Questo secondo episodio di Narcos: Mexico è praticamente un episodio modello per una serie sulla criminalità organizzata, grazie all’utilizzo di molti stilemi classici del genere in un ensemble ben organizzato ma, appunto, quasi troppo costruito.
Il classico matrimonio della figlia/sorella del boss è l’evento centrale dell’episodio utilizzato sia per presentare allo spettatore la nuova voce narrante, la giornalista Andréa, sia per fare una sorta di recap della situazione di equilibri e potere tra i cartelli, preparando il terreno alla guerra profetizzata da Felix nel finale della precedente stagione.
Il tutto è condito dalla solita azzeccatissima scelta musicale che culmina nella perfetta chiusura finale.
L’episodio si conclude con una fugace apparizione di Amado, il cui carisma lo rende notevole anche quando ha solo due minuti sullo schermo e due battute. Il testo di The Way I Lose My Mind in sottofondo ben rappresenta il suo status come uomo e come capo del cartello.
“Alone and so afraid is the way I start each day,
And staying up all night is the way I fall to sleep.”
MATRIMONI CRIMINALI
Il matrimonio di Enedina, sorella di Benjamìn Arellano Félix, è il classico matrimonio/festa “criminale”, come se ne sono visti in Narcos ma anche in prodotti italiani come Romanzo Criminale e Gomorra. È un evento che viene sfruttato per tessere le giuste relazioni favorevoli al negocio e per rimarcare lo status della famiglia che lo organizza, tra vestiti sgargianti e tavole imbandite. Tanto che anche gli invitati dei cartelli non fanno a meno di notare lo sfarzo che loro non potrebbero permettersi a causa dei tributi da pagare alla famiglia Arellano.
L’intento non potrebbe essere più chiaro: mostrare che le piazze sono scontente dell’attuale “equilibrio” e sono anche pronte a ribellarsi da un momento all’altro. Lo sguardo infastidito del giovane El Chapo deriso e l’episodio del camion fanno presagire che, quello che sarà un narcotrafficante dal nome noto al grande pubblico tanto quanto Pablo Escobar, è pronto a scattare grazie a una buona dose di follia e insubordinazione rispetto a regole e gerarchie.
Il matrimonio è teatro di altre dinamiche classiche delle narrazioni “mobster”, come gli affronti pubblici di poco peso pagati con la morte o i battesimi criminali che passano da dimostrazioni di violenza, trasformando ragazzi dall’indole apparentemente buona in assassini imitando quelli che sono gli unici idoli modelli per chi nasce e cresce in un ambiente di quel tipo.
GIORNALISMO E NARCOS
Dopo una season premiere incentrata su Amado, Narcos: Mexico nel secondo episodio esplora un nuovo personaggio di cui finora lo spettatore ha udito solo la voce, essendo quella narrante della stagione. Andréa ha la faccia e l’atteggiamento di una che non durerebbe molto indagando sui narcotrafficanti. Sarà quindi interessante vedere come proseguirà la sua indagine, guidata da un buon intuito giornalistico, uno sfacciato coraggio e una pincha determinazione profonda.
Nelle stagioni messicane di Narcos si è dato molto più spazio alla battaglia tra i clan o tra la DEA e i narcos. È interessante che, in questa stagione, si inserisca l’aspetto dei media, che fu molto più presente in Narcos, viste le vicende mediatiche di Pablo Escobar.
La voce indipendente di La Voz promette di dare filo da torcere ai narcotrafficanti ma si può già immaginare che sia una battaglia persa. Sebbene non sia mai esistito una testata messicana con quel nome, il riferimento indiretto potrebbe essere quello a un giornale, Zeta, che effettivamente negli anni ’90 ebbe degli intercorsi con narcos e politici corrotti che, con un eufemismo, ci si limiterà a definire spiacevoli.
Proprio questo tipo di legami è il collegamento che ha fatto Andréa con le sue indagini (anche se viene da chiedersi come mai non fosse cosa nota che il figlio di un giudice sia il miglior amico di un componente diretto della più importante famiglia di narcotrafficanti di Tijuana).
BEEP BEEP
“I’m tired of fucking losing”.
“That’s not the job, Walt. Chasing the win. We try and stay even. That’s all we can do.”
“Sir, that’s the biggest load of bullshit I ever heard.”
Parallelamente c’è la storyline di Walt con l’ennesima debacle di un piano per catturare i cattivi che viene portata avanti con una decisione finale imprevista ma facilmente ribaltabile da qualche novità nel mondo narcos che convincerebbe Walt a restare.
La faccia da cane bastonato di Walt è più che comprensibile alla luce del fatto che al povero agente non ne va mai bene una. Tutti i suoi sforzi per combattere i narcos risultano vani, quando non controproducenti, in una sorta di rievocazione degli sforzi di Willy il Coyote nel catturare l’imprendibile Beep Beep.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Narcos: Mexico, all’inizio della terza stagione sembra avere in serbo sia elementi di novità che continuità riguardo al modo di raccontare le dinamiche dei narcotrafficanti e di chi gravita loro intorno. Insomma, un buon inizio.
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