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Mentre l’Italia fa i conti con le famigerate elezioni politiche, Grey’s Anatomy torna sugli schermi americani con un episodio che funge (malamente) anche da “Backdoor Pilot” di Station 19, secondo spin-off della serie, incentrato sulle vite dei vigili del fuoco di Seattle.
Occorre fare una premessa prima di procedere con la recensione dell’episodio, o meglio, bisogna dolorosamente prendere atto di una cosa fondamentale per poter continuare a seguire Grey’s Anatomy, limitando al minimo travasi di bile e fegato amaro: per quanto sia naturale, e alle volte anche inevitabile, non si dovrebbe paragonare il Grey’s Anatomy di oggi a quello dei tempi d’oro. Non si può per un motivo molto semplice: si tratta di due show diversi. Se dieci anni fa gli autori avevano abituato gli spettatori all’eccellenza, adesso li hanno abituati all’insofferenza. Per tale motivo, quando ci si ritrova ad assistere ad episodi che non fanno del tutto schifo, si tende a considerarli quasi come dei successi. Questo non è esattamente il caso dell’episodio di questa settimana, ma è sempre bene specificare che il metro di giudizio usato non è più lo stesso di qualche anno fa.
“You Really Got A Hold On Me” ha due funzioni, quella di tredicesimo episodio di Grey’s Anatomy e quella di backdoor pilot di Station 19, e tali funzioni vanno giudicate separatamente. Come già accennato a inizio recensione, la funzione di Backdoor Pilot viene svolta malissimo. Lo scopo principale di questo genere di episodi è quello di incuriosire e spingere il pubblico della “serie madre” a vedere la “serie figlia”. La prima cosa che salta ovviamente agli occhi è che Station 19 viene presentato in modo completamente diverso, addirittura opposto, a come fu presentato Private Practice. Il primo spin-off dello show è stato lanciato immergendo Addison nel nuovo mondo di Los Angeles. In questo caso invece, Shonda & Co. hanno deciso di giocare in casa e di introdurre un solo personaggio, inserendolo nel contesto di Grey’s Anatomy. È già di per sé una premessa deboluccia, ma chi conosce i lavori di Dick Wolf (Chicago Fire, P.D., eccetera) sa bene che si può stimolare la curiosità degli spettatori anche con un solo personaggio. Se si decide però di intraprendere questa strada, il personaggio “esca” deve essere presentato nel modo giusto.
Andy Herrera (interpretata da Jaina Lee Ortiz, già vista in Rosewood) appare come un personaggio senza arte né parte, una comparsa qualsiasi, non uno dei personaggi principali di un nuovo show. Per non parlare del fatto che il personaggio che fa da ponte tra i due show è Ben Warren, in questo caso utile solo a far da tappezzeria; un nuovo show potrebbe comportare una nuova vita per l’ex anestetista/chirurgo, ma le premesse non sono proprio rosee. E se questo è il preambolo, il dubbio sulla qualità dello spin-off è più che lecito, ma chi vivrà, vedrà.
Se invece si giudica l’episodio solo come il tredicesimo capitolo di questa stagione di GA, allora si può dire che non è propriamente da buttare, ma ci va molto vicino. Per carità, si è visto di molto peggio (come, per prendere un esempio recente, il Winter Finale), ma non è esattamente un episodio che rimane impresso nella mente e nel cuore degli spettatori. Fortunatamente, lanoiosa storyline del concorso medico rimane marginale e si dà più spazio all’unico caso medico che forse vale la pena approfondire, se non altro perché potrebbe permettere, in futuro, di puntare la lente di ingrandimento sull’unico personaggio che ancora merita attenzione: Alex Karev. Nonostante Amelia e il suo vanesio Mentore hanno più screentime di Karev e si fa davvero fatica a capire perché. Tuttavia, quel poco che si vede di Alex è decisamente apprezzabile. Chissà, magari finalmente Shonda si deciderà a dare al Dr. Karev lo spazio che merita…
Una cosa ancora poco chiara è, invece, se la crisi esistenziale di April sarà un filone narrativo che caratterizzerà il resto della stagione. La spirale di autodistruzione in cui sta cadendo la Kepner è abbastanza banale e scontata, un passaggio in cui finiscono tutti prima o poi e la cosa non stupisce più di tanto. Sembra invece un debole e goffo tentativo per rendere più interessante un personaggio che risulta per lo più fastidioso, senza una storyline vera e propria. In ogni caso, si sospende momentaneamente il giudizio sulla situazione in attesa della sua evoluzione. Sempre che ci sia, un’evoluzione, cosa non affatto scontata dato che non sarebbe una sorpresa se la lasciassero in sospeso per più di un paio di episodi, rendendo la storyline stagnante, oltre che banale.
Occorre fare una premessa prima di procedere con la recensione dell’episodio, o meglio, bisogna dolorosamente prendere atto di una cosa fondamentale per poter continuare a seguire Grey’s Anatomy, limitando al minimo travasi di bile e fegato amaro: per quanto sia naturale, e alle volte anche inevitabile, non si dovrebbe paragonare il Grey’s Anatomy di oggi a quello dei tempi d’oro. Non si può per un motivo molto semplice: si tratta di due show diversi. Se dieci anni fa gli autori avevano abituato gli spettatori all’eccellenza, adesso li hanno abituati all’insofferenza. Per tale motivo, quando ci si ritrova ad assistere ad episodi che non fanno del tutto schifo, si tende a considerarli quasi come dei successi. Questo non è esattamente il caso dell’episodio di questa settimana, ma è sempre bene specificare che il metro di giudizio usato non è più lo stesso di qualche anno fa.
“You Really Got A Hold On Me” ha due funzioni, quella di tredicesimo episodio di Grey’s Anatomy e quella di backdoor pilot di Station 19, e tali funzioni vanno giudicate separatamente. Come già accennato a inizio recensione, la funzione di Backdoor Pilot viene svolta malissimo. Lo scopo principale di questo genere di episodi è quello di incuriosire e spingere il pubblico della “serie madre” a vedere la “serie figlia”. La prima cosa che salta ovviamente agli occhi è che Station 19 viene presentato in modo completamente diverso, addirittura opposto, a come fu presentato Private Practice. Il primo spin-off dello show è stato lanciato immergendo Addison nel nuovo mondo di Los Angeles. In questo caso invece, Shonda & Co. hanno deciso di giocare in casa e di introdurre un solo personaggio, inserendolo nel contesto di Grey’s Anatomy. È già di per sé una premessa deboluccia, ma chi conosce i lavori di Dick Wolf (Chicago Fire, P.D., eccetera) sa bene che si può stimolare la curiosità degli spettatori anche con un solo personaggio. Se si decide però di intraprendere questa strada, il personaggio “esca” deve essere presentato nel modo giusto.
Andy Herrera (interpretata da Jaina Lee Ortiz, già vista in Rosewood) appare come un personaggio senza arte né parte, una comparsa qualsiasi, non uno dei personaggi principali di un nuovo show. Per non parlare del fatto che il personaggio che fa da ponte tra i due show è Ben Warren, in questo caso utile solo a far da tappezzeria; un nuovo show potrebbe comportare una nuova vita per l’ex anestetista/chirurgo, ma le premesse non sono proprio rosee. E se questo è il preambolo, il dubbio sulla qualità dello spin-off è più che lecito, ma chi vivrà, vedrà.
Se invece si giudica l’episodio solo come il tredicesimo capitolo di questa stagione di GA, allora si può dire che non è propriamente da buttare, ma ci va molto vicino. Per carità, si è visto di molto peggio (come, per prendere un esempio recente, il Winter Finale), ma non è esattamente un episodio che rimane impresso nella mente e nel cuore degli spettatori. Fortunatamente, la
Una cosa ancora poco chiara è, invece, se la crisi esistenziale di April sarà un filone narrativo che caratterizzerà il resto della stagione. La spirale di autodistruzione in cui sta cadendo la Kepner è abbastanza banale e scontata, un passaggio in cui finiscono tutti prima o poi e la cosa non stupisce più di tanto. Sembra invece un debole e goffo tentativo per rendere più interessante un personaggio che risulta per lo più fastidioso, senza una storyline vera e propria. In ogni caso, si sospende momentaneamente il giudizio sulla situazione in attesa della sua evoluzione. Sempre che ci sia, un’evoluzione, cosa non affatto scontata dato che non sarebbe una sorpresa se la lasciassero in sospeso per più di un paio di episodi, rendendo la storyline stagnante, oltre che banale.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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C’è ben poco altro da dire. Grey’s Anatomy non ne fa una giusta, nemmeno presentare il suo spin-off in modo avvincente.
Harder, Better, Faster, Stronger 14×12 | 7.32 milioni – 1.2 rating |
You Really Got A Hold On Me 14×13 | 7.52 milioni – 2.0 rating |
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.