“The Engram” ha iniziato più che discretamente lo spettatore allo show tratto dall’omonimo romanzo di Jack Carr con protagonista il Capitano del Alpha Platoon, SEAL Team 7, James Reece. Un James Reece interpretato più che egregiamente da Chris Pratt, che regge comodamente sulle sue spalle l’intero show.
Quanto visto nella series premiere non era quindi solo un buon inizio e viene riconfermato da un secondo episodio (che in genere è sempre il più difficile da scrivere/girare) addirittura superiore al precedente. Il tutto pur riproponendo alcune tecniche già viste, come il mix di flashback ed allucinazioni, ma soprattutto andando ad esplorare quel lato spionistico che, di fatto, è il valore aggiunto di questo thriller militare.
CIÒ CHE FUNZIONA
Se “The Engram” giocava moltissimo su questo strano mix fatto di realtà ed allucinazioni, lasciando ampio margine di manovra per far divertire sceneggiatori e registi, “Encoding”, pur confermando una certa dose di flashback che si fondono con la realtà circostante, comincia a mettere dei punti fissi nella trama. Punti fissi che sono necessari per creare un legame con lo spettatore, catturando la sua attenzione e guadagnandosi la sua curiosità per i restanti sei episodi.
The Terminal List gioca moltissimo sui dubbi circa le teorie complottistiche di Reece (che sembrano rivelarsi molto corrette) e una realtà che invece sembra rappresentarlo come un classico soldato affetto da un molto ingombrante PTSD. Finora si era infatti molto dipesi dalla narrazione, vista attraverso gli occhi di Reece, però con l’aiuto e la conferma del suo amico Ben Edwards tutto cambia ed assume connotati più realistici che stuzzicano lo spettatore assetato di complotti.
A guadagnarne sono ovviamente il ritmo, in crescendo per tutta la durata dell’episodio, e anche le scene d’azione che confermano la necessità di un attore come Pratt in questo ruolo.
CIÒ CHE NON FUNZIONA
Tra i lati negativi di “Encoding” c’è sicuramente la lacuna della componente emotiva che raramente emerge come dovrebbe. Pur considerando tutte le scusanti del caso, trattandosi di un protagonista che è in pieno shock dopo aver perso tutto il suo plotone in un agguato e subito dopo moglie e figlia, c’è la sensazione che il lutto non sia stato affrontato nel modo più giusto/realistico possibile. Ciò è un problema perché rappresenta un’occasione persa per rendere ancor più tridimensionale il personaggio di James Reece, unico superstite, che chiaramente non ragiona lucidamente ma al tempo stesso non si dimostra nemmeno così affranto.
Le scene al funerale sono un buon esempio per giustificare la sua “assenza” psicologica che viene poi tradotta in vendetta ed azione militare ma non sono sufficienti ad uno spettatore che non è ancora legato emotivamente al protagonista. Questo modo di reagire alla tragedia personale è piuttosto anonimo e può intaccare l’opinione del pubblico che, pur col beneficio del dubbio, qualche domanda se la pone. Specialmente perché quest’assenza di focus sulla gestione del lutto arriva di pari passo all’introduzione di un paio di character durante il funerale che si prendono un po’ di minutaggio senza nemmeno essere introdotti, il che appare piuttosto strano.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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“Encoding” conferma le potenzialità viste nel pilot e alza il tiro chiarendo le difficoltà psicologiche di un protagonista che però sembra essere molto più lungimirante di tanti altri. Se proseguirà così, The Terminal List può serenamente considerarsi un’ottima sorpresa per questo 2022.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.