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“You think you stand above everyone and everything, don’t you? That you’re untouchable? But you’re just a man, Andrew. A sick, weak man. And one day you’re gonna wake up and all the pain you’ve caused is just came back on you.”
Al termine della visione di “The Marshes” il primo pensiero che sorge spontaneo nei fan di Liar, non è “che finale soddisfacente!” o “che immensa delusione!” e nemmeno “carino, potevano fare meglio ma non c’è male”, bensì “ci sarà una seconda stagione?”. Il motivo di tale domanda non risiede tanto nella voglia di una seconda tranche di episodi pieni di triangoli amorosi, situazioni melodrammatiche esasperate e colpi di scena non sempre credibili, quanto, piuttosto, nel fatto che l’omicidio di Andrew Earlham, sgozzato e abbandonato in una palude costiera del Kent, potrebbe fornire materiale per altre sei puntate. Tuttavia, anche se non ci fosse una prosecuzione, e la verità dietro quella morte rimanesse nascosta allo spettatore, questo tipo di finale funzionerebbe perfettamente e, anzi, potrebbe risultare addirittura più suggestiva: Andrew è morto e poco importa che lo abbia ucciso Laura o Tom o la moglie di Vanessa Harmon o persino il figlio Luke o una delle altre donne stuprate e riprese dal chirurgo. Tanti avrebbero avuto un motivo per ucciderlo e forse è bene che questa storia rimanga avvolta nelle nebbie del mistero, lasciando ad ognuno il compito di decidere chi sarebbe più credibile come assassino.
La questione della morte di Andrew non è certo l’unica a rimanere senza risposte dopo sei episodi: perché Laura ritrattò la denuncia di molestie sessuali contro Dennis Walters, se davvero il preside le aveva commesse? Cosa c’è davvero dietro le devianze di Andrew? Perché sua suocera lo difendeva così strenuamente? Perché il chirurgo era così sicuro che la poliziotta sotto copertura non avrebbe ricavato nulla dalle analisi chimiche del vino che le aveva servito? Chi è nello specifico Mia Lentzovka e perché aiuta Andrew, permettendogli di fuggire? Anche le sottotrame più soap, come la relazione tra Makeda e Luke e la crisi matrimoniale tra Katy e Liam, rimangono prive di una conclusione, in sospeso.
Nello stesso tempo, “The Marshes” trasmette un senso di chiusura soddisfacente della vicenda principale. Andrew riceve la punizione che merita: la sua colpevolezza è resa pubblica, la sua reputazione è ormai distrutta e la sua carriera di chirurgo è finita, non gli resta altro che fuggire, darsi alla macchia, finché qualcuno non lo trova e non decide che è meglio sgozzarlo e lasciarlo a marcire in un acquitrino, dove chissà se mai verrà ritrovato. Per Laura, d’altro canto, sembra aprirsi uno spiraglio di speranza e di serenità per il futuro, attraverso la relazione con Ian, l’uomo già apparso in “Catherine”; le ferite dello stupro sono ancora visibili nel suo modo di rapportarsi all’altro sesso, con estrema cautela ed una punta di involontaria diffidenza, ma è naturale che dopo un trauma del genere il processo di ripresa sia lento e graduale e pochi mesi non sono sufficienti per lasciarsi tutto alle spalle (probabilmente non lo è nemmeno tutta una vita). Ecco, se c’è un ambito di questa serie in cui i fratelli Williams hanno fatto un ottimo lavoro è stata la rappresentazione di tutte le difficoltà, i disagi e i turbamenti che una donna vittima di stupro deve affrontare e che hanno strascichi notevoli anche quando il caso è ormai chiuso.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Il secondo thriller dei fratelli Williams di questa stagione autunnale (l’altro è Rellik) non è riuscito ad evitare quella deriva verso la soap opera e il melodramma paventata fin dal pilot, eppure gli ultimi due episodi sono riusciti a riscattarlo parzialmente. Resta indubbiamente il rammarico di aver visto una storia con un incipit così potente e intrigante scivolare verso una ben più banale lotta tra la vittima in cerca di giustizia e lo stupratore sempre più malvagio e rivoltante.
Check Mate 1×05 | ND milioni – ND rating |
The Marshes 1×06 | ND milioni – ND rating |
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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.