“Viso compunto e atteggiamento pio riescono ad addolcire il diavolo.” (Amleto, Atto III, Scena I)
Dopo lo sconcertante finale di puntata occorso settimana scorsa, Killing Eve si concede un iniziale momento di calma per poi accelerare nuovamente la propria narrazione in concomitanza della conclusione. L’iniziale calma è diretta conseguenza della morte di Bill: una Eve fredda, distaccata e sconvolta da quanto accaduto.
C’è da considerare infatti che la morte di Bill rappresenta uno scossone enorme all’interno della serie: prima di tutto perché il rapporto tra Bill ed Eve era qualcosa che esulava dal puro e semplice rapporto lavorativo (o di amicizia), considerata la sintonia ed il legame tra i due. Unitamente a ciò, Eve ha assistito impotente alla dipartita del collega senza avere alcuna possibilità di agire, bloccata com’era tra la folla presente in discoteca.
Ad aggravare il tutto, è percepibile come Eve si senta responsabile della morte di Bill: la giovane Villanelle aveva messo nel mirino la detective e non il collega, ciò che quindi è avvenuto è un deprecabile errore di percorso. Come viene infatti evidenziato durante la puntata, Bill si tratta di un incidente di percorso, qualcosa che a conti fatti non sarebbe dovuto accadere.
La narrazione sottolinea questo senso di colpa a più riprese: dalle scene in chiesa fino alla Eve ammutolita distesa sul divano prima e seduta sul letto poco dopo.
Accantonata per un attimo la detective, la serie continua il proprio parallelismo scenico mostrando le conseguenze che colpiscono Villanelle: punita per il “disdicevole” atto, non per la morte in sé, quanto più per essersi esposta in maniera sconsiderata ed immotivata.
La sensuale killer viene affiancata da altri due colleghi e lo spettatore fa conoscenza di Nadia, nei confronti della quale è percepibile una certa tensione (anche sessuale, volendo ben vedere): la ragazza sembra essere parte di quel passato di cui Villanelle non fa mai menzione e da cui lo spettatore è tanto attratto.
Il background di un personaggio, specialmente quando questo risulta essere problematico, interiormente combattuto o psicologicamente abbattuto, risulta essere forse la fetta di sceneggiatura più allettante ed interessante, quindi è intuibile quanto aver portato in scena un personaggio come quello di Nadia risulti funzionale ad aumentare l’interesse, ma anche poco convincente: si tratta di un mero assaggio, niente di più, non una portata sostanziosa in cui viene mostrata la vera storia di Villanelle. D’altra parte la serie è giunta ora a metà della prima stagione, quindi qualche futuro scorcio sul passato della killer è auspicabile: è importante riuscire a dare una motivazione al carattere e al modo di rapportarsi che la giovane Villanelle ha con il mondo e con le persone.
Killing Eve, però, non si sofferma semplicemente sulla mera caratterizzazione bensì procede con le rivelazioni e mostrando con parsimonia le proprie carte: l’implicazione di Frank viene portata alla luce anche se poteva risultare prevedibile già alcuni episodi fa. Basta infatti far scorrere nella mente i passati discorsi relativi al video di sorveglianza (scopertosi falso) che aveva ripreso il killer e lo aveva fatto identificare come un maschio: si trattava infatti di una fake news portata in essere proprio da Frank e smascherata silenziosamente da Bill, che proprio nella precedente puntata aveva informato Eve del tutto.
Mentre la trama viene alacremente portata avanti, sullo sfondo rimane la sfida quasi sociologica tra Noi e Loro, un Loro qui inteso come comparto oligarchico, disposto a tutto (anche ad uccidere) pur di portare in essere i propri piani. Ma il distacco tra Loro e Noi è labile e la puntata cerca di rammentare proprio questo ad Eve e allo spettatore: una talpa, infatti, non risulta essere cosa nuova in questo genere di narrazioni, ma è utile a sottolineare la fragilità sia del caso, sia delle fazioni, sia della fiducia.
I nemici devono essere scelti con attenzione, ma così deve essere fatto anche per gli amici per evitare di essere pugnalati malamente alle spalle.
“I am not a pumpkin.”
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Don’t I Know You? 1×03 | 0.39 milioni – 0.1 rating |
Sorry Baby 1×04 | 0.50 milioni – 0.1 rating |
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.