Le tempistiche della messa in onda impongono alle serie televisive determinate scelte narrative. Una di queste è l’inevitabile mid-season che non chiude assolutamente nulla ma viene costruito in funzione del cliffhanger di fine episodio e dell’hype che deve creare per la seconda metà di stagione.
“… But to Connect” si presenta dunque come un ponte tra le due parti della quarta stagione e non dà risposte, ma crea nuovi problemi e nuove tensioni che verosimilmente esploderanno quando Discovery riprenderà a febbraio. E nel mentre cerca di costruire qualche dilemma morale nella miglior tradizione Trek, segno che forse gli autori sono consapevoli di non poter propinare solo azione a oltranza.
A.I.
Il tema dell’intelligenza artificiale è stato ampiamente esplorato nella fantascienza. In cento e più anni di storie si ha avuto di fronte computer che prendono coscienza di sé, macchine che si ribellano ai loro padroni, esseri sintetici che provano emozioni umane… e nel “personaggio” di Zora c’è tutto questo contemporaneamente.
La ribellione della A.I., a dire il vero, non sfocia in un atto violento e va vista piuttosto in senso quasi asimoviano, come conseguenza delle leggi che regolano gli esseri artificiali e i loro rapporti con gli umani. Zora rifiuta di obbedire all’ordine del capitano Burnham di fornirle le coordinate dell’AMO per proteggere l’equipaggio, non per danneggiarlo, anche se questo paradossalmente rischia di danneggiare l’intera Federazione e la Flotta Stellare.
L’unico modo per risolvere questo stallo è far entrare in campo i personaggi secondari che gli autori non si filano più i cervelloni della ciurma: Stamets, Culbert, Adira, Gray, il dottor Kovich (a quanto pare Cronenberg ci ha preso gusto a comparire nella serie). E per chi se lo stesse chiedendo, la risposta è: sì, Adira e Gray esistono ancora, anche se la quarta stagione li ha usati pochissimo e malissimo.
Il dibattito che si genera fra queste egregie menti circa l’atteggiamento da adottare con Zora mostra più di un abbozzo di dilemma morale, per la gioia di quanti vogliono una serie Star Trek più vicina alla filosofia originale di Roddenberry. Zora va soppressa perché potenzialmente pericolosa e per evitare nuovi scenari come quello di Controllo, o risparmiata in quanto essere vivente e senziente? Sembra quasi di rivedere il film del 1999 L’uomo Bicentenario, che esplorava il tema del limite oltre il quale un automa può essere considerato umano.
Ovviamente alla fine si decide non solo di risparmiare Zora, ma addirittura di farla diventare a pieno titolo un membro dell’equipaggio e della Flotta Stellare: e questo potrebbe aprire al mondo di Star Trek nuove interessanti prospettive.
CARRAMBA CHE SORPRESA!
L’altra metà dell’episodio è dedicata al versante politico e alle deliberazioni su cosa fare contro la razza che ha creato l’AMO, ma anche ai drammi personali di Booker e di Tarka. I due scalpitano per distruggere l’anomalia, ma a muoverli sono ragioni ben diverse: il primo è animato dal desiderio di risparmiare ad altri mondi quanto successo a Kwejian e, perché no, da una comprensibile brama di vendetta, mentre il secondo ha bisogno dell’energia dell’AMO per… tornare nel suo universo!
Ebbene sì, il vero colpo di scena della puntata è la scoperta che Ruon Tarka, il personaggio più antipatico e pieno di sé dell’intera serie dopo Michael Burnham, viene da una dimensione parallela. Non l’Universo Specchio, per fortuna, perché quello è già stato scomodato abbastanza. Sarebbe un plot twist notevole, se non fosse che:
- Tarka è un personaggio apparso poche puntate prima e non particolarmente approfondito, quindi scoprire le sue origini non genera il benché minimo sentimento nello spettatore;
- non viene spiegato nel dettaglio come sia arrivato nell’universo principale della serie;
- la rivelazione sembra inserita tanto per creare scalpore.
In verità chi scrive spera sempre che Tarka sia animato da intenzioni molto meno nobili e la storia della dimensione parallela sia solo una copertura. Si sa, la speranza è l’ultima a morire.
LE VIE DELLA PACE
Il dibattito sulle modalità di approccio alla specie che ha creato l’AMO permette di riportare al centro della storia un altro tema assai caro a Roddenberry ma spesso ignorato da Star Trek: Discovery: il pacifismo di fondo che anima l’umanità del futuro e, in generale, la Federazione. Pacifismo che spinge a cercare un primo contatto pacifico con qualsiasi nuova specie, indipendentemente dalla sua potenziale pericolosità, e sono di fronte alla violenza risponde con altra violenza.
La scelta dei rappresentanti delle varie specie galattiche, però, non importa molto a Booker e Tarka: e infatti la conclusione, prevedibile ma non per questo spregevole, dell’episodio vede i due partire per i fatti loro per distruggere l’anomalia. Adesso non resta che aspettare il ritorno della Discovery il 10 febbraio per scoprire a quali conseguenze porterà il loro colpo di testa.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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“… But to Connect” riesce, al netto di qualche sbavatura di troppo, a confezionare un mid-season finale che lascia l’acquolina in bocca e fa sperare grandi cose per la seconda metà di stagione.
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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.