The Walking Dead: Dead City 1×04 – Everybody Wins a PrizeTEMPO DI LETTURA 3 min

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Recensione The Walking Dead: Dead City 1x04Essere orfani di The Walking Dead in questo momento non è ancora possibile in quanto il primo spin-off della serie è, sfortunatamente, ancora in onda. Ma per quelli vergini dalla visione dello “splendido” Fear The Walking Dead, Dead City è il primo di altre tre costole che terranno compagnia, per diverso tempo, a tutte quelle persone in astinenza di zombie vaganti e colonie di umani pronte a sterminarsi tra di loro.
Tuttavia, arrivati oltre il giro di boa di questa prima ed unica (?) stagione, si ha l’assoluta certezza di essere di fronte all’ultimo formato di TWD, quello prolisso, noioso, apatico, scontato, mediocre e mille altri aggettivi dispregiativi per uno show che ha deluso praticamente tutti. Eppure, c’è un motivo che continua ad accumunare tutte quelle persone che continuano ostinatamente a guardare i prodotti del franchise degli zombie camminanti e quel motivo è la nostalgia.

“You know what? Honestly… No, I’m not. (Ready) And no, it’s not ‘cause he wants me dead. Hell, lots of people have wanted me dead. It’s hard to explain, you know? It’s… the closer we get to the Croat… it just starts to feel a bit too goddamn familiar. Like, if he starts talkin’, it won’t be him at all. It’s gonna be the echo of some song that I don’t wanna hear no more.”

IL MALE ASSOLUTO


In oltre un decennio dall’inizio dello show cardine di AMC, ci si è soffermati a più riprese a riflettere sul significato del titolo della serie e la conclusione a cui si è sempre arrivati è che gli zombie siano i superstiti che cercano, con enormi difficoltà, di ricrearsi una nuova vita. Il male, tranne nelle primissime stagioni in cui erano effettivamente i vaganti, è stato rappresentato sottoforma di colonie rivali di essere umani, con Rick & Company che hanno dovuto più volte sconfiggerli prima di venire annichiliti. In Dead City si è scoperto un nuovo male, forse quello principale ed assoluto che appare sottoforma di Ginny. La giovane ragazza traumatizzata si è inserita in breve tempo e con molta classe tra i peggiori character dell’intero franchise, primato che condivide fieramente con Sam Anderson e Sophie.
Il fatto che la povera Ginny sia il Male Assoluto della serie non dipende ovviamente dall’interpretazione della giovane attrice, bensì dall’imbarazzante sceneggiatura che ha reso dannosa la presenza della ragazza rendendo inutile gli ultimi istanti dello scorso episodio e portando Maggie ad avere necessità di un TSO. L’unico merito della presenza del Male Assoluto è l’interessante ed adrenalinica scena di combattimento attorno e dentro l’ottagono. Un ambiente decisamente innovativo nel mondo di The Walking Dead per affrontare i vaganti.

IL BUONO, IL BRUTTO E IL COGLIONAZZO


Come discusso un paio di paragrafi più su, la nostalgia è tutto quello che può incentivare una persona a tuffarsi sull’ennesimo e scontato prodotto seriale targato TWD. Ed ecco quindi che non si può che apprezzare il piccolo, ma emozionante, ritorno di Simon all’interno del franchise. Momento ammirabile anche se presente all’interno di un posticcio flashback.
E non può che essere questo il momento migliore se per metà del resto dell’episodio Negan e Il Croato si sono divertiti a giocare a il gatto e il topo a suon di fischietti ed arpioni. Momenti così mal sceneggiati che risultano talmente poco credibili da danneggiare quanto di buono creato nei minuti precedenti.
Ed è un peccato perché l’intero franchise continua imperterrito a commettere gli stessi errori, senza mai imparare. Ultimo in ordine di tempo, quello di creare il personaggio interpretato da Željko Ivanek come un villain totalmente generico nonostante il particolare background e l’aspetto sui generis.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Lo scontro vicino all’ottagono
  • Il breve ma apprezzato ritorno di Simon
  • Ginny: il Male Assoluto
  • Tom & Jerry (Negan & Il Croato)
  • Lo sceriffo, per gli amici il coglionazzo
  • Maggie ha bisogno di un TSO

 

The Walking Dead: Dead City è lo show che tutti si aspettavano: una costola senza idee dello show principale. Nonostante questo, non si può che continuare a guardarlo per l’effetto nostalgia e per la confortevole sensazione di sapere benissimo cosa si sta guardando.

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Detto anche Calendario Umano, si aggira nel sottobosco dei prodotti televisivi e cinematografici per trovare le migliori serie e i migliori film da recensire. Papà del RecenUpdate e Genitore 2 dei RecenAwards, entra in tackle in pochi ma accurati show per sfogarsi e dire la propria quando nessuno ne sente il bisogno.

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