Il secondo episodio della fortunata The Bear mette in evidenzia il nuovo passo che questa serie sta prendendo dopo l’esplosivo esordio della scorsa estate. La serie infatti sta acquisendo uno spazio diverso rispetto alla frenesia della prima stagione e si sta collocando sull’approfondimento dei personaggi, dei loro sentimenti e delle loro backstories, che precedentemente erano state solo accennate.
Proprio questi accenni, mischiati alla bruciante vitalità del dietro le quinte di un ristorante, erano stati gli ingredienti giusti per un piccolo capolavoro di regia e scrittura.
La seconda stagione non è da meno e nel secondo episodio, “Pasta“, si entra nel vivo del nuovo The Bear, sia il ristorante che la seconda parte della storia. Il menù è il vero protagonista e, come spesso è accaduto nella prima stagione, i personaggi danno il loro meglio in cucina soltanto quando riescono a sviscerare tutto il dolore e l’amore che hanno dentro.
Così mentre Sydney e Carmy sono impegnati nel trovare i piatti perfetti per il loro progetto, Ebra e Tina tornano sui banchi di scuola per un corso di cucina e dovranno fare i conti con il saper mettersi in gioco di nuovo.
Fak, Marcus Richie e Nat seguono i lavori al ristorante, ma anche qui Joanna Calo riesce a creare qualcosa dal niente. Mentre i personaggi seguono la ristrutturazioni (non si può immaginare qualcosa di più noioso di dipingere muri o aggiustare tubature) l’autrice immagina e scrive dei momenti esilaranti che dipingono delle sfumature dei personaggi che lo spettatore ancora non conosceva.
“Brain bypasses any kind of joy and just attaches itself to dread.”
CAOS BUT THOUGHTFUL
Nei primi scambi tra Sydney a Carmy si nota subito che i due, usciti fuori dall’inferno, sono ormai affiatati e veri partner del nuovo The Bear.
Sydney va a casa di Carmy per fare delle prove del menù e in questo luogo tutt’altro che intimo, dove il forno viene usato per tenere i Jeans, i due si lasciano andare all’intimità, let it rip. Proprio come il loro menù i due sono razionali, ma anche nel caos, le emozioni in gioco in questo progetto sono così tante che gestirle sembra difficile. Allora è normale che nell’attesa della grande tensione che li aspetta, Sydney chieda incuriosita a Carmy cosa si prova a lavorare sotto la pressione di un ristorante a 3 stelle, mostrando senza veli quanto anche lei voglia arrivare a quel livello. L’ammissione di non riuscire a provare gioia e di rimanere attaccati alla paura di perdere tutto quando lavori a un livello così alto è una palese metafora della vita che Carmy sta conducendo ormai da anni. Forse anche Sydney sta vivendo così, abituata ad andare avanti bypassando goffamente le emozioni, proprio come si deve fare per sopravvivere in una cucina stellata.
Nella parte dell’episodio che si svolge a casa di Carmy, si sviluppa il fulcro dell’intera narrazione, divisa tra paure, rimpianti e conti con il passato.
Il momento più significativo, che come da prassi in una serie ben fatta lo si può vedere e non ascoltare, è quando Carmy insegna a Sydney come si esprime “I am sorry“ nel linguaggio dei segni e il perché lui fa spesso questo gesto. L’aneddoto colpisce molto Syd che subito copia il gesto dimostrando che infondo lui è Carmy hanno molto più in comune di quanto si pensi.
“I need a chance, a second chance, a third chance, a fourth chance, a word, a signal.”
STRANGE CURRENCIES
In The Bear il passato è molto presente (lo si scoprirà ancora di più nella 2×06), ogni personaggio porta i segni di una vita intensa e di giorni vissuti non sempre sotto una buona stella. Il passato però raramente viene rappresentato tramite flashback, espediente sempre utile nel racconto, ma ormai abusato.
Gli autori si sono spinti in una direzione vincente, ovvero quella di trovare modi alternativi per raccontare le backstories dei protagonisti e farle arrivare dritte in pancia agli spettatori. “Pasta” è fino a ora uno degli episodi in cui il passato sale a galla fortissimo e benissimo e forse sbilanciandosi, l’episodio è un piccolo manuale di come si racconta la bibbia di un personaggio senza ricorrere ai metodi più consueti e banali.
Impossibile non emozionarsi quando Carmy incontra al supermercato Claire (Molly Gordon), una ragazza di cui il pubblico non sa niente, ma che in pochissimi minuti in scena con lui crea una bomba di emozioni e ricordi, ponendo le basi per approfondire un lato di Carmy che lui stesso ha messo da parte e che ancora non si è visto (tranne forse qualche scintilla tra lui e Syd, appena accennata).
Qua la regia fa il suo con una piccola chicca: inizialmente i due che si incontrano in un supermercato davanti al banco frigo, sono lontani, ma dopo uno stacco su un altro ambiente, si ritrovano molto più vicini e la camera si sposta sui primi piani per non perdere nessuna espressione di un incontro che sembra essere importante. Ugualmente per la prima volta si dà spazio al padre e quindi al passato di Sydney.
I due sono a cena per celebrare il compleanno della madre e tramite un aneddoto sui primi incontri tra i suoi genitori, si capisce che la donna è morta quando Sydney era molto piccola, “sono più vecchia di lei adesso”, dice la ragazza.
Tutto questo, si sa, finirà nei loro piatti e nel loro menù.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Se la prima stagione era fatta di ritmo, piani sequenza instancabili, sudore, bruciature e ferite da coltello, la seconda stagione inizia con un passo più riflessivo. Il The Bear ancora non esiste e per farlo esistere ogni personaggio deve prendersi il suo tempo. Il tempo è un aspetto in cui in questo episodio si gioca tutto, tra ricordi che ancora tormentano e la consapevolezza che questo è il momento di svolta sui cui investire tutto. Anche lo spettatore investe tutto, si commuove, ride ed è coinvolto. La qualità è sempre altissima, ma forse il meglio deve ancora venire.
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Vivo a Milano, ma sono una romana doc, guardo tante serie tv e film e nel mio tempo libero lavoro, faccio sport e viaggio tanto.
Mi piacciono molto i cani e amo le mezze stagioni, anche se non ci sono più.