“Well, theoretically speaking, any decision that’s ever made, no matter how small, can potentially elicit a huge change around the world.”
Nella scorsa recensione si criticava l’attendismo generale della puntata che in dirittura di arrivo si concedeva la libertà narrativa di fermare ogni nuovo sviluppo (se non qualche caso isolato). Questo ottavo episodio sfrutta quell’attendismo -giustificato in “Kaleidoscope”- e allarga al proprio spettatore la visione di insieme della serie. Proprio per tale motivo, seppure la concezione alla base dei due episodi (“Nest Box” e “Kaleidoscope”) sia la stessa, la votazione generale dell’episodio si differenzia proprio perché le modalità tramite le quali si sfrutta questo attendismo sono completamente differenti. Era fine agosto del 2014 quando la HBO mandava in onda il nono episodio della prima stagione di The Leftovers: una puntata mastodontica costruita grazie ad un flashback precedente al fatto scatenante al quale la serie stessa si appoggiava. Si trattava di un puro attendismo scenico, di pregevole fattura e costruzione, che permise agli spettatori di cogliere svariate sfumature dei character messi in gioco (la famiglia Garvey in primis). Questa ottava puntata nasce con lo stesso intento, privata dell’intimismo e della metanarrazione di cui The Leftovers era padrona: allargare la visuale allo spettatore e fargli cogliere sfumature che altrimenti svanirebbero come lacrime nella pioggia.
Cosa spinse Marty ad entrare in affari con Del e con il cartello? E come sono nati gli intestini problemi famigliari?
Queste questioni aleggiavano fin dall’inizio nella serie, ma non necessitando di una rapida risposta erano state accantonate, messe da parte: ciò che importava raccontare allo spettatore era l’adesso, come i Byrde avrebbero retto alla difficile situazione lavorativa di Martin. Tuttavia queste domande sono rimaste, celate dal mucchio dei successivi quesiti occorsi.
Wendy: “Cons?”
Marty: “Jail.”
Wendy: “Leaving your family, pissing off a cartel…”
Marty: “Those things would never happen. And I wouldn’t be a mule. I wouldn’t be a dealer. I’d be just pushing my mouse around my desk.”
L’episodio si sofferma sul passato con una scorrevole narrazione che abbraccia ogni personaggio principale coinvolto proveniente da Chicago perché, seppure nella scorsa recensione si sia parlato di ecosistema e di come l’introduzione di elementi lo modifichi, questa puntata sembra poggiarsi sull’ipotetico pensiero “il gruppo di protagonisti prima di Ozark” quasi fosse il lago stesso il vero fattore introdottosi nella loro esistenza e non il contrario.
Lo spettatore ha modo di vedere il sociopatico agente Roy Petty in un contesto famigliare mentre cerca di far funzionare il proprio rapporto e allo stesso tempo di tenere sotto controllo i problemi di dipendenza della madre. Il tutto risulta utile per costruire un aspetto umano di cui si era già ampiamente notata la presenza nelle passate puntata: sembra il lato cinico e deciso a mancare, seppure le continue mezze frasi e gli aggettivi inducano a pensare il contrario.
Parallelamente vengono mostrati dei sentimenti, in casa Byrde, di cui sembrava essersi persa ogni traccia: la felicità e l’amore. Marty e Wendy affrontano le problematiche quotidiane con uno spirito differente rispetto a quello che scorre ora tra i due soci in affari. Tuttavia l’elemento centrale che li riguarda è l’incidente (inserito nell’introduzione come flashforward del flashback: questi continui sbalzi temporali nemmeno si stesse guardando Lost) e gli avvenimenti successivi tale fatto: la gravidanza di Wendy probabilmente interrotta dal brusco incidente automobilistico si presenta come fattore con peso tale da essere inquadrato come la chiave di volta per comprendere la nascita dei dissapori e del disaffetto all’interno della coppia. Anche qui, un altro elemento che accomuna Ozark con The Leftovers, volendo fare le pulci.
Del: “I know you’re reticent, but I need you to work for me.”
Martin: “To clean your money.”
Del: “You will be able to earn enough to afford your great-great-grandkids’ tuition. You know how it works. You think your life is going one way, and then you look over here and it’s different.”
“Kaleidoscope” per quanto sia un episodio in cui il procedere della storia subisce uno stop, riesce ad ampliare il background dei personaggi principali, mostrando il momento in cui Marty ha deciso di entrare in affari con il cartello, forse non totalmente conscio dei rischi che avrebbe corso. Il ripensamento scorre fugace sul suo volto nel momento in cui l’ex riciclatore di soldi del cartello viene ucciso in sua presenza, ma è troppo tardi per rimangiarsi la parola in un mondo in cui la parola data conta più di ogni altra cosa. Anche più dei soldi.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Nest Box 1×07 | ND milioni – ND rating |
Kaleidoscope 1×08 | ND milioni – ND rating |
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.