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Con gli ultimi due episodi prima del finale di stagione (e di serie?), la situazione si complica in casa dei Turner. Lo show prodotto da M. Night Shyamalan, infatti, cerca di tirare le somme e portare a termine le storylines, schiacciando leggermente il piede sull’acceleratore.
Partito con il piede giusto, Servant stava cominciando ad adagiarsi un po’ troppo sugli allori e tirare per le lunghe il mistero che aleggia attorno alla figura di Leanne. Certo, con puntate relativamente brevi, in netto contrasto con la moda del momento di allungare a dismisura il minutaggio, era quasi impossibile consegnare episodi sempre all’altezza e ricchi di eventi, ma dopo il giro di boa si sentiva il bisogno di una spinta in più.
In “Boba”, il focus dell’episodio ricade su Julian ed il pesante fardello che il ragazzo porta con sé. Rupert Grint, spogliato dalla divisa di Griffondoro, si trova a suo agio in una produzione drammatica e rende fiero chiunque si sia occupato della scelta del casting. Liberatosi della maschera da uomo egoista ed egocentrico, Julian si lascia andare e confida a Leanne il segreto che Dorothy e Sean hanno nascosto a tutti.
Il mistero di Servant, dunque, non concerne semplicemente il personaggio di Leanne e i suoi poteri spirituali/paranormali, ma il dramma vissuto dalla famiglia Turner, in particolare da Dorothy. Nelle precedenti puntate, infatti, il pubblico aveva potuto carpire qualche indizio riguardo la donna ed il suo rapporto con Jericho, sia da bambola che da bimbo in carne ed ossa. Ora il riferimento si fa molto più esplicito, lasciando intendere che la morte di Jericho non sia stata così casuale.
La donna, oberata di responsabilità ed incapace di far fronte ad una probabile depressione post-partum, sembra essere responsabile della morte del piccolino e la presenza della tata pare proprio essere legata a questo evento straziante.
Ancora una volta, il dualismo di Leanne si erge a fil-rouge della serie; gli autori, infatti, giocano a ping-pong con il pubblico che, nonostante siano passati otto episodi dall’inizio della storia, non riesce a dare una netta definizione agli intenti della ragazza. Leanne non viene mai presentata come prettamente positiva o negativa, ma ricca di sfumature che celano un lato della medaglia e, contemporaneamente, il suo rovescio.
Di fronte ad un evento così straziante come la perdita di un figlio e, soprattutto, la perdita di un figlio per colpa di un genitore, non c’è nessun mistero che tenga. L’orrore è reale e si fa largo nella vita dei Turner contagiando tutti, come un virus che distrugge dall’interno.
Il nono episodio, intitolato “Jericho”, è la rappresentazione di questo orrore. Come si era già capito, Dorothy, lasciata da sola a prendersi cura di un neonato, cede alla stanchezza sia fisica che mentale e dimentica Jericho in macchina, in piena estate. Il peso di questa morte riecheggia per tutta la durata della puntata, rendendone persino difficile la visione in alcune scene. Il gioco perfetto di regia, inquadrature e fotografia descrivono in maniera cruda e reale il peggior incubo che una persona possa vivere. Il tragico evento viene realizzato con una drammatica e straziante sequenza di immagini: la solitudine di Dorothy, il suo sentirsi abbandonata e schiacciata da una vita alla quale non era preparata, la morte di Jericho, il suo ritrovamento ed i giorni successivi, nei quali la donna si comporta come se nulla fosse. Impossibile non provare empatia per Dorothy, nonostante la sua responsabilità, impossibile rimanere indifferenti di fronte ad un dolore così grande e potente.
“Jericho” può essere considerato il miglior episodio della serie, proprio grazie ai punti di forza dello show, ovvero un lavoro di ricerca per quanto riguarda le tecniche di regia e fotografia, assenza di dialoghi ma immagini ricche di simbolismi e significati. Il dramma vissuto da Dorothy viene esplicitato con un incessante scorrere di inquadrature che non si soffermano troppo sui dettagli ma scorrono, come scorrono il tempo, le ore ed i giorni, nonostante l’immane tragedia che si è abbattuta sulla vita della donna.
Nel presente, invece, Leanne, dopo aver scoperto la verità grazie a Julian, si accanisce su Dorothy e sembra volerla punire per questo crimine inconcepibile. Non c’è empatia, non c’è rispetto né comprensione da parte della ragazza. Gli autori ancora non si sbilanciano e continuano a voler rimescolare le carte: da una parte, infatti, Leanne sembra aver scelto di arrivare a casa Turner proprio perché informata della loro storia, dall’altra la giovane donna potrebbe avere delle intenzioni tutt’altro che ammirevoli. Ad una sola puntata dal finale di stagione, il pubblico è desideroso di assistere alla risoluzione del mistero.
Partito con il piede giusto, Servant stava cominciando ad adagiarsi un po’ troppo sugli allori e tirare per le lunghe il mistero che aleggia attorno alla figura di Leanne. Certo, con puntate relativamente brevi, in netto contrasto con la moda del momento di allungare a dismisura il minutaggio, era quasi impossibile consegnare episodi sempre all’altezza e ricchi di eventi, ma dopo il giro di boa si sentiva il bisogno di una spinta in più.
In “Boba”, il focus dell’episodio ricade su Julian ed il pesante fardello che il ragazzo porta con sé. Rupert Grint, spogliato dalla divisa di Griffondoro, si trova a suo agio in una produzione drammatica e rende fiero chiunque si sia occupato della scelta del casting. Liberatosi della maschera da uomo egoista ed egocentrico, Julian si lascia andare e confida a Leanne il segreto che Dorothy e Sean hanno nascosto a tutti.
Il mistero di Servant, dunque, non concerne semplicemente il personaggio di Leanne e i suoi poteri spirituali/paranormali, ma il dramma vissuto dalla famiglia Turner, in particolare da Dorothy. Nelle precedenti puntate, infatti, il pubblico aveva potuto carpire qualche indizio riguardo la donna ed il suo rapporto con Jericho, sia da bambola che da bimbo in carne ed ossa. Ora il riferimento si fa molto più esplicito, lasciando intendere che la morte di Jericho non sia stata così casuale.
La donna, oberata di responsabilità ed incapace di far fronte ad una probabile depressione post-partum, sembra essere responsabile della morte del piccolino e la presenza della tata pare proprio essere legata a questo evento straziante.
Ancora una volta, il dualismo di Leanne si erge a fil-rouge della serie; gli autori, infatti, giocano a ping-pong con il pubblico che, nonostante siano passati otto episodi dall’inizio della storia, non riesce a dare una netta definizione agli intenti della ragazza. Leanne non viene mai presentata come prettamente positiva o negativa, ma ricca di sfumature che celano un lato della medaglia e, contemporaneamente, il suo rovescio.
Di fronte ad un evento così straziante come la perdita di un figlio e, soprattutto, la perdita di un figlio per colpa di un genitore, non c’è nessun mistero che tenga. L’orrore è reale e si fa largo nella vita dei Turner contagiando tutti, come un virus che distrugge dall’interno.
Il nono episodio, intitolato “Jericho”, è la rappresentazione di questo orrore. Come si era già capito, Dorothy, lasciata da sola a prendersi cura di un neonato, cede alla stanchezza sia fisica che mentale e dimentica Jericho in macchina, in piena estate. Il peso di questa morte riecheggia per tutta la durata della puntata, rendendone persino difficile la visione in alcune scene. Il gioco perfetto di regia, inquadrature e fotografia descrivono in maniera cruda e reale il peggior incubo che una persona possa vivere. Il tragico evento viene realizzato con una drammatica e straziante sequenza di immagini: la solitudine di Dorothy, il suo sentirsi abbandonata e schiacciata da una vita alla quale non era preparata, la morte di Jericho, il suo ritrovamento ed i giorni successivi, nei quali la donna si comporta come se nulla fosse. Impossibile non provare empatia per Dorothy, nonostante la sua responsabilità, impossibile rimanere indifferenti di fronte ad un dolore così grande e potente.
“Jericho” può essere considerato il miglior episodio della serie, proprio grazie ai punti di forza dello show, ovvero un lavoro di ricerca per quanto riguarda le tecniche di regia e fotografia, assenza di dialoghi ma immagini ricche di simbolismi e significati. Il dramma vissuto da Dorothy viene esplicitato con un incessante scorrere di inquadrature che non si soffermano troppo sui dettagli ma scorrono, come scorrono il tempo, le ore ed i giorni, nonostante l’immane tragedia che si è abbattuta sulla vita della donna.
Nel presente, invece, Leanne, dopo aver scoperto la verità grazie a Julian, si accanisce su Dorothy e sembra volerla punire per questo crimine inconcepibile. Non c’è empatia, non c’è rispetto né comprensione da parte della ragazza. Gli autori ancora non si sbilanciano e continuano a voler rimescolare le carte: da una parte, infatti, Leanne sembra aver scelto di arrivare a casa Turner proprio perché informata della loro storia, dall’altra la giovane donna potrebbe avere delle intenzioni tutt’altro che ammirevoli. Ad una sola puntata dal finale di stagione, il pubblico è desideroso di assistere alla risoluzione del mistero.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Manca un solo episodio al finale di Servant e gli autori portano sullo schermo una straziante sequenza di incubo e dolore. Non c’è bisogno di inventarsi nulla, di creare fantomatici serial killer, scene splatter e qualsivoglia artificio utilizzato nel genere horror; l’orrore, infatti, è reale, intimo ed è in mezzo a noi.
Haggis 1×07 | ND milioni – ND rating |
Boba 1×08 | ND milioni – ND rating |
Jericho 1×09 | ND milioni – ND rating |
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Se volete entrare nelle sue grazie, non dovete offendere: Buffy The Vampire Slayer, Harry Potter, la Juventus. In alternativa, offritele un Long Island. La prima Milf di Recenserie, ma guai a chiamarla mammina pancina.