“Luke Jack, io sono tuo padre”
Darth Vader Jean-Luc Picard
La terza stagione di Star Trek: Picard ha una responsabilità non da poco: dare un degno finale alle gesta dell’eponimo personaggio. E per farlo prosegue lungo il solco tracciato dalle due precedenti, ossia mettere di volta in volta Jean-Luc di fronte a fantasmi del passato: prima Data, poi Q, ora Beverly.
Non si tratta di semplice fanservice, perché questi incontri costringono l’ammiraglio a confrontarsi con paure, nevrosi e vuoti della sua lunga esistenza. E dopo essere rinato prima nel corpo, poi nello spirito, Picard deve fare i conti con una cosa che finora nella sua vita è mancata: la paternità.
Ebbene sì, Jack Crusher è il figlio di Picard e Beverly. Un colpo di scena non particolarmente inaspettato, anzi molto telefonato, ma non per questo meno potente.
STAR TREK “MARVELLIZZATO”
Il nuovo corso di Star Trek, inaugurato da Discovery e poi proseguito da Picard e da Strange New Worlds, è all’insegna della spettacolarizzazione a ogni costo. E’ forte l’influsso della saga cinematografica di J. J. Abrams, ma anche dell’universo Marvel che, piaccia o non piaccia, ha ormai settato le caratteristiche dell’intrattenimento fantascientifico d’azione per i prossimi anni, forse decenni. Nel bene e nel male.
E’ innegabile che da un punto di vista estetico le nuove serie Trek siano spettacolari. E anche questo episodio di Picard non è da meno: effetti speciali e CGI sono sempre a livelli altissimi, impensabili per le vecchie serie ma anche per molti prodotti sci-fi televisivi contemporanei.
Ma c’è un altro ingrediente dei film Marvel che a una storia moderna non può mancare: un villain. Su questo fronte, finora Picard ha sempre lasciato a desiderare, non offrendo antagonisti particolarmente efficaci e memorabili. Ma la nuova minaccia, la misteriosa Vadic, potrebbe colmare questa mancanza. La capitana nemica per ora si presenta spietata e priva di scrupoli, un contraltare perfetto per l’eroico Jean-Luc e per Riker, ma anche per l’equipaggio della USS Tytan.
E a proposito della Tytan, in questo episodio il capitano Shaw spicca come una gradita aggiunta alla saga. E’ una figura meno scontata di quanto potesse sembrare all’inizio: un uomo ligio al dovere e ai dettami della Flotta Stellare, al punto da andare persino contro un ammiraglio, ma non per questo totalmente disumano. Non al punto da abbandonare l’appena ritrovato figlio di Picard nelle mani di una signora del crimine aliena, almeno. Figlio che, per inciso, per caratterizzazione al momento ricorda un po’ la simpatica canaglia Starlord, dei soliti film Marvel.
SOTTO COPERTURA
Parallelamente, proseguono le avventure di Raffi, agente sotto copertura. La sua trama è ancora troppo acerba per poter dare dei giudizi sulla sua utilità nella vicenda generale, ma manca dell’appeal che almeno l’altro filone narrativo ha. I motivi sono due: il primo è che Raffi non è un personaggio storico della saga, quindi non può far leva sulla nostalgia dei vecchi fan. Il secondo, e ben più grave motivo, è che la scrittura che la riguarda non è particolarmente ricercata.
Anzi, almeno in un’occasione cade nel didascalismo più puro e indigesto. A un certo punto, infatti, Raffi incontra Jae, l’ex-marito. A questo punto si crea l’occasione perfetta per mostrarla dilaniata fra il desiderio di rivedere il figlio e la necessità di svolgere la propria missione come membro della Flotta Stellare, per far capire allo spettatore quanto questa donna soffra stretta fra il senso della famiglia e il dovere di soldato. E indovinate cosa fanno gli sceneggiatori? Fanno dire a Jae, l’ex-marito, che deve scegliere se parlare con il figlio o con il criminale Ferengi che sta cercando. Sì, proprio così. Deve scegliere, sulla base di non si capisce quale logica. Così come non si capisce perché un’opzione dovrebbe escludere l’altra.
Ovviamente Raffi decide di incontrare il criminale, laddove un personaggio con un minimo di sale in zucca avrebbe fermato la narrazione e si sarebbe voltata verso lo schermo per dire allo spettatore “Lo vedi quanto sono stupidi gli sceneggiatori?”. Nemmeno la considerazione che così facendo gli autori abbiano contrapposto lei e Picard, la donna che non può vedere il proprio figlio e l’uomo che scopre all’improvviso di averne sempre avuto uno, basta a rendere digeribile questa scelta di scrittura.
Tornando seri, la missione di Raffi prende una brutta piega ed è qui che entra in scena un altro di quei personaggi che i fan aspettavano con impazienza da anni: Worf. Una figura fondamentale nella saga di Star Trek, perché quando comparve nella serie The Next Generation simboleggiava l’integrazione che i Klingon stavano iniziando in seno alla Federazione e alla Flotta Stellare. Qui è “solo” una vecchia gloria in un ruolo di comando, ma chissà che in futuro non ci riservi sorprese.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Non un episodio perfetto, questo “Disengage”. Ma tolta la pigrizia e l’eccessivo didascalismo della scrittura in alcuni tratti, Star Trek: Picard sembra deciso a chiudere in bellezza, lasciandosi alle spalle le brutture della scorsa stagione e dando una degna conclusione alle avventure dell’ammiraglio dalla pelata più sexy di tutta la Federazione.
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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.