“Your greatest passion, becomes your greatest weakness.
Love conquers all.”
Cominciamo esattamente dal cliffhanger finale della scorsa puntata: Oswald Cobblepot, vivo e vegeto, irrompe al quartier generale della polizia e scagiona Jim Gordon dalle accuse di omicidio.
Questa rivelazione a viso aperto, innesca una serie di meccanismi che trasforma Gotham completamente, lasciandoci a bocca aperta, facendoci maledire il giorno in cui abbiamo dubitato della costruzione narrativa di tutta la storia. Si perchè, gli sceneggiatori, ci hanno volutamente distratto con il “villain of the week”, portando avanti, sotto i nostri occhi ma in modo sottile, tutta la trama orizzontale, che qui esplode prepotente.
La corruzione di cui sentiamo parlare fin dal primo episodio, e che abbiamo visto manipolare ogni cittadino di Gotham, è il frutto di alleanze più o meno fragili, che inevitabilmente si sgretolano quando nel pollaio ci sono più galli. Questo, il caro Penguin, lo sa bene e mette in atto la sua strategia, figlia di un uomo folle, caparbio, determinato a diventare protagonista della guerra che lui ha sentito nell’aria e che sta attivamente contribuendo a realizzare. Oswald è un personaggio che nel corso delle puntate è cresciuto: la sua escalation al potere, al fianco di Maroni come spia di Falcone, non è una fortuita coincidenza ma il risultato delle mosse di un grande burattinaio che smuove ogni filo. Ripercorrendo i passi di Penguin, riprendiamo in mano le redini della trama orizzontale e nelle sue azioni vediamo come stiano capitolando, uno ad uno: Fish Mooney, ormai privata di tutto e in possesso solo della sua ragazza-spia; Maroni, senza più il suo fido Frankie, in una scena meravigliosa e inquietante in cui Oswald non è più un ragazzino viscido con in mano un coltello ma uomo capace, filosofo, sicuramente psicopatico e machiavellico. che si fa strada e sopravvive nel suo ambiente con grande intelligenza.
Persino Don Falcone, così convinto di avere tutto sotto controllo, è nelle mani di Penguin e ancora non se ne accorge. Insomma, la storia cucita addosso a questo villain è forse la migliore tra tutte quelle viste fino ad ora: primo, perchè è legata allo sviluppo della trama orizzontale; secondo, per il modo in cui le carte del gioco di Penguin vengono rivelate, lasciano tutti di stucco e terzo ma non per ordine di importanza, Robin Lord Taylor è così appassionato, attento e preciso nella sua recitazione, che ci domandiamo se ha una seconda vita come reale villain di Gotham.
L’altro grande protagonista della puntata è senza dubbio Jim Gordon. L’uomo, che già avevamo capito essere integerrimo, qui è eroico.
Tralasciando il rapporto con Barbara, neo della puntata e non solo di questa, Jim continua ad andare avanti sulla strada della giustizia, asfaltando tutto e tutti come un tir.
Non lo ferma il fatto di essere un uomo morto che cammina, ne Victor Zsasz, nessuno. La ricerca della verità è forte, un richiamo troppo chiaro da ignorare e Gordon lo sa. Anche Bullock, forse lo capisce o forse non ancora fino in fondo, fatto sta che la coppia non è mai stata così unita come davanti alla minaccia a casa di Falcone. Jim è disposto a morire per la giustizia, per cambiare radicalmente le cose e nello scambio con Bruce, nel suo rapporto che tanto influenzerà quel ragazzino, viene fuori la grande umanità radicata nel personaggio. Plauso a Ben McKenzie, che non si tira indietro ma che con grande maestria regge benissimo la profondità e la certezza che spingono Gordon nella battaglia.
Gotham si concentra ottimamente sull’identità dei personaggi che popolano questo universo, proponendo allo spettatore tutta la storia e la sua drammaticità, con i vari conflitti che finalmente scoppiano, senza lasciare nulla al caso.
- Il nome dell’episodio è un riferimento all’arma caratteristica con cui il Pinguino si difende quando è costretto al combattimento corpo a corpo. Non particolarmente ferrato in materia di “hand to hand combat”, a causa delle sue fattezze fisiche (che nel fumetto sono un’incredibile bassa statura e una spiccata obesità), Oswald Cobblepot ricorre in casi estremi al suo ombrello: oggetto dalla doppia identità di bastone da passeggio e arma multifunzione, disponibile in vari modelli e contenente aggeggi di offesa e difesa molteplici. Tra le armi e gli oggetti più famosi e utilizzati contenuti nell’ombrello ricordiamo: una lama retrattile, un mitragliatore, uno scudo antiproiettile, un’elica e un paracadute.
- Nel caso proviate del rispetto per il personaggio di Crispus Allen, rispetto andato perduto per essersi fatto malmenare da un vecchietto, state tranquilli, perchè non è colpa di Allen se Alfred Pennyworth ha militato in gioventù nei Royal Marines, nella Guardia Reale Inglese e nell’MI-5. Stupiti? Non dovreste. Cioè, sul serio credevate che una famiglia facoltosa come i Wayne affidassero il loro figliolo alle cure di un maggiordomo qualunque, vero?
- E visto che abbiamo citato Allen, la scena che abbiamo visto, quella in cui Gordon rassicura Bruce di potersi fidare di Crispus le la collega Renee Montoya, è un riferimento che simboleggia eventi futuri accaduti nei comics. I due, di fatti, saranno i nuovi, diretti contatti del piccolo Wayne, quando quest’ultimo sarà già un Batman esperto e quando James Gordon andrà in pensione.
- Non possiamo sapere con certezza se sia un omaggio dichiarato o meno, ma nella scena in cui il Pinguino uccide Frankie Carbone, a livello di caratterizzazione, il personaggio (in quel frangete) ricorda molto la versione che Danny DeVito portò al cinema, quando ne interpretò il ruolo in Batman: Il Ritorno del 1992.
Esordito nella rouge gallery del Cavaliere Oscuro su Batman: Shadow Of The Bat #1 del 1992, Victor Zsasz (spesso chiamato anche Mr. Zsasz) cadde di una profonda depressione dopo la morte dei genitori. Spendendo praticamente ogni centesimo del loro facoltoso patrimonio nel gioco d’azzardo, Zsasz vide nel Pinguino un’occasione per recuperare tutto il denaro sfidandolo ad una partita a poker; purtroppo Victor non riuscì a vincere e venne battuto da Cobblepot (che, probabilmente, barò per portarsi a casa la vittoria), precludendogli ogni possibilità di essere felice. Distrutto per aver perso ogni cosa, tenta il suicidio per mettere fine alle sue sofferenze… ma proprio in quel momento, un senza tetto disperato tenta di rapinarlo nel vano tentativo di racimolare qualche soldo da utilizzare per sfamarsi; è proprio nella rocambolesca rapina del clochard che Zsasz arriva alla conclusione che lo cambierà per sempre: la vita è priva di significato e le persone sono preda solo delle disgrazie, sofferenze che finiscono solo nel momento della morte. Così, Victor decide di liberare le persone dal peso della vita facendo “il favore” di ucciderle. Da quel momento, uccidere le persone diventa lo scopo della sua vita, e ogni volta che riuscirà in un omicidio, si taglierà una parte del corpo tendendo così il conto di quanti ha “aiutato”. Nelle storie cartacee è sempre descritto come un pericoloso serial killer forte ed intelligente, ma allo stesso tempo, imprevedibile poiché non si affida mai ad uno schema preciso d’azione. Al momento, l’unica differenza tra le due versioni del personaggio (quella di Gotham e quella cartacea) è che lo Zsasz dei fumetti non ha mai lavorato per nessuna organizzazione criminale, agendo sempre e comunque da solo.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Spirit Of The Goat 1×06 | 5.89 milioni – 2.2 rating |
Penguin’s Umbrella 1×07 | 6.55 milioni – 2.4 rating |
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.