“You can’t keep doing this! You can’t keep doing shitty things, and then feel bad about yourself like that makes it okay! You need to be better!”
Lo stesso discorso che scambia Todd con Bojack è trasportabile al rapporto di odio/amore che i fan intrattengono ormai da anni con la serie tv di Shonda. È ineccepibile che dopo tredici stagioni si debba ricorrere ad una puntata filler, completamente svincolata dai precedenti episodi, per ottenere un risultato quanto meno soddisfacente che rasenta a mala pena la sufficienza.
Sono passati circa due mesi dal ritorno di Grey’s Anatomy, dopo un winter finale dagli animi abbastanza smorzati, con un altro episodio filler di indubbia qualità. Viene quindi da chiedersi: arrivati a questo punto, se gli unici elementi veramente positivi e degni di essere visti arrivano da episodi che si discostano dalla trama e dalla storia di base, non è forse perché è proprio la storia che è talmente ridotta a brandelli da non riuscire più a reggersi in piedi?
April e Jackson stanno affrontando l’ennesimo periodo burrascoso della loro relazione.
Owen ha una sorta di potere di Re Mida: qualsiasi donna tocca e con cui sta inevitabilmente scappa perché pressata dal desiderio di avere una famiglia del caro ex-capo.
Jo ed Alex si sono appena aggiunti alla lunga lista di coppie occupate nei soliti tira-e-molla, potendo anche contare su un possibile (e quasi certo) flirt della giovane con lo scazzottato DeLuca.
Ma tutto questo, fortunatamente, nell’episodio non compare. Ed è ciò che salva la puntata, per quanto si possa ritenere una sufficienza striminzita un voto di cui andare fieri.
Deve esserci ancora qualcosa nel mondo del Grey-Sloan Memorial Hospital che gli sceneggiatori possono portare in dono ai propri spettatori.
“You need to be better!”
La regia della puntata è affidata alle mani ed alla mente di Kevin McKidd ed è d’uopo qui aprire un’ulteriore parentesi: basta. Lasciate perdere la regia e cercate di occuparvi sia della recitazione, sia della serie tv che così come il sogno di Inception sta letteralmente cadendo a pezzi.
Ellen Pompeo, Kevin McKidd, Chandra Wilson, Debbie Allen, soprassedete per un momento soltanto alla vostra voglia di star dietro la macchina da presa e preoccupatevi invece dello scritto e dello sceneggiato che vi viene presentato per la puntata. Quello sarebbe già un passo avanti.
E non è questa da vedere in alcun modo come una critica rivolta alla qualità della regia: il piano sequenza che contrappone i sentimenti di April e Jackson al telefono con la figlia vs April e Jackson soli, vale da solo la visione dell’episodio.
La puntata ha ben poco da dare al proprio spettatore, considerata la leggerezza con cui sembrano venir presentate la maggior parte delle scene. C’è anche da aggiungere che il padre di Avery, se doveva essere una specie di asso nella manica, è stato decisamente mal visto, considerato anche quanto poco è servito perché venisse liquidato dalla scena.
La puntata sembra regalare una sorta di happy ending tra Jackson e le due donne della sua vita (sua madre ed April), ma è abbastanza scontato che questa quiete non è stata fatta per durare. Anzi, per la precisione: è stata fatta per durare fino a quando non occorrerà nuovamente agitare le acque tra i due, giusto per ricordare agli spettatori che “ehi, ci sono anche loro due!“.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Civil War 13×15 | 7.36 milioni – 1.9 rating |
Who Is He (And What Is He to You)? 13×16 | 7.90 milioni – 2.0 rating |
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.