In Lucasfilm non si butta niente, si ricicla tutto. È noto ormai come, negli anni della trilogia sequel, in Lucasfilm venivano pianificati parallelamente degli spin-off, col sottotitolo “A Star Wars Story” (Rogue One, Solo), da far uscire al cinema. Era questo il piano originario, alternare praticamente ogni anno un film della saga e un nuovo spin-off proseguendo con una trilogia diretta da Rian Johnson al termine della Saga degli Skywalker. Tuttavia, per fortuna, dopo qualche tonfo, hanno capito che Star Wars non è l’MCU. Guerre Stellari al cinema dev’essere un evento, che non può riproporsi ogni anno come l’influenza stagionale.
Tra i progetti in cantiere che i fan all’epoca attendevano maggiormente c’era, ovviamente, uno spin-off dedicato a Obi-Wan Kenobi. Data l’impostazione narrativa data alla serie di Deborah Chow è facile intuire come quel progetto sia stato semplicemente riciclato e diluito, per trasformare un film in uno show da sei episodi. Se i primi due rappresentavano il “primo atto” di una sceneggiatura standard, ecco che con questa terza “parte” ci si avventura nella fase centrale, con tanto di primo incontro ravvicinato col villain (e che villain) e primo duello. D’altronde sin dall’annuncio, Obi-Wan Kenobi era stato pubblicizzato come lo show che avrebbe portato su schermo il “rematch del secolo“. È tornato Hayden Christensen, è tornato James Earl Jones, è tornato Darth Vader.
IN FUGA
Obi-Wan Kenobi si trova alle strette, in una posizione scomodissima. Dopo essersi nascosto, come un fantasma, su Tatooine, per ben dieci anni, si ritrova ora esposto a un rischio enorme. Il maestro Jedi ha infatti gli Inquisitori alle calcagna, con una Terza Sorella più motivata che mai, e un vecchio amico all’orizzonte in cerca di vendetta. Anakin Skywalker è vivo, Obi-Wan non l’ha ucciso su Mustafar, e questo pensiero lo tormenta, provocandogli visioni e terrore. È bellissimo veder sprofondare ancor di più nelle tenebre un personaggio già di per sé pieno di rimorsi e delusioni. Così come Luke in Episodio VIII, anche Kenobi pare essersi chiuso alla Forza, divenendo un lontano parente del valoroso Jedi che ha combattuto le Guerre dei Cloni.
La prima metà di questa “Part III” serve a metabolizzare l’informazione ricevuta da Reva sul finale dello scorso episodio. Bisogna anche spendere due parole sulla bravura di Vivien Lyra Blair, del direttore del casting, e della regista Deborah Chow, capaci insieme di ritrarre una perfetta giovane principessa. Tutte le caratteristiche del personaggio, interpretato dalla compianta Carrie Fisher, vengono immortalate da ottimi dialoghi e una discreta interpretazione. Strappa applausi ai fan più hardcore anche la scena all’interno del Cammino, che nomina Quinlan Vos, e la divertente interpretazione di Zach Braff, nei panni (virtuali) di un alieno collaborazionista.
GIOCHI DI POTERE
All’Inquisitorio le cose invece si fanno frizzanti. Con la (temporanea) dipartita del Grande Inquisitore c’è una lotta aperta per ereditarne il ruolo. In particolare sono il Quinto Fratello e la Terza Sorella, Reva, ad ambire maggiormente alla leadership. “Part III” si addentra nelle sfumature appena accennate nei precedenti episodi. In particolare va ad indagare sulla caratterizzazione e sulle motivazioni che spingono Reva ad una caccia ossessiva a Obi-Wan Kenobi. Sicuramente non si tratta solo di ambizione, i suoi occhi non sono gialli, consumati dalla rabbia del Lato Oscuro, ma anzi brillano davanti al simbolo dell’Ordine Jedi intagliato sulle pareti del Cammino. Moses Ingram ne esce un po’ più forte da questo episodio, dopo le interpretazioni un po’ più scadenti della scorsa settimana, e l’ingiustificata shitstorm a stampo razzista nei suoi confronti.
Traballa un po’ la sceneggiatura, che vede la Terza Sorella arrivare inspiegabilmente al termine del corridoio prima di Leia. In ogni caso a fine puntata i protagonisti si trovano con le spalle al muro, dopo aver ricevuto una sonora sconfitta. La speranza, già appesa a un filo, è probabilmente svanita con la piccola principessa rapita dagli Inquisitori e Kenobi ridicolizzato dal suo ex Padawan e amico. Non ci sono orizzonti per un risvolto positivo, ed è una cosa positiva per uno show di cui già si conosce la fine.
Darth Vader: “I am what you made me.”
LA LEGGE DEL CONTRAPPASSO
“Part III“, però, passerà probabilmente alla storia come l’episodio che ha introdotto sul piccolo schermo il personaggio di Darth Vader. Forse il più riconoscibile della saga di Star Wars, che dopo anni di assenza torna non come semplice comparsa, bensì come vero e proprio personaggio secondario. Dopo aver steso un velo pietoso sul doppiaggio italiano (Foschi troppo anziano, Biagini non considerato) si può discutere sul ritorno del Signore dei Sith e del suo nuovo faccia a faccia con il suo vecchio maestro. Il Vader portato in scena dalla Chow è un personaggio a metà tra la furia impetuosa di Anakin di Episodio III e il freddo cinismo del Vader di Episodio IV.
Il faccia a faccia su Mapuzo più che un duello è un inseguimento, con il Sith che gioca al gatto e al topo con il suo acerrimo nemico. Kenobi viene colto totalmente alla sprovvista, fuori allenamento e non più un abile combattente. Il Jedi riesce a stento a difendersi da Anakin, che si diverte a torturarlo. La vendetta di Vader passa per le fiamme, facendo provare a Obi-Wan un briciolo della terribile esperienza avvenuta su Mustafar. La sequenza si svolge totalmente al buio, con le sole spade laser ad illuminare, simboleggiando la luce e il Lato Oscuro pronti a scontrarsi. Richiama per certi versi il duello de L’Impero Colpisce Ancora, con Luke non addestrato che prova a sfuggire da Vader piuttosto che affrontarlo.
Così anche Obi-Wan fugge, però a causa della paura, che non dovrebbe mai affliggere un cavaliere Jedi. Kenobi ha paura, non si nasconde per addestrare Luke, si nasconde per paura di morire. Cerca conforto nel suo maestro ma teme il suo apprendista. È la paura che lo fa scappare appena vede la figura di Vader, ed è la paura che sancisce la sua sconfitta. Sotto gli occhi di un Vader parzialmente soddisfatto di aver dato un assaggio dei suoi nuovi poteri, ma sicuramente impaziente di finirlo nelle prossime puntate.
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L’ultima grande pecca è l’assenza dei temi musicali famosi della saga di Star Wars. Dopo tre episodi non c’è stato ancora nessun richiamo ad alcun tema di John Williams, ed è un peccato non ascoltare le storiche note per quanto riguarda la Principessa o la Marcia Imperiale. Questa scelta smorza parecchio il pathos di un prodotto altrimenti degno del grande schermo. La speranza è essere smentiti nei prossimi episodi.
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Giovane musicista e cineasta famoso tra le pareti di casa sua. Si sta addestrando nell'uso della Forza, ma in realtà gli basterebbe spostare un vaso come Massimo Troisi. Se volete farlo contento regalategli dei Lego, se volete farlo arrabbiare toccategli Sergio Leone. Inizia a recensire per dare sfogo alla sua valvola di critico, anche se nessuno glielo aveva chiesto.