Per scoprire che Neil Richard MacKinnon Gaiman fosse un autore poliedrico e particolare non bisognava aspettare di vedere “Lost Hearts” ma questo season finale episodio mette chiaramente in luce il perché di questa appena asserito. E d’altronde non potrebbe essere altrimenti visto che The Sandman non è un’adattamento come gli altri perché l’opera a fumetti è molto insolita e la trasposizione non può che essere altrettanto strana.
Mentre si scrivono queste righe (in colpevole ritardo) Netflix ha rilasciato un’altra puntata di The Sandman a distanza di due settimane dal rilascio di questa stagione, il che priva “Lost Hearts” del titolo di season finale pur chiudendo il ciclo narrativo relativo a The Corinthian e Rose Walker.
E reiterando quanto detto poche righe più sopra, il modo in cui tutto giunge ad una conclusione è estremamente diverso rispetto a come uno show televisivo ha abituato il pubblico, ma “diverso” non significa necessariamente un qualcosa di negativo ma ovviamente non potrà lasciare tutti soddisfatti principalmente per via dell’aritmia narrativa.
L’ATIPICA CHIUSURA DI TRE STORYLINE VERTICALI
Dream: “You disappoint me, Corinthian. You and these humans you’ve inspired and created… disappoint me.”
Corinthian: “I’ve done my best to be what you made me.”
Dream: “No, you’ve done your worst, which was in so many ways what I had hoped. You were my masterpiece.“
Come già scritto più volte, l’impostazione della versione cartacea di The Sandman rende piuttosto complicata la trasposizione televisiva, che è anche il motivo per cui ci sono voluti un paio di decenni prima di riuscire a partorire questa bella stagione. L’atipicità dello scheletro di questo ex season finale mostra ancora più chiaramente le difficoltà di redigere una sceneggiatura che tiri le somme della stagione e anche delle varie trame lasciate in sospeso.
Jay Franklin, lo sceneggiatore con il peso del mondo sulle sue spalle, ha optato per suddividere nettamente “Lost Hearts” in tre parti adattando The Sandman #14 e The Sandman #16 (non il The Sandman #15 che era invece stato inserito in “Playing House“) come meglio poteva ed il risultato, per quanto atipico, ha il suo fascino. Probabilmente per come sono state impostate e girate le precedenti nove puntate, la chiusura della storyline del Corinzio poteva essere inserita nella precedente “Collectors“ ma si è evidentemente preferita una chiusura con un cliffhanger nella scorsa lasciando ai primi 12 minuti di questo episodio il compito del vis a vis tra Dream e The Corinthian.
Come viene fatto intendere anche dal finale (“The world does not need a new Corinthian quite yet.“), lo scontro iniquo tra “padre” e “figlio” si consuma fugacemente ma lascia immaginare che in un futuro non troppo lontano il character interpretato magistralmente da Boyd Holbrook (compianto Steve Murphy di Narcos) ritorni. Si preferisce quindi un faccia a faccia che si conclude piuttosto velocemente per lasciare poi spazio a Rose Walker e ad un po’ di riflessioni.
IL LENTO CRESCENDO DELLA TRAMA ORIZZONTALE
Dream: “For the Dreaming and the waking world to live, the vortex must die.”
Rose: “Then what’s the point of a vortex? Why do we even exist?”
Dream: “Honestly…”
Fiddler’s Green: “I have a theory: when a human is at the center of the Dreaming, is it not to remind us that we exist because humans dream, not the other way around?“
Guardare The Sandman richiede pazienza ed un’apertura mentale che deve essere improntata alla visione di un progetto di lungo raggio e che non si estende semplicemente in una sola stagione. Character che vanno e character che vengono sono normali nell’universo creato da Gaiman e come tali vanno apprezzati, presi quando vengono messi in primo piano e poi lasciati andare quando è richiesto. Tanto ritorneranno…
Da questa prospettiva vanno (ri)visti tutti i character e le guest star introdotte finora, dal John Dee di David Thewlis alla rivisitazione di Constantine di Jenna Coleman senza ovviamente dimenticare Brienne Of Tarth Lucifer Morningstar di Gwendoline Christie o Desire di Mason Alexander Park. L’addio a Rose Walker è chiaramente un arrivederci a quando il figlio senza nome di Lyta Hall verrà richiamato in causa visto che è stato concepito nel Sogno, però sorprende positivamente il plot twist (“Wait, the father of your child had golden eyes?“) che vede Rose e Jed come pronipoti di Desire perché dona a tutta questa trama “verticale” un tenore più “orizzontale” che avrà chiaramente ripercussioni nel lungo periodo.
Questo è ciò per cui l’opera di Neil Gaiman è venerata e questo è il motivo per cui questa 1° stagione di The Sandman è stata solo una lunga introduzione a tutto il potenziale ancora da sviscerare. Un’introduzione non priva di sbavature ma che ha sicuramente superato lo scoglio più grande: non fallire una trasposizione così difficile e complicata.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Si sarebbe voluto concedere un Bless Them All ma, oggettivamente, sarebbe stato troppo per un season finale episodio un po’ troppo atipico e aritmico per il gusto di tutti. Rimane comunque un’ottima puntata che segna il passaggio verso una nuova fase di The Sandman e va apprezzata per la coerenza mostrata finora.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.