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Sutra: “Are you and your Federation any different from the Romulans? Banning synthetics was just a way of exterminating us in advance.”
Picard: “So, you’re going to destroy us all. You will become mass murderers.”
Sutra: “I’m not like you, Picard. I will rescue those I can rescue. My people will survive.”
Nell’antica Grecia, l’Arcadia era una regione geografica nel Peloponneso centrale, ma ben presto entrò a far parte del patrimonio mitico e letterario come terra idilliaca, dove gli uomini vivevano in armonia con la natura e si dilettavano con la poesia e la musica. Un paradiso terrestre, insomma. Forse proprio per questo nel corso del Seicento, alcuni pittori come il Guercino e il francese Poussin inserirono nei loro dipinti a tema pastorale la celebre iscrizione tombale “Et in Arcadia ego”, “E anche io in Arcadia”, riferita alla morte, a indicare la sua ineluttabilità e il fatto che nemmeno un luogo così ameno e spensierato poteva essere al sicuro da essa.
Similmente, in quell’Arcadia fantascientifica che è la comunità di Sintetici creata su Coppelius da Bruce Maddox e dal dottor Altan Inigo Soong, figlio del ben più celebre Noonian, la morte e la distruzione irrompono prepotentemente, seguendo gli equipaggi della Sirena e del Cubo Borg riattivato da Sette di Nove sulle ali delle astronavi romulane che si ammassano intorno al pianeta. Ma il male genera altro male e così anche gli agnelli diventano leoni, come recitava Russell Crowe nel Robin Hood del 2010: i Sintetici, vittime di pregiudizi e di ingiustizie, di bandi e di persecuzioni, alzano la testa e pur di sopravvivere accettano di chiedere soccorso alla misteriosa alleanza di esseri artificiali che potrebbe spazzare via ogni forma di vita organica, tanto i colpevoli quanto gli innocenti. Anzi, viene persino fatto intendere che la fuga di Narek e l’uccisione dell’androide che gli faceva da carceriera non siano tutta opera del solo Romulano, ma che ci sia uno zampino sintetico per aizzare ulteriormente gli animi contro gli esseri organici.
E’ una svolta narrativa che, proseguendo il lavoro già inaugurato nello scorso “Broken Pieces” con le rivelazioni sull’Ammonizione, ribalta completamente la situazione e annulla i confini tra buoni e cattivi, perché adesso tanto i Romulani quanto i Sintentici hanno le loro condivisibili ragioni per agire in un certo modo. Nello stesso tempo, però, le decisioni prese appaiono fin troppo drastiche: invece di risolvere il problema con il dialogo e la diplomazia, la via che Star Trek ha sempre mostrato come migliore, le parti in campo puntano all’annientamento dell’altro, optano per il vecchio adagio “Mors tua vita mea”, per usare un’altra citazione latina in linea col titolo dell’episodio. Persino la dottoressa Jurati e il dottor Soong voltano le spalle alla propria razza, più interessati a vedere fin dove si spingeranno le loro creazioni artificiali che a salvare i propri simili.
A fare le spese di questa follia collettiva e contagiosa è come al solito l’eroe eponimo della serie, il vecchio e saggio Jean-Luc Picard, perseguitato dai Romulani dello Zhat Vash quando cercava di salvare le sorelle androidi e ora ingiustamente imprigionato per aver cercato di fermare la sete di sangue che ha contagiato anche i Sintetici. La beffa appare ancora più bruciante se si considera che a decretarne l’arresto è Sutra, l’androide con le stesse fattezze delle sorelle Asha, e che la stessa Soji non muove un muscolo per intervenire in suo aiuto, dopo tutto quello che l’ex-ammiraglio ha fatto per lei. Ancora una volta, in un universo pieno di estremisti e di corrotti, l’anziano Jean-Luc appare come l’unico faro di onestà e di razionalità. L’arresto rappresenta inoltre il culmine di un episodio decisamente drammatico per il protagonista, dopo l’ammissione della propria malattia degenerativa e l’accettazione rassegnata dell’imminente morte. Morte che sicuramente sarà evitata o quantomeno ritardata in qualche modo, visto che la seconda stagione di Star Trek: Picard è già stata confermata e andare avanti senza colui che le dà il nome non avrebbe senso. E poi quell’ennesimo riferimento a Locutus, quando Picard mette piede sul Cubo Borg precipitato, potrebbe nascondere qualche colpo di scena futuro…
La prima parte di “Et in Arcadia Ego” prepara dunque il terreno per un season finale che sarà sicuramente roboante e maestoso. Se proprio si vuole trovare un difetto, va cercato nella fretta con cui ora prosegue la narrazione, quasi si volesse recuperare il tempo speso in certe lungaggini (peraltro molto gradite) della prima parte di stagione: sarebbe stato bello, per una volta, ritornare alla placidezza delle puntate iniziali e dedicare più spazio, magari un intero episodio, alla conoscenza della comunità dei Sintetici di Coppelius, ai suoi usi, ai suoi costumi, approfondendo magari le nuove figure, per poi riprendere con la trama orizzontale. Forse, arrivati a questo punto della storia, un paio di episodi in più avrebbero giovato per rendere meno repentino lo svolgimento del conflitto finale. E se proprio si vuole essere cattivi e cercare un altro pelo nell’uovo, si potevano trovare modi migliori per riportare in scena Brent Spiner, storico interprete di Data, che tirare fuori dal cappello magico un mai nominato figlio di Noonian Song. Va bene che in Star Trek i nuovi parenti spuntano come funghi (chiedere a Spock per conferma), ma si sperava che almeno la serie su Picard si fosse tolta il vizio.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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I pezzi sulla scacchiera sono tutti pronti, ma a sorpresa si scopre che la linea che separa buoni e cattivi, perseguitati e persecutori, oppressi e oppressori è più sottile e indefinita del previsto. Si mette male per Jean-Luc Picard e in generale per tutta la galassia, e proprio per questo il season finale si preannuncia più epico che mai.
Broken Pieces 1×08 | ND milioni – ND rating |
Et In Arcadia Ego, Part 1 1×09 | ND milioni – ND rating |
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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.