Il punto forte di The Good Wife, lo abbiamo detto tante volte, non è tanto una trama orizzontale – magari non sempre azzeccata – ma è la storyline verticale che si snoda in ogni episodio, è il caso legale del giorno con temi, modalità e azioni sempre vincenti.
La combinazione tra caso del giorno, politica e affari di cuore ha reso la serie una delle migliori attualmente disponibili sul mercato seriale, potenziata da personaggi e attori sopraffini perfettamente caratterizzati. Ora, è chiaro che ogni episodio non può essere un successo su tutti i fronti e qualcosina deve pur non funzionare. Se da un lato può essere normale che a deluderci sia la parte sentimentale di Alicia (che è ferma, in tutti i sensi che si vogliano cogliere, alla quarta stagione) che non incide poi tanto sulla godibilità di un episodio, dall’altro, se a venire meno è la parte dedicata all’attesissimo caso legale, un po’ ci duole, ammettiamolo.
E’ l’esempio di “Payback”, che da un lato fa flirtare spudoratamente Jason con noi telespettatori per farlo entrare prima nelle nostre grazie e, solo dopo, in quelle di Alicia; dall’altra parte abbiamo, forse per la prima volta nella storia della serie, un caso noiosissimo. Il tema sarebbe potuto essere interessante, ma è stato sviluppato troppo male.
Se inizialmente la truffa poteva essere tranquillamente una buona partenza per finire in tribunale, la sua successiva esasperazione in una causa multimilionaria ha rovinato tutto (e la risposta è si, prendetevela con Grace). Ma il punto più fastidioso è che la premessa e la conclusione sono del tutto scollegate tra loro: la causa intentata da Alicia e Lucca è pretestuosa e sconnessa dal vero motivo per cui la ragazza si è rivolta ai due avvocati. Attenzione, non è l’avidità di cogliere un’occasione per fare più soldi o lo stratagemma in sé a non convincere (voglio dire mi pare che ce ne siamo sempre fregati della morale, vero?) ma è il modo con cui le due cose si susseguono che non funziona affatto e infastidisce anche un po’. A questo aggiungeteci uno sviluppo noioso del caso che non riesce a risultare più interessante, nemmeno con le incursioni di Jason e con le sue affascinanti e virili abilità investigative.
Da una mediazione a un’altra: Cary Vs. Howard è la sottotrama che investe un terzo di episodio e ne rappresenta la parte leggera e divertente. Si era già sottolineato come le cose non andassero molto per bene per Cary, Diane e soci, che sembravano ormai un avanzo della vecchia Lockhart&Gardner (stessi uffici, stessi soci, stesse scaramucce, come si può pretendere che il telespettatore si possa ricordare il vero nome dello studio?) ed è un peccato perché, Howard e David Lee a parte, Diane e Cary sono stati due grandi protagonisti della serie. Ma ormai, una volta slegati da Alicia, sembrano non aver più niente da dire e noi sappiamo che così non è, per cui ci auguriamo un trattamento migliore. Buttata sull’ironia, la parte dedicata alla Lockhart&Agos (?) è molto piacevole e scorre decisamente meglio della corrispettiva mediazione di Alicia. Tuttavia speriamo che non sia questo il ruolo relegato allo studio di Cary e Diane per il resto della stagione: si potrà fare di meglio.
Infine Eli. La parte politica quest’anno si sta mostrando la più interessante (quasi quanto Alicia al tribunale delle cauzioni) e c’è da dire che non era facile. Non era facile vivacizzare l’ennesima campagna di Peter quando l’iter rischiava di essere sempre lo stesso: interviste finte, soldi illeciti, Eli che fa pressing su Alicia, Jackie, Veronica ecc. Insomma ormai conosciamo bene le formule e anche quest’anno l’oggetto della campagna non cambia, è sempre la stessa solfa tra interviste e sondaggi. Il tutto, stavolta, viene reso più appetibile dall’introduzione di Ruth e, soprattutto, dalla nuova posizione di Eli. La scelta vincente è stata cambiare il punto di vista della campagna, spostandolo su chi ci era dentro fino al collo. Le tecniche di Eli potrebbero alcune volte essere esagerate, infantili e forse le scaramucce tra lui e Ruth potrebbero aver già stancato, ma attendiamo gli sviluppi successivi e confidiamo nella narrazione dei King. Lo facciamo perché lo dobbiamo a un personaggio come quello interpretato da Alan Cumming e a tutto l’amore che nutriamo per la sua politica.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Taxed 7×04 | 8.82 milioni – 1.1 rating |
Payback 7×05 | 7.55 milioni – 0.9 rating |
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Lunatica, brutta, cinefila e mancina. Tutte le serie tv sono uguali, ma alcune sono più uguali delle altre.