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Carrie: “No. I’m saying be realistic.”
Saul: “Which is what? What is that? If the Taliban did it, the Taliban did it but if the ISI did it, I want to know. If G’ulom did it, I want to know. If the pilot flew the helicopter into the side of the fucking mountain because he thought Jesus was talking to him, I want to know that, too, because it matters… it fucking matters. It determines what we do next. You want realistic?
We’ve been through this before after 9/11. We did everything wrong.”
Saul: “Which is what? What is that? If the Taliban did it, the Taliban did it but if the ISI did it, I want to know. If G’ulom did it, I want to know. If the pilot flew the helicopter into the side of the fucking mountain because he thought Jesus was talking to him, I want to know that, too, because it matters… it fucking matters. It determines what we do next. You want realistic?
We’ve been through this before after 9/11. We did everything wrong.”
Inebetiti dall’imponente colpo di scena della precedente puntata, gli spettatori non possono che essere felici di questo momento di grazia dal punto di vista della sceneggiatura di Homeland. La serie tv di casa Showtime sembra intenzionata ad accelerare notevolmente la propria narrazione e questo quinto episodio, dal titolo “Chalk Two Down” (si percepisce la continuità scenica con il precedente già dal nome della puntata), mostra una certa continuità, positiva e da valorizzare per una serie arrivata sì alla conclusione, ma dopo ben otto stagioni di continue evoluzioni (in quanto a scenario, trama e personaggi in gioco).
La puntata decide di mostrare con tono più compassato e meno glorifico la morte dei due presidenti, quasi a voler sottolineare il loro ruolo di passaggio, nonché importanza “ridotta”: la Storia va avanti e procede senza alcun tipo di sosta dal momento che è sempre l’ora di dover prendere decisioni importanti, sfrontate ed a volte addirittura avventate ma coraggiose.
I due aerei presidenziali (quello che trasportava i due politici e quello della scorta militare) sono stati abbattuti e, oltre a dover mettere in sicurezza il perimetro, c’è la necessità di recuperare i corpi e possibili effetti personali. E’ come sempre il personaggio di Saul quello dalla cui bocca vengono proferiti i discorsi più realistici, concreti e pregni di significato: c’è la necessità della verità. La reazione non può essere un “testa bassa ed attacchiamo”, c’è bisogno di maturità e coscienza delle proprie azioni. Un qualcosa che, Saul (ed Homeland con lui) lo sottolinea, è decisamente mancato dopo gli sconvolgenti fatti dell’11 settembre 2001. La Nazione ha sicuramente bisogno di una storia da sentirsi raccontare, ovviamente. Ma non può essere l’ennesimo racconto del nemico estraneo pronto a sacrificarsi pur di far cadere il grande gigante Americano. No, questa volta Saul vuole che sia la pura e semplice verità quella che dovrà essere riportata. Urge quindi reperire informazioni, dati e fatti su ciò che è veramente accaduto all’elicottero e ai suoi passeggeri. La squadra di Max è incaricata del recupero: le riprese della sequenza sono a tratti istericamente costruite attorno al terrore del nemico che potrebbe arrivare, a tratti, invece, dominate da un silenzio spettrale e ancor più terrificante degli spari che ad un certo punto irromperanno in scena. Lentamente, uomo dopo uomo, la squadra viene decimata e Max si ritroverà solo, in mano ai terroristi, in possesso della scatola nera (anzi, specifichiamo, arancione) che Carrie gli chiede di fermarsi ad estrarre dai rottami. La ricerca della verità continua, quindi, ma i dubbi si autoalimentano durante tutto l’episodio: potrebbe trattarsi di un semplice incidente? Haqqani sembrerebbe essere estraneo a tutto, anzi sarebbe la figura che potenzialmente ci avrebbe rimesso più degli altri in una situazione del genere. Una figura che invece avrebbe potuto trarre grandi benefici da una situazione d’instabilità di questo livello è sicuramente il generale G’ulom che infatti non perde occasione per instaurare la legge marziale e prende pieni poteri all’interno dello Stato.
La puntata decide di mostrare con tono più compassato e meno glorifico la morte dei due presidenti, quasi a voler sottolineare il loro ruolo di passaggio, nonché importanza “ridotta”: la Storia va avanti e procede senza alcun tipo di sosta dal momento che è sempre l’ora di dover prendere decisioni importanti, sfrontate ed a volte addirittura avventate ma coraggiose.
I due aerei presidenziali (quello che trasportava i due politici e quello della scorta militare) sono stati abbattuti e, oltre a dover mettere in sicurezza il perimetro, c’è la necessità di recuperare i corpi e possibili effetti personali. E’ come sempre il personaggio di Saul quello dalla cui bocca vengono proferiti i discorsi più realistici, concreti e pregni di significato: c’è la necessità della verità. La reazione non può essere un “testa bassa ed attacchiamo”, c’è bisogno di maturità e coscienza delle proprie azioni. Un qualcosa che, Saul (ed Homeland con lui) lo sottolinea, è decisamente mancato dopo gli sconvolgenti fatti dell’11 settembre 2001. La Nazione ha sicuramente bisogno di una storia da sentirsi raccontare, ovviamente. Ma non può essere l’ennesimo racconto del nemico estraneo pronto a sacrificarsi pur di far cadere il grande gigante Americano. No, questa volta Saul vuole che sia la pura e semplice verità quella che dovrà essere riportata. Urge quindi reperire informazioni, dati e fatti su ciò che è veramente accaduto all’elicottero e ai suoi passeggeri. La squadra di Max è incaricata del recupero: le riprese della sequenza sono a tratti istericamente costruite attorno al terrore del nemico che potrebbe arrivare, a tratti, invece, dominate da un silenzio spettrale e ancor più terrificante degli spari che ad un certo punto irromperanno in scena. Lentamente, uomo dopo uomo, la squadra viene decimata e Max si ritroverà solo, in mano ai terroristi, in possesso della scatola nera (anzi, specifichiamo, arancione) che Carrie gli chiede di fermarsi ad estrarre dai rottami. La ricerca della verità continua, quindi, ma i dubbi si autoalimentano durante tutto l’episodio: potrebbe trattarsi di un semplice incidente? Haqqani sembrerebbe essere estraneo a tutto, anzi sarebbe la figura che potenzialmente ci avrebbe rimesso più degli altri in una situazione del genere. Una figura che invece avrebbe potuto trarre grandi benefici da una situazione d’instabilità di questo livello è sicuramente il generale G’ulom che infatti non perde occasione per instaurare la legge marziale e prende pieni poteri all’interno dello Stato.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Homeland continua la propria storia senza guardare in faccia niente e nessuno: presidenti morti, rapimenti, catture e potenziali colpi di stato. E siamo solo a metà stagione, quindi bisogna rimanere cauti.
Chalk One Up 8×04 | 0.73 milioni – 0.1 rating |
Chalk Two Down 8×05 | 0.82 milioni – 0.1 rating |
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.