(Prima versione scartata della recensione della puntata 2×09 di Marvel’s The Punisher)
Come non essere ripetitivi e imputare tutto ciò che di storto c’è in questa stagione di Marvel’s The Punisher (e in molte altre del sodalizio in scadenza Marvel/Netflix) alla lunghezza della stagione e degli episodi interni ad essa? Ogni singolo momento morto, difetto, allungamento del brodo, personaggio superfluo è imputabile all’estensione di un format che, in quanto proveniente da una base cartacea, potrebbe funzionare ugualmente bene (e forse più coerentemente con la sua struttura narrativa originaria) con procedurali o semplici lungometraggi.
A cosa si arriva, dopo nove episodi? Innanzitutto a risvolti di trama che sforano nello stereotipo. Esempio: l’incipit dell’episodio punta su due momenti significativi nel campo del già visto, uno basato su un dialogo, un altro su scene d’azione (ma va?). Frank arriva in quella specie di roulotte trovando tutte le persone attualmente a lui vicine e si lancia in una filippica sulla morale, sull’essere cattivi o buoni. Tutto questo in alternanza con Billy Russo che copula con la sua psicologa, sequenza a sua volta inserita in un montaggio alternato che più classico non si può, in cui viene mostrata l’escalation della banda di veterani impegnati a farsi strada nel mondo della malavita. In sostanza: ci sono voluti nove episodi (più una stagione precedente) per affermare che, da un lato, Russo è un villain ma uno di quei villain complessi, legati da un rapporto di amore e odio con Frank, dall’altro, Russo è diventato il classico antagonista Marvel a capo di una spietata gang. Se ci si è arrivati solo ora è evidente che i momenti morti non sono mancati.
Sicuramente un aspetto negli ultimi episodi può invece risvegliare l’attenzione verso la sottotrama inerente il villain. Il fatto che non sappia alcune cose del suo passato desta curiosità, non tanto perché la scelta di trama sia così originale, ma semplicemente per assistere al risvolto morale che ne potrà seguire, in quanto Billy in questo momento è convinto di essere nel giusto.
Su di una cosa si può iniziare a stare tranquilli: dopo nove episodi (comunque troppi) le due trame che sono andate avanti parallele quasi dall’inizio della stagione sembrano potersi incrociare. Il fatto che sia stata messa una taglia sulla testa di Frank ed Amy e che contemporaneamente si sia formata una specie di gang di criminali-mercenari in città potrebbe essere la scappatoia per portare tutto ad un unico scontro finale, sia contro i villain di stagione che contro il villain storico.
Non bastano però questi elementi a salvare un episodio come questo dove i 57 minuti vengono riempiti da momenti apparentemente gratuiti e senza ragion d’essere. Da Amy e Curtis che iniziano a stringere un’amicizia che a 4-5 episodi dal finale non ha granché senso, a Amy che decide a caso di scappare andando a rifugiarsi a casa di un’amica (cui era sfuggita la notizia di cronaca di una serie di studenti sterminati a casa loro), aggiungendo l’ennesimo stereotipo della conoscente che accoglie una persona in fuga e la vende subito, fino ad arrivare al finale di episodio dove John fa – apparentemente a caso – i conti con il suo passato, con un ben ritrovato Kevin Chapman.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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My Brother’s Keeper 2×08 | ND milioni – ND rating |
Flustercluck 2×09 | ND milioni – ND rating |
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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.