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American Horror Stories 2×03 – DriveTEMPO DI LETTURA 3 min

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Drive AHSes 2x03Nel terzo episodio di American Horror Stories, scritto dall’ormai ricorrente Manny Coto, si cerca di ribaltare la prospettiva di una delle leggende urbane ricorrenti nei film horror americani di un certo periodo: le segnalazioni a fari lampeggianti nelle highway, sempre forieri di tragiche conseguenze.

SEMBRA DI ESSERE IN UN FILM DI REFN…


…almeno nella parte iniziale dell’episodio, citando il suo film omonimo, vincitore a Cannes per la regia.
E subito va segnalato come “Drive” punti moltissimo sulla parte estetica, patinatissima, usata come strumento per evidenziare il contrasto tra la parte esteriore, bella e desiderabile, e la parte interiore, marcia e macchiata, dei personaggi che vi compaiono. Non che AHS in tutte le sue declinazioni abbia mai lesinato in vezzi barocchi nelle sue storie (tanto da farne una delle sue cifre stilistiche) ma in questo caso sembra essere funzionale al racconto. Ovviamente, non si arriva ai risultati raggiunti dal regista danese, anche se la regista dell’episodio, Yangzom Brauen, annovera tra le sue partecipazioni diversi film indipendenti tra cui il fantascientifico Aeon Flux.
Protagonista dell’episodio è Bella Thorne a cui fa da contraltare Nico Greetham, entrambi veterani di serie tv e, quest’ultimo, già comparso nella serie madre (Double Feature).

QUEI FARI LAMPEGGIANTI NELLA NOTTE


Come detto, lo spunto dell’episodio è quello della classica situazione in cui una macchina a caso, che si incrocia nella notte, comincia a lampeggiare e sembra non mollare la presa fino a che non ci ferma. Se inizialmente questo elemento è sempre stato foriero di possibili maniaci che inseguivano le proprie prede fino ad ucciderle, da qualche tempo si è ribaltato questo topos inserendo, invece, un buon samaritano che cerca di aiutare la ragazza sprovveduta da un maniaco già presente nella propria auto.
Stavolta, però, è la ragazza alla guida la maniaca di turno che droga le proprie vittime dopo averci fatto sesso e le uccide torturandole nella casa che condivide con un marito suo complice. Il tutto all’insegna di una vendetta morale contro tutte le persone “vincitrici” nella vita, cioè quelle che non tengono in considerazione adeguatamente gli emarginati della società, che siano sfigati (il marito) o “sfregiati” esteticamente (la killer protagonista, Marci). A farne le spese saranno appunto anche i buoni samaritani Paul, l’autista della macchina “lampeggiante”, e la migliore amica di lei, Piper, tutti rei di essersi adeguati a questo mondo ipocrita.

LE MOTIVAZIONI DI UNA KILLER


Onestamente, se da un lato l’episodio regge nella sua struttura drammatica, coinvolgendo lo spettatore fino alla fine anche gratificandolo con una buona messa in scena, dall’altro risulta debole la caratterizzazione della protagonista. Marci, in preda ad un delirio vendicativo verso il mondo, non riesce a convincere pienamente con la sua motivazione. Cacciando le sue prede utilizzando gli stessi mezzi che critica (l’essere schiavi della seduzione e dalla conseguente superficialità), non fa altro che confermare la sua tesi ma, nonostante la presenza di ben due personaggi “positivi” (l’autista e l’amica), non ne viene scalfita minimamente, rendendo monco l’arco narrativo del suo personaggio. Una caratterizzazione più incisiva che infatti viene meno per un character piegato verso un finale sicuramente ad effetto ma privo di profondità.
Se mentre lo si guarda viene alla mente il modus operandi di Dexter Morgan non si sbaglia, però, come detto, la tridimensionalizzazione del character non è minimamente paragonabile.
Da un certo punto di vista, va detto che non è necessario avere profondità in questo tipo di storie, tuttavia l’impressione è che ci fosse questa volontà di ampliarne la caratterizzazione ma poi si è un po’ persa per strada. Quindi in sostanza si rimane un po’ insoddisfatti viste le premesse. Peccato perché così viene meno la buona scia presentata finora da questa stagione.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • La messa in scena è molto buona
  • Storia che cerca di giocare con situazioni già viste e ci riesce positivamente
  • Banale motivazione della protagonista

 

Voto sufficiente motivato dalla mancata elaborazione delle motivazioni della protagonista visto che il resto è, invece, perfettamente godibile.

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Dopo miliardi di ore passate a vedere cartoni giapponesi e altra robaccia pop anni ’80 americana, la folgorazione arriva con la visione di Twin Peaks. Da allora nulla è stato più lo stesso. La serialità è entrata nella sua vita e, complici anche i supereroi con le loro trame infinite, ora vive solo per assecondare le sue droghe. Per compensare prova a fare l’ingegnere ma è evidentemente un'illusione. Sogna un giorno di produrre, o magari scrivere, qualche serie, per qualche disperata tv via cavo o canale streaming. Segue qualsiasi cosa scriva Sorkin o Kelley ma, per non essere troppo snob, non si nega qualche guilty pleasure ogni tanto.

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