Dopo il colpo di scena della scorsa puntata , che era riuscita a riconquistare l’attenzione del pubblico e a rialzare parecchio le aspettative, questo episodio torna sui toni piatti che la serie ha pericolosamente preso. Con la quarta stagione già annunciata, Sex Education sta rischiando di prosciugare gli entusiasmi e di rimanere a secco di spettatori prima ancora che la terza finisca.
UNICA CERTEZZA: JEAN MIL(F)BURN
Si può dire ormai che l’unico personaggio a fungere da colonna portante dello show è la signora Milburn. La grottesca relazione con Jakob e l’inaspettata gravidanza ne avevano fatto uscire fuori le fragilità, ma gli autori le hanno gestite egregiamente riuscendo a non intaccare la solidità del personaggio, che resta appunto l’unica certezza dell’intera serie. A giro, nuovi altri personaggi ripiegano sulle sedute della Milburn, che continuano a far da filo conduttore tra una stagione e l’altra senza essere mai scontate. La sua eccentricità e il suo progressismo restano in linea con la natura originaria dello show, mentre il suo temperamento pacato e l’approccio un po’ accademico ne stemperano i toni rendendola baricentrica rispetto alla confusione generata dagli altri protagonisti. Il problema, per l’appunto, è tutto l’universo che la circonda
UNA COPPIA CHE NON SCOPPIA
Crollano miseramente le aspettative sulla parentesi riaperta tra Otis e Maeve. Per ripagare le paturnie amorose che gli spettatori avevano dolcemente sopportato, si meritavano senz’altro di più. Dopo due stagioni e mezzo, la puntata seguente all’attesissimo bacio tra i due protagonisti ci regala un imbarazzante no comment da parte degli sceneggiatori. Decisamente pessimo il tempismo sulla storyline di Maeve, con la scomparsa di Elsie, pur di evitare il confronto diretto sull’unica scena della stagione che aveva finalmente riscosso l’attenzione. La speranza è che il rapporto tra i due non riparta per la tangente fino al season finale, piuttosto sarebbe meglio sapere che il bacio non abbia fatto scoppiare la scintilla.
In questa potenziale tragedia, l’elemento di continuità che riesce a non deludere è l’arrancare di Otis verso qualcosa che non riesce ad ottenere pienamente, facendo riassaporare al pubblico con nostalgia le ansie adolescenziali per le quali va certamente matto.
UN VILLAIN MANCATO?
Le magre consolazioni finora commentate non possono purtroppo rimediare al flop definitivo di questa puntata: la preside Hope Haddon. Dopo una stagione impiegata malamente a delineare un personaggio complicato, la cui severità era giustificata assurdamente da ragioni super progressiste, in questo episodio si assiste ad un tracollo totale verso un regime pseudo-dittatoriale.
Hope sembra solo essere impazzita, il suo comportamento erratico sfocia in una schiettezza brutale che è del tutto inverosimile e che non può essere giustificata dai pochi frame in cui si comprende stia cercando senza successo di avere un figlio. La confusione degli studenti, che di fronte a queste assurdità rimangono palesemente turbati, è niente in confronto a quella degli spettatori, che restano nella migliore delle ipotesi scettici e nella peggiore apertamente contrariati.
Nonostante questa presa di direzione, che dovrebbe etichettare ufficialmente la preside come una sorta di “villan” della stagione – anche se al sesto episodio siamo un po’ in ritardo – non si perde occasione per evidenziarne le reazioni emotive, come a volerla umanizzare ad ogni costo. Questo bizzarro personaggio è sicuramente il peggiore di tutta la serie, tanto da far rimpiangere il vecchio preside Groff che, per quanto antiquato, scorbutico e omofobo, era sicuramente coerente e non rompeva di punto in bianco gli equilibri della narrazione.
POCO SEX E POCA EDUCATION
La serie sembra avere ormai perso il suo carattere educativo e provocatorio. L’elemento dell’indagine sessuale perde qualsiasi tipo di originalità e di attrattiva per il pubblico, essendo venute meno tanto la parte tragicomica quanto quella stravagante delle prime esperienze adolescenziali che avevano costituito la principale novità della serie.
Inoltre, le riflessioni che accompagnavano con ironia delle disavventure dei personaggi, particolarmente pungenti quando gli stessi disagi interessavano tanto i ragazzi quanto gli adulti, sono diventate scontate o forzate. Anche la morale liberale ed egualitaria è andata in parte perduta. Le parentesi dedicate al body shaming, all’omosessualità e alla fluidità di genere sono diventate qualunquiste e banali, senza nemmeno aggiungere sviluppi concreti alla trama orizzontale.
In questa puntata Eric arriva fino alla Nigeria e ritorna a casa, senza che per lo spettatore sia successo niente di concretamente interessante: alla fine non si scopre niente su sua madre o sulla sua famiglia; lui non tradisce Adam; non ci sono drammi familiari riguardo la sua omosessualità o chissà quale illuminazione/presa di coscienza.
La serie si trova in definitiva impantanata, sembra che più ci si provi a muovere e più si sprofondi verso l’oblio. Forse basterebbe un ritorno alla ingenuità e alla leggerezza dell’origine per ritrovare lo spirito giusto, perché, a quanto pare, aggiungere complessità di personaggi e di argomenti sta solo generando confusione col triste risultato di cominciare ad annoiare il pubblico.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Se Sex Education vuole riacquistare un senso deve farlo in fretta, altrimenti non solo perderà il pubblico per la prossima stagione (già annunciata), ma gli spettatori faranno fatica a finire anche questa.
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.