Con la quarta puntata, Generation (o Genera+ion, a seconda delle preferenze) arriva così, molto velocemente, al giro di boa di una prima parte di stagione che non si può che definire sorprendente.
La freschezza della narrazione, una regia disomogenea, il modo diretto ma delicato per raccontare temi inerenti la sfera sessuale molto discussi (come la bisessualità) ed una produzione che sa benissimo cosa sta facendo: lo show dello strano duo padre-figlia Zelda e Daniel Barnz funziona davvero molto bene.
“I have a feeling that Nathan likes a little drama. They all do.
They all like to say, “I’m this today,” or, “Today I’m that,” you know? And to have all their friends comment and… put likes on their posts and whatnot. But half the time, they don’t even know what the words mean.
My point is that I know my son. And I know what will make him happy.
Right? And that is all that I want for him. It’s his happiness.“
LA COMMISTIONE
Il pregio principale di Generation è sicuramente quello di riuscire a far coesistere diversi generi e trame in un lasso piuttosto risicato di tempo. Una trentina di minuti, in fin dei conti, non è poi molto per portare avanti la trama orizzontale facendo intersecare la vita dei vari character, eppure il tutto sembra muoversi in maniera totalmente naturale.
Anche in “Pussy Power” la regia gioca un ruolo fondamentale per il modo molto soggettivo in cui racconta la storia. I diversi punti di vista di uno stesso evento si incastrano sempre all’unisono (eccetto Chester questa volta), permettendo a tutti i character di avere un minutaggio piuttosto dignitoso per risaltare. Ed in questo caso la scena a bordo piscina, con i genitori di Nathan fuori e quest’ultimo dentro a farsi un intruglio molto discutibile, è il perfetto esempio di quanto si è appena affermato.
LA VISIONE ADULTA
Chiaramente, per enfatizzare ancora di più le difficoltà interne di una famiglia che si aspetta di avere un figlio eterosessuale, la scelta è ricaduta in una caratterizzazione (in parte stereotipata) di due genitori piuttosto bigotti. In particolare in questa “Pussy Power” il focus ricade per la prima volta su un adulto (Megan) e sulla difficoltà insita nell’accettare una realtà che non può coesistere con le aspettative ed i desideri di una madre di avere un figlio “normale”.
È importantissimo sottolineare quest’attenzione al personaggio della madre di Nathan perchè è tramite la naturale contrapposizione che Generation emerge in tutta la sua potenza, sia mostrando Nathan che ascolta di nascosto la conversazione, sia grazie a tutti quegli stereotipi di facciata dietro cui Megan si nasconde. C’è anche una forte differenziazione tra Mark (il padre di Nathan) e Megan stessa che è ben più negazionista del marito e, naturalmente come conseguenza, riceve tutte le attenzioni del caso. Se da un lato c’è Nathan che sta (ri)scoprendosi a scuola e con la sorella, dall’altro c’è la difficoltà di una madre nell’accettare la natura del figlio, il tutto nascondendosi dietro classiche frasi egoiste (“I know what will make him happy“) che enfatizzano proprio i veri pensieri di Megan. Pensieri che sfociano come un fiume durante la riunione tra genitori a scuola.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Mentre si scrivono queste righe si viene, totalmente casualmente a sapere che la prima stagione è in realtà stata divisa in due parti da 8 episodi ciascuna. E la notizia non può che arrivare con enorme piacere visto che la serie sta continuando a confermarsi come un ottimo momento d’intrattenimento estremamente piacevole da vedere anche come successivo spunto di riflessione.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.