Love & Death 1×02 – EncountersTEMPO DI LETTURA 5 min

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Love And Death 1x02 recensioneIl secondo episodio, intitolato “Encounters”, continua il lungo flashback che porterà a quel fatidico 13 giugno 1980, giorno in cui Candy Montgomery ucciderà la sua amica Betty Gore con 41 colpi d’ascia.
La narrazione si sofferma sulla relazione adulterina tra Candy e Allan – motivo dell’omicidio – ma indaga anche sulla realtà di quell’epoca in cui la maggior parte delle donne viveva schiacciata dal peso dell’infelicità mentre i loro uomini facevano finta di non vedere.
Jesse Plemons (Breaking Bad, Black Mirror) ha dichiarato in una recente intervista che, per lui, non c’è un vero e proprio “true villain” all’interno della storia, ma il pubblico riesce ad empatizzare con le scelte dei protagonisti, a dispetto delle tragiche conseguenze.
Candy Montgomery è passata alla storia come una casalinga apparentemente gentile, innocua ed amata da tutti che è riuscita a convincere una giuria ed evitare una condanna di colpevolezza per l’omicidio di Betty. La storia di Candy, però, nasconde molto di più, come viene ampiamente dimostrato in questi primi episodi. Un matrimonio logorato da silenzi ed incomprensioni, una comunità ricca di contraddizioni e felicità solo apparente, una quotidianità scandita da monotonia, noia, malessere interiore e solitudine.

TRA BISCOTTI E MOTEL


Love & Death è stata creata da David E. Kelley, uno che di drammi familiari e di scheletri dentro l’armadio se ne intende. Il suo stile si percepisce per tutta la durata dell’episodio, che scorre senza nessun intoppo e trascina lo spettatore all’interno della vita di Candy, Allan, Pat e Betty.
Come detto precedentemente, risulta davvero difficile odiare totalmente un personaggio, proprio per la capacità di Kelley (creatore e sceneggiatore) e di Lesli Linka Glatter (regista) di dipingere perfettamente il contorno sociale della storia.
Elizabeth Olsen è superlativa nei panni della casalinga Candy, una donna che ha fatto tutto ciò che la società si aspettava da lei – una casa, un marito, dei figli – ma che non arriva a sfiorare né la felicità né la soddisfazione personale. Il rapporto con Pat è privo di qualsiasi scintilla di passione, le sue giornate scorrono tra un’infornata di biscotti ed i classici doveri da moglie/mamma/casalinga. Nemmeno i rapporti di amicizia o le domeniche trascorse in Chiesa riescono a mitigare questo suo senso di incompletezza. L’unico appiglio per non soccombere è quello di iniziare una relazione adulterina con Allan, anche lui intrappolato in un matrimonio pieno di responsabilità e poche gioie.
Il tradimento come via di fuga è il cliché più classico che ci possa essere, ma questa motivazione è funzionale a tutto ciò che verrà dopo il primo incontro in un motel tra Candy e Allan.

THE FIRST RULE


All’inizio, dunque, i due amanti si cercano e si trovano per alleviare la solitudine e i problemi insiti nei loro reciproci matrimoni. Anche Allan, infatti, si trova impantanato in una relazione pesante ed opprimente.
Betty, paradossalmente, è il personaggio più fastidioso dell’intera narrazione, nonostante sia la vittima primaria della vicenda. Il suo carattere bigotto, conservatore ed arrogante, la rende una donna dura e difficile. Con lei Allan ha perso la spensieratezza che dovrebbe essere sempre componente basilare in un rapporto che funziona.
Candy rappresenta l’evasione, la sensualità, il proibito, ma anche conversazioni leggere e complici risate, senza il peso di dover rispondere a certi standard come padre, uomo e marito.
Con il passare del tempo, però, Candy si ritrova sempre più innamorata di Allan e vorrebbe troncare la relazione, vista la prima regola stabilita dai due. Allan fuga i dubbi di Candy e la convince a continuare, illudendola. L’uomo, infatti, colpito nel suo orgoglio, vuole tenere il piede in due scarpe e decide, in maniera facilona ed egoistica, di troncare la relazione solo quando i problemi maggiori diventano i suoi.
Candy si ritrova, così, tradita e abbandonata anche dall’unica persona per cui aveva provato qualcosa di vero e genuino.

UN SIGNOR DRAMMA FAMILIARE


Love & Death è sicuramente un prodotto di altissima qualità, dati anche i nomi altisonanti di creatore e attori protagonisti. Regia, sceneggiatura, fotografia e colonna sonora sono una combo meravigliosa che ritrae questo dramma familiare e sfaccettato.
Gli occhi della Olsen bucano lo schermo fin dai primi minuti e l’attrice riesce a rendere perfettamente la dicotomia del suo personaggio, le sue luci e le sue ombre, la sua facciata e il suo tormento interiore.
Jesse Plemons, imbruttito apposta per l’occasione, regge la scena discretamente, anche se non così bene come la sua collega. Gli altri protagonisti, Betty (Lily Rabe) e Pat (Patrick Fugit), sebbene abbiano un minutaggio ridotto, sono degli ottimi comprimari che aggiungono realismo alla narrazione.
Love & Death funziona non solo per la parte crime-drama della vicenda (che per adesso è solo accennata), ma per tutto ciò che avviene prima dell’uccisione di Betty.
Una storia dai contorni ancora misteriosi (non si sa se davvero Candy abbia agito per legittima difesa) ma, allo stesso tempo, una storia di fragilità e debolezze con cui il pubblico può immedesimarsi. Meno la parte con l’ascia, si spera.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Interpretazione superlativa di Elizabeth Olsen. Da Emmy!
  • Molto buona anche la performance dei comprimari
  • Regia e fotografia
  • Colonna sonora sempre on point
  • Il tradimento di Candy e Allan specchio delle insicurezze e delle fragilità che molta gente vive sulla propria pelle
  • Atmosfera da fine anni ’70 resa al meglio
  • Per adesso nulla da segnalare

 

Un secondo episodio praticamente perfetto per la nuova creatura di David E. Kelley, maestro dei drammi familiari e di bugie nascoste sotto al tappeto. Per adesso difficilmente si riesce a staccare gli occhi dallo schermo.

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Se volete entrare nelle sue grazie, non dovete offendere: Buffy The Vampire Slayer, Harry Potter, la Juventus. In alternativa, offritele un Long Island. La prima Milf di Recenserie, ma guai a chiamarla mammina pancina.

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