È una notte tormentata quella che affronta Jimmy dopo gli spinti e macabri racconti di Larry. Impossibile dormire avendo ora la certezza non solo di aver stretto amicizia con un serial killer, ma soprattutto per quel legame instauratosi che fa sentire Jimmy sporco nel profondo. Quasi si sentisse complice degli efferati omicidi perpetrati da Larry.
“You Promised” è l’episodio conclusivo di questa miniserie di Apple TV+, un piccolo gioiellino estivo che intrattiene, porta alla luce una storia molto poco conosciuta e forse fa sentire la mancanza di una degna conclusione per il progetto Mindhunter di Netflix e Fincher.
UN MINDHUNTER CON MENO SERIAL KILLER
In alcuni frangenti le somiglianze con lo show Netflix sono impossibili da non notare: la struttura dei dialoghi serrati tra Larry e Jimmy (le confessioni in “The Place I Lie”, ma anche i confronti in “You Promised”) ne sono un esempio lampante. La differenza principale è che Black Bird si ritrova circoscritto attorno al solo Larry Hall, mentre Mindhunter aveva a propria disposizione una pletora di serial killer non indifferente. Black Bird, per l’appunto, riesce nell’intento di raccontare la storia di James Keene presentando un ultimo episodio più che convincente sotto tutti i punti di vista.
Jimmy riesce a portare a conclusione il proprio compito e nonostante l’impossibilità di ritrovare i corpi nascosti da Larry, quest’ultimo perde l’appello; Larry rimane quindi in carcere ed il fratello lo convincerà a confessare 15 omicidi (tutto poi ritrattato); Lauren e Brian, dal canto loro, riusciranno a trovare un po’ di pace nonostante i corpi non vengano ritrovati. Proprio questo mancato ritrovamento sembra essersi infilato sotto la pelle di Jimmy, stordendolo e lasciandolo scontento: il suo desiderio più grande era quello di permettere alle famiglie di seppellire le proprie figlie. Un semplice atto che Larry nega con una brutalità disumana e che Jimmy fatica ad accettare. Motivo per cui prenderà parte a diverse task force dell’FBI come profiler di serial killer.
NON VOGLIO FARE POLEMICHE, MA IO FACEVO UN LARRY HALL DA PAURA…
Detto della conclusione “dolce amara” più che pronosticabile, l’intero episodio scorre senza appesantimenti durante la visione. Un’ora di intrattenimento puro e semplice in cui le conversazioni intense si alternano a riprese più ricercate e silenziose. I dialoghi più interessanti sono ovviamente quelli tra Jimmy e Larry, specialmente quello del confronto finale, ma anche il dialogo tra Lauren, Brian e Gary riesce a catturare l’attenzione specie per il fatto di presentare al pubblico l’inizio di questo ciclo di brutalità verso le donne da parte di Larry. Un lupo affamato che, aiutato dall’omertà del fratello, colpirà indisturbato per anni e anni senza che nessuno lo prendesse effettivamente sul serio nel momento in cui si recava alla polizia per confessare.
A rendere ancora più intensi i dialoghi, così come l’intera serie, sono nuovamente da segnalare le prestazioni attoriali di Taron Egerton e Paul Walter Hauser.
Il primo porta in scena la progressiva trasformazione di Jimmy, da narcotrafficante ignaro di tutto a persona disposta a disegnare con il proprio sangue una mappa per il ritrovamento dei cadaveri di 21 ragazze brutalmente seviziate da un serial killer.
Il secondo fa gelare il sangue per la propria interpretazione: il cambio di registro e recitazione durante il violento confronto con Jimmy valgono da soli la visione della puntata. E la cosa che stupisce più di tutte è che Hauser nasce come attore in commedie. Non male questa trasfigurazione recitativa in Black Bird.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Black Bird chiude con sei episodi il proprio percorso: una miniserie convincente, forse con una partenza molto introduttiva e lenta, ma che ha progressivamente preso velocità con il passare degli episodi. Forse, più che la storia, resteranno le interpretazioni magistrali dei due protagonisti, ma vedere qualche nomination agli Emmy o ai Golden Globe non sarebbe per nulla esagerato, soprattutto visto i titoli che riescono ad intrufolarsi all’interno di queste (ormai non più) prestigiose premiazioni.
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.