Un uomo con un osteosarcoma molto aggressivo alla gamba e un team che tenta l’impossibile per salvarlo sono gli elementi al centro di questa tredicesima puntata di Grey’s Anatomy.
“All Eyez On Me” si divide in due: da una parte lo staff medico che, a Seattle, si occupa di un gruppo di cheerleader insopportabili, dall’altra il dream team – composto da Callie, Bailey, Jackson e Meredith, con l’aiuto di Jo – in partenza per l’ospedale militare Bauer Medical per compiere un miracolo. Se da una parte ci si occupa di un gruppo di ragazzine alle prese con gelosie e regole sciocche (fondamentale qui è Stephanie che rispolvera il suo piglio di ex capo cheerleader), dall’altra ci si interessa ad un caso complicatissimo che potrebbe cambiare la storia della chirurgia. Se da una parte ci sono le relazioni sentimentali tra medici (Maggie-DeLuca, Amelia-Owen Hunt), dall’altra ci sono Meredith e Jackson, liberi e forse pronti per rimettersi in gioco. Se da una parte c’è la presa di posizione di Ben Warren che, per salvare un paziente, fa di testa sua non chiedendo aiuto a nessun superiore, dall’altra c’è Callie che, in un momento di panico, vede solo la complessità dell’intervento e non la possibilità di dare un futuro a un paziente.
I due “universi” sono molto più simili di quanto si possa immaginare, alla base c’è la noia. “All Eyez On Me” infatti ripropone schemi ormai triti e ritriti che denotano una mancanza di originalità di scrittura e le poche novità presenti – lo scambio di numeri tra Meredith e il dottore dell’altro ospedale – vengono trattate con superficialità. Il risultato? Poco interesse nello spettatore.
I personaggi in “All Eyez On Me” sono intrappolati nei loro stessi cliché, riproponendosi ancora e ancora – pensiamo all’ennesima discussione su quanto sia difficile il rapporto amoroso tra un superiore e un sottoposto, su quanto giovi avere una relazione con il capo.
È vero, quando uno spettatore guarda uno show per tanto tempo, come in questo caso, si crea un legame forte tra lui e la serie stessa, fatto di empatia e fiducia, ma nel caso di Grey’s Anatomy è veramente troppo l’uso ripetuto di situazioni, dialoghi e problemi che ormai conosciamo bene. Il pubblico infatti si aspetta anche una qualche evoluzione, una qualche audacia nella scrittura; non è lo status civile a rendere diverso un personaggio, ma la sua caratterizzazione e ciò che dice, ciò che fa. La reiterazione non aiuta una serie, va bene riconoscersi e riconoscere ciò che si vede, ma questo non vuol dire calma piatta.
I casi più complicati, le sofferenze più atroci toccano sempre alle creature create da Shonda Rhimes, sbattute di qua e di là come delle marionette sfortunate. Tra incidenti aerei, morti improvvise, malattie, pazzi con pistole, Grey’s Anatomy è arrivato alla dodicesima stagione, sperando che l’idillio con il suo pubblico non si rompa, grazie agli amori – Maggie e DeLuca iniziano una storia alla luce del sole, ma non sembra che l’uomo sia particolarmente felice, Bailey e Warren litigano, come capo e specializzando, ma poi tornano moglie e marito. Di fronte allo spettatore resta una macchina oleata fino all’esasperazione, ma rabberciata con pezzi di altre macchine.
Ciò che risulta più riuscita, in questa desolazione, è la narrazione del complesso intervento, raccontato alla maniera di Grey’s Anatomy. L’ennesima articolata operazione mette a dura prova i nostri medici – che devono essere come scoiattoli – prima fra tutte Callie, fino ad ora tenuta in disparte. La donna in questa puntata ha un ruolo più importante, dubbiosa, impaurita dal momento che si rende conto che l’intervento è definitivo e non si può tornare indietro, non teme di non essere all’altezza, ma pensa di dover trovare una diversa strategia d’intervento. Grazie al supporto di Meredith e degli altri colleghi, riesce a uscire da quel tunnel di angosce e ripensamenti, mettendo a repentaglio, nell’attesa, la vita del paziente e la reputazione dell’ospedale. “All Eyez On Me” inizia con un corpo su cui il gruppo sperimenta l’intervento, poi lo spettatore vede il corpo del vero malato su cui la Teoria si è fatta Pratica.
Ci può essere una similitudine tra la serie e quel pover’uomo sul lettino che sarà costretto a vivere con una gamba sola al centro del corpo, infatti in entrambi i casi l’oggetto viene tagliato, sezionato, irrorato e ricostruito.
Ci può essere una similitudine tra il paziente che viene tagliato da Warren con strumenti di fortuna per rianimarlo e lo show di Rhimes che viene tagliato e ricucito, sperando di allungare il brodo, sopravvivendo così ancora un po’.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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My Next Life 12×12 | 7.67 milioni – 2.2 rating |
All Eyez On Me 12×13 | 7.53 milioni – 2.1 rating |
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.