The Bear 1×02 – 1×03 – 1×04 – Hands – Brigade – DogsTEMPO DI LETTURA 5 min

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The Bear 1x02 recensioneSe dopo aver visto “System” si è proseguito nella visione di The Bear, a questo punto si può dire di avere un’impressione un po’ più concreta e a tutto tondo di ciò che la serie scritta e diretta da Christopher Storer vuole offrire al pubblico. Ed è assolutamente un’impressione positiva. Per la precisione, tra il secondo (“Hands”) ed il quarto episodio (“Dogs”) emerge più chiaramente sia il tono che le problematiche al centro della serie.
D’altronde, come già detto, i 30 minuti della series premiere non erano sembrati sufficienti per avere un quadro generale e, proprio come lato negativo, si era enfatizzata la necessità di avere subito a disposizione il resto della serie per poterla valutare nella sua interezza.
Questi tre episodi rappresentano esattamente la risposta alle tante domande circa il DNA di The Bear, un DNA grezzo, molto frenetico ma anche ricco di sofferenza e di quella spregiudicatezza che ricorda in qualche modo anche l’altra serie ambientata a Chicago che ha portato in auge Jeremy Allen White: Shameless. D’altronde in quale altro posto al mondo si potrebbe buttare dello Xanax in un cocktail analcolico ad una festa di compleanno e passarla indenne?

LE PROBLEMATICHE FAMILIARI


Nonostante si sia passato il traguardo di metà stagione, rimane comunque molto da affrontare per quanto riguarda i problemi irrisolti della famiglia Berzatto. Nello specifico è palese che ci sia del risentimento tra i due fratelli rimasti (Carmy e Sugar) ma è soprattutto del terzo fratello (il defunto Mikey) che si vuole parlare perché è come un enorme elefante rosa all’interno della stanza cucina. Un elefante che non viene quasi mai nominato ma che ha un impatto così forte e costante su tutto e tutti che è come se fosse sempre presente.
Da un lato questo trittico di episodi è molto utile perché, nella sua voluta assenza, viene fatta emergere ancora di più l’ombra e l’influenza di Mikey sia su Carmy che sugli altri dipendenti del The Original Beef Of Chicagoland, dall’altro rimane sempre viva e vivida la sua gestione del ristorante e l’eredità che si è lasciato dietro. Lettera esclusa.

The Bear 1x03 recensioneLE PROBLEMATICHE LAVORATIVE


E proprio quest’eredità è ancora poco chiara ai nuovi arrivati Carmy e Sydney. Un’eredità che viene da svariati anni di lavoro ed una routine non proprio perfetta (anzi, molto migliorabile) che cozza prepotentemente sia con i modi di lavorare a cui Carmy è abituato, sia con le ambizioni di Sydney che sembra essere l’unica ad avere un piano a lungo termine per tutto il locale.
Le due new entry sono un piccolo team, non rodatissimo ma comunque piuttosto allineato nell’obiettivo comune di migliorare The Original Beef Of Chicagoland, dall’altra parte ci sono ovviamente un paio di persone restie al cambiamento che si chiamano Richie e Tina. Una contrapposizione di character che fa molto bene allo show di Storer che non ha creato degli antagonisti con delle idee in comune ma due personaggi che sono invece motivati dalla paura del cambiamento, dalla paura di non avere più un posto di lavoro, dalla paura di dover ammettere che possono imparare da qualcuno più giovane di loro.
Chiaramente Storer non vuole creare uno show che mostri in maniera dicotomica il giusto (Carmy-Sydney) e lo sbagliato (Richie-Tina), tutti i protagonisti hanno le loro sfumature e compiono errori su base quotidiana che provano a nascondere ma che alla fine danneggiano tutti. È il caso di Carmy con il pacchetto di sigarette che causa il downgrade del locale, è quello di Sydney che fa rovesciare la pentola, è quello di Richie che compie costantemente scelte borderline e al limite dell’essere sensate.
Però non sono solo gli errori “fisici” a contare ma anche quelli “mentali” dove emerge quel senso continuo di faida e ripicca dispettosa che non può giovare. Le piccole ma frequenti faide tra Carmy e Richie sono un esempio, ma lo sono anche i passi successivi che mostrano un certo livello di motivazione e perdono che rappresentano il lato buono dello show.

The Bear 1x04 recensioneLE PROBLEMATICHE PERSONALI


A margine di tutto ciò ci sono poi i problemi di ciascun personaggio che vanno più o meno ad aumentare il livello di frustrazione a lavoro e, di conseguenza, le reazioni inconsuete/impreviste che portano ad una possibile escalation/lite.
Anche qui Storer dipinge un ottimo quadro piuttosto interessante. Da un lato Mickey si rivela essere esattamente il tipo di character con problemi a casa che verosimilmente vedono una donna divorziata ed una figlia che lo vede molto poco; dall’altro c’è Carmy che continua ad usare il lavoro come valvola di sfogo ma soprattutto come scusa per non affrontare la morte del fratello. La visita agli Alcolisti Anonimi lascia intendere anche un recente passato che stratifica il personaggio senza che parli dei suoi problemi o lo si veda bere.
In questo trittico di episodi c’è veramente tanto di non detto ma ci sono anche alcuni momenti sporadici in cui la sofferenza e i sentimenti prendono possesso dello show, il tono diventa ancora più serioso e solo il brusco salto della telecamera allontana temporalmente lo spettato dalla realtà dei fatti che furono, vedasi Carmy al lavoro nei suoi flashback in cucina.
Tutti in qualche modo vedono nel lavoro al The Original Beef Of Chicagoland un’ancora di salvezza dalla propria realtà e i più fortunati hanno semplicemente quello e non sono pronti a cambiare praticamente niente che possa peggiorare la situazione già difficile. Resta solo da capire come l’impatto di Sydney e Carmy modificherà ulteriormente gli equilibri già piuttosto instabili del locale.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Richie continua a confermarsi il character più interessante dello show con tutta la sua imprevedibilità
  • Nuove dinamiche dentro la cucina
  • Faida interna tra Sydney e Tina
  • Il pupazzo a forma di hot-dog
  • La lettera di Mikey a Carmy nascosta da Richie è una bella spada di Damocle
  • Rapporto Carmy-Sydney
  • Rapporto Carmy-Richie
  • Trama orizzontale ancora un po’ grezza nel complesso

 

Volendo andare più nel dettaglio, ci si trova di fronte a due Thank Them All pieni (“Hands” e “Brigade”) e ad un Save Them All abbondante (“Dogs”), quindi la media porta ad una votazione più che positiva. Manca ancora qualcosa a The Bear ma la sensazione è che nella seconda metà di stagione ci sarà l’occasione di vederla. Nel frattempo si consiglia di continuare a mangiare degli autentici panini di carne italiana che si possono trovare solo a Chicago.

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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