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Dopo tre episodi di pura adrenalina, il violento stop era dietro l’angolo. Non ci si sarebbe certo potuti aspettare che per 13 episodi Frank Castle sarebbe andato in giro a menare la gente. Il momento di calma e di “contemplazione” è stato quindi necessario? Sì. Necessario soprattutto perché mette un punto all’adrenalinico incipit, riuscendo così a mettere ordine e far partire la serie nella sua, apparentemente, duplice narrazione. Appariva evidente infatti come questa seconda stagione stesse facendo partire una storia tutta nuova, avendo però lasciato alla fine della prima un qualcosa in sospeso.
Questo episodio è forse il più emblematico nell’esplicitazione delle due sotto trame in parallelo. Rachel, rivelatasi poi Amy, rivela alcuni aspetti del suo misterioso recente passato. È stato interessantissimo notare come nelle precedenti tre puntate nulla sia emerso dalla misteriosa ragazza. Se da quel punto di vista la storia si ferma del tutto, nuove rivelazioni appaiono all’orizzonte. Esplicite, con la confessione di Amy a Frank, ed implicite, con le reazioni smodate all’interno dell’albergo, prima nascondendosi sotto il letto, poi impazzendo una volta accortasi di essere stata chiusa dentro la stanza.
Meno statica la parte riguardante Russo. Le sue “origini” vengono trattate nel più classico dei modi, ovvero con un teppistello di strada che provoca il pazzo maniaco che ancora non sa bene di esserlo. Battesimo efficace, quindi. Evocazioni fumettistiche a parte, però, in un solo episodio la percezione del villain cambia del tutto. Nella prima stagione la rivelazione (per il pubblico prima, per il protagonista poi) è quella di assistere al grande tradimento, trasformando quindi Russo da figura positiva a odioso cattivone senza scrupoli, capace di accoltellare alle spalle. Va da sé che questa sarà la stagione della tridimensionalizzazione di Russo in quanto villain a tutti gli effetti. Proprio in questo la 2×04 gioca moltissimo: rivelazioni sul suo passato, più un’inquietudine generale, portano lo spettatore a considerare il nuovo cattivo come uno psicopatico a tutto tondo, con cui in certi momenti si arriva anche ad empatizzare. Se il buono nella prima stagione si rivelava essere uno spietato traditore, oggi si trasforma in un complesso psicopatico dal passato oscuro e dagli eventi determinanti la sua indole.
Si potrebbe quindi dire che la stagione sia cominciata adesso, almeno per il fatto che si è insediato un impianto standard tipico da serie Marvel/Netflix. I restanti 9 episodi e il doppio villain danno da pensare che almeno due sui tre elementi in gioco potranno in qualche modo combinarsi, o con un’alleanza tra Frank e uno dei nemici redento, oppure con una super coalizione tra le due forze antagoniste.
Se i primi tre episodi possono essere letti come prequel, viene da chiedersi se tornerà ad avere una certa importanza il personaggio della barista, lasciata ferita in un ospedale. Essendo stata lei, involontariamente, a dare il via agli eventi, la si potrebbe catalogare come mero stratagemma narrativo, ma non si può escludere che sarà utile in futuro.
In ogni caso, di analisi di episodi di transizione, o utili a calmare le acque e far ripartire gli eventi, ce ne sono a bizzeffe e ognuna di esse ha tantissime giustificazioni e descrizioni accurate di ciò che accade, spiegando il perché quel determinato episodio è al posto giusto nel momento giusto. Ciò non toglie che inevitabilmente per lo spettatore diventa più difficile la fruizione di 58 minuti in cui dialoghi introspettivi, visioni e angoscia la fanno da padroni (e qui si riapre inevitabilmente la parentesi a proposito della discutibile lunghezza di certe stagioni e degli episodi al loro interno).
Questo episodio è forse il più emblematico nell’esplicitazione delle due sotto trame in parallelo. Rachel, rivelatasi poi Amy, rivela alcuni aspetti del suo misterioso recente passato. È stato interessantissimo notare come nelle precedenti tre puntate nulla sia emerso dalla misteriosa ragazza. Se da quel punto di vista la storia si ferma del tutto, nuove rivelazioni appaiono all’orizzonte. Esplicite, con la confessione di Amy a Frank, ed implicite, con le reazioni smodate all’interno dell’albergo, prima nascondendosi sotto il letto, poi impazzendo una volta accortasi di essere stata chiusa dentro la stanza.
Meno statica la parte riguardante Russo. Le sue “origini” vengono trattate nel più classico dei modi, ovvero con un teppistello di strada che provoca il pazzo maniaco che ancora non sa bene di esserlo. Battesimo efficace, quindi. Evocazioni fumettistiche a parte, però, in un solo episodio la percezione del villain cambia del tutto. Nella prima stagione la rivelazione (per il pubblico prima, per il protagonista poi) è quella di assistere al grande tradimento, trasformando quindi Russo da figura positiva a odioso cattivone senza scrupoli, capace di accoltellare alle spalle. Va da sé che questa sarà la stagione della tridimensionalizzazione di Russo in quanto villain a tutti gli effetti. Proprio in questo la 2×04 gioca moltissimo: rivelazioni sul suo passato, più un’inquietudine generale, portano lo spettatore a considerare il nuovo cattivo come uno psicopatico a tutto tondo, con cui in certi momenti si arriva anche ad empatizzare. Se il buono nella prima stagione si rivelava essere uno spietato traditore, oggi si trasforma in un complesso psicopatico dal passato oscuro e dagli eventi determinanti la sua indole.
Si potrebbe quindi dire che la stagione sia cominciata adesso, almeno per il fatto che si è insediato un impianto standard tipico da serie Marvel/Netflix. I restanti 9 episodi e il doppio villain danno da pensare che almeno due sui tre elementi in gioco potranno in qualche modo combinarsi, o con un’alleanza tra Frank e uno dei nemici redento, oppure con una super coalizione tra le due forze antagoniste.
Se i primi tre episodi possono essere letti come prequel, viene da chiedersi se tornerà ad avere una certa importanza il personaggio della barista, lasciata ferita in un ospedale. Essendo stata lei, involontariamente, a dare il via agli eventi, la si potrebbe catalogare come mero stratagemma narrativo, ma non si può escludere che sarà utile in futuro.
In ogni caso, di analisi di episodi di transizione, o utili a calmare le acque e far ripartire gli eventi, ce ne sono a bizzeffe e ognuna di esse ha tantissime giustificazioni e descrizioni accurate di ciò che accade, spiegando il perché quel determinato episodio è al posto giusto nel momento giusto. Ciò non toglie che inevitabilmente per lo spettatore diventa più difficile la fruizione di 58 minuti in cui dialoghi introspettivi, visioni e angoscia la fanno da padroni (e qui si riapre inevitabilmente la parentesi a proposito della discutibile lunghezza di certe stagioni e degli episodi al loro interno).
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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La stagione sembra prendere il via proprio con il suo episodio più statico e complicato da guardare. Inevitabilmente rimane la curiosità per ciò che sarà, soprattutto grazie al doppio binario di villain.
Trouble The Water 2×03 | ND milioni – ND rating |
Scar Tissue 2×04 | ND milioni – ND rating |
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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.