Dopo il dittico di “The Mask Of The Red Death“, la narrazione di The Flash pare essersi assottigliata sempre di più in episodi monotematici e verticali che seguono le vicende della famiglia Barry-West Allen.
La sensazione è quella di trovarsi di fronte più ad una sorta di soap-opera/family-drama che ad una serie sui supereroi, dal momento che sono più i sentimenti personali dei singoli character a prevalere che non la lotta contro il male (che sembra essere miracolosamente scomparso) o contro il villain di turno.
Il precedente “The Good, The Bad And The Lucky” andava anch’esso in tale direzione, non fosse altro che, almeno lì, un villain (per quanto macchiettistico) c’era.
Invece in questo “Wildest Dreams” si può dire, citando Corrado Guzzanti, che non c’è un vero e proprio nemico in quanto il nemico è “dentro di te“ (ed è un nemico sbagliato).
L’episodio è infatti, nel complesso una lunga seduta di psicoterapia dove la paziente in questione è Iris (Candice Patton) in preda ad una sorta di ansia da prestazione per il raggiungimento nientemeno del Pulitzer.
UNA LUNGA SEDUTA TERAPEUTICA
Sebbene i temi sviscerati possano anche essere apprezzabili (soprattutto se posti in correlazione con l’epica supereroistica americana per come la si conosce) rimane comunque la sensazione di aver sprecato 40 minuti buoni di tempo. Considerando inoltre un character dall’enorme potenziale come Nia/The Dreamer (Nicole Maines, già apparsa in altri prodotti The CW come Supergirl e DC’s Legends Of Tomorrow) che si sarebbe potuta sfruttare in maniera decisamente migliore.
La scena iniziale dell’episodio, infatti, non è affatto male a livello di costruzione della tensione emotiva. Tutto lascia presupporre che ci si trovi di fronte ad una nuova minaccia meta-umana, o forse ad un nuovo villain orizzontale.
Peccato che poi, alla fine, si scopre che il tutto nasce dalla volontà della Dreamer originale di far fare un percorso di formazione alla propria nipotina, non si sa bene perché, coinvolgendo anche la stessa Iris (probabilmente la parcella per la seduta divisa in due era più economica).
Il tutto rimarrebbe comunque plausibile, come iniziativa, se non fosse che le due, prigioniere del “mondo dei sogni”, rischiano la vita facendo questa esperienza. La domanda sorge dunque spontanea: e se non avessero risolto i loro problemi cosa sarebbe successo? Sarebbero morte lì?
Il tutto rimarrà un mistero fino alla fine ma l’importante, per gli sceneggiatori, è confezionare il solito finale “a tarallucci e vino” con morale iper-buonista e con una Nia che parla di fatto da sola senza che nessuno degli altri presenti si chieda il perché (o la interni in una casa di cura).
PROBLEMI DI COPPIA
E se questa, che è la storyline principale dell’episodio, è realizzata in maniera così scialba, peggio ancora risulta quella secondaria. In essa Khione (ennesima re-incarnazione di Danielle Panabaker) e Mark (Jon Cor) proseguono la loro relazione tossica fino ad un litigio finale che ha, come unico risultato positivo, quello di fare uscire di scena si spera definitivamente proprio il personaggio di Mark.
Sebbene tali character vengano tutto sommato definiti abbastanza bene (e anche i dialoghi e l’evoluzione caratteriale dei due è tutto meno che scontata), non si può non constatare come anche questo segmento narrativo venga risolto abbastanza sbrigativamente, quasi a volersi sbarazzare il prima possibile del personaggio interpretato da Jon Cor. Il che non è necessariamente un male considerando che tale personaggio non ha mai ingranato del tutto con il resto delle vicende raccontate.
Fa un po’ ridere però che questo obiettivo venga realizzato in un clima così serioso e con una scena finale che tende al malinconico come se si trattasse di un fatto di rilevante importanza per le sorti di tutto il Team-Flash. Si tratta, a tutti gli effetti, di un palese tentativo di cercare l’empatia con il pubblico femminile, che potrebbe riconoscersi nella vicenda di Khione, ma il risultato finale appare comunque troppo forzato per tale scopo.
Rimane comunque molto divertente la scena del litigio al bar con il pubblico dei commensali che si trova a commentare le parole dei due e a prenderne le parti, come un qualsiasi community di fan sui social network.
CONCLUSIONI
L’episodio dunque, nel complesso, continua con il climax discendente che ha ormai preso questa serie. Il problema di fondo sta nel fatto che manca un vero e proprio villain da combattere. Ma, ancora più a fondo, si potrebbe aggiungere che manca un vero e proprio scopo nelle azioni dei personaggi. I quali ormai sono in attesa semplicemente del momento in cui le varie “profezie” dal futuro si avvereranno, vivendo costantemente in attesa di queste.
Intanto però cresce anche la noia dello spettatore che da troppo tempo sta aspettando un qualche colpo di scena che ravvivi l’interesse per quanto visto e mostrato.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Episodio di raccordo di cui però non si capisce bene lo scopo dal momento che non porta assolutamente a nulla, annullandosi nella sua verticalità (come quasi tutti gli episodi dello show d’altronde). Ottimo spunto la ricomparsa di Nia/The Dreamer e anche le tematiche rappresentate, peccato che il tutto evolva in una lunga seduta terapeutica che poteva essere affrontata anche in altro modo senza troppi problemi.
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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!