marito, gli mente, non si esprime, usa sotterfugi, è una bambina speranzosa di ricevere una fortuna invece che una donna capace di vivere di questa fortuna.
In questa seconda stagione vengono fuori luci e ombre, bene e male, ironia e pianto, e si capisce quanto tutto questo conviva dolorosamente insieme e quanto la scelta di Noah Hawley sia quella di raccontare personaggi che vivono in prima persona queste contraddizioni. Floyd Gerhardt è il capo del clan ma non rappresenta il classico villain; come possiamo non pensarla abbracciata, tra le lacrime, al marito, bloccato in un letto, come non pensarla spalla sulla quale il figlio Dodd si appoggia come un bambino che ha compiuto una marachella. Quest’ultimo è vittima di un mondo fatto di violenza e sangue a tutti i costi – l’incipit di puntata lo vede piccolo e già assassino -, imbrigliato in regole tanto ferree quanto paradossalmente elastiche – la nipote Gerhardt frequenta uno dello schieramento nemico. Fargo ancora una volta si presenta come uno show elegante e raffinato che sceglie come cifra stilistica ritmo lento, quasi da rituale religioso (anche grazie alla colonna sonora), come se la violenza e la tragedia avessero tempi lunghi per loro stessa natura, dialoghi complessi e dosati, tra le cui parole sembra scatenarsi un demone, recitazione dosata anch’essa.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Il racconto della malattia di Betsy
  • La figura enorme di Floyd, gelida nel lavoro, madre e moglie presente in famiglia
  • Il racconto di una dichiarazione di guerra
  • Peggy e Ed incastrati in una situazione più grande di loro
  • Hanzee e Lou, entrambi investigatori, ma con un modus operandi estremamente divero 
  • Non c’è niente che rovini la puntata

 

“Fear And Trembling” è un’ottima puntata, rigorosa, costruita in maniera perfetta e immersa nella temperie culturale e sociopolitica di quegli anni (la guerra in Vietnam e la seconda ondata della rivoluzione femminista). L’episodio è talmente potente da farci vivere in simbiosi con i personaggi: con loro speriamo, abbiamo paura, attendendo che la guerra abbia veramente inizio.

 

The Myth Of Sisyphus 2×03 1.20 milioni – 0.4 rating
Fear And Trembling 2×04 1.28 milioni – 0.4 rating

 

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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.

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