“Best season yet.”
Forse uno dei pochi avvenimenti più attesi di questo 2020 dai suoi fan, la serie di Peter Morgan fortunatamente non ha subito alcun ritardo nella post produzione, tornando in onda esattamente un anno dopo il rilascio della terza stagione. Una stagione questa che si preannunciava tra le più attese già molto prima che la stampa riuscisse ad averne un primo sguardo: l’attesa per l’arrivo di personaggi iconici che hanno segnato la storia sia dell’Inghilterra che della stessa famiglia reale, erano una promessa per una narrazione che non poteva far altro che elevare la sua già eminente qualità.
La season premiere riparte dal 1979, giusto in tempo per raccontare l’elezione a Primo Ministro di una delle più importanti new entry di stagione, Margaret Thatcher, per poi continuare nel corso dei restanti nove episodi ad illustrare gli avvenimenti degli anni ’80, tra i più controversi e drammatici della storia recente della famiglia reale che hanno come protagonista un altro character fondamentale, e tra i più attesi di questa nuova stagione, Diana Spencer.
Ma prima di focalizzarsi su queste due donne che, ognuna a modo suo, hanno lasciato inevitabilmente un segno profondo, The Crown rimette in mostra tutte le sue qualità di serie storica, non dimenticando di lasciare spazio anche a quegli eventi che parallelamente hanno segnato la storia sia nazionale che mondiale. Contrariamente alle vicende narrate nella scorsa stagione, con episodi eccezionali come “Aberfan” o “Moondust” che hanno dato spazio ad eventi prettamente di importanza storica, sociale e culturale come il disastro di Aberfan e l’atterraggio sulla Luna, “Gold Stick” si ritrova a presentare una pagina nera della fine degli anni ’70 che colpisce i reali inglesi anche da un punto di vista fortemente familiare. Con la continua lotta dell’Irlanda del Nord per l’indipendenza dai britannici, portata incessantemente avanti dall’IRA a suon di attentati, The Crown si ritrova a raccontare così anche l’assassinio di Lord Mountbatten, avvenuto il 27 agosto del 1979.
Ed è qui, con questo avvenimento, che la serie mette in scena la prima perfetta rappresentazione di questa nuova stagione. Il personaggio di Mountbatten, interpretato egregiamente da Charles Dance, a partire dello scorso anno ha ricoperto un ruolo fondamentale sullo schermo, con il suo rapporto ravvicinato con Prince Charles che si è rivelato essenziale anche per far emergere in modo più completa la figura dell’erede al trono. Un rapporto che sembra trasportare con sé numerose conseguenze anche attraverso la morte del Lord, con l’ultima lettera inviata da quest’ultimo che si trasforma indirettamente in una spinta per la futura frequentazione tra Charles e Diana. Tuttavia, la morte di Lord Mountbatten oltre che da un punto di vista narrativo si fa decisamente apprezzare anche a livello scenico. Il montaggio con la sovrapposizione delle scene di pesca e caccia dei vari membri della famiglia reale risulta eccellente, con un grado di ansia che si percepisce ad ogni colpo di fucile, in attesa dell’esplosione definitiva.
Ma, come si accennava ad inizio recensione, il momento più atteso di questa nuova stagione era senz’altro l’entrata in scena di Margaret Thatcher e Diana Spencer. Due new entry che hanno anche il sapore di “spodestamento” nei confronti della Regina stessa. Almeno da quanto mostrato in questa premiere infatti, sembra che Elisabetta II sia destinata a perdere parte della sua centralità in questa fase per lasciare appunto spazio alla figura di Diana, e di conseguenza a quella di Charles, con un passaggio di consegne narrativo legittimo per una storia il cui percorso da favola a tragedia ha suscitato un maniacale interesse già a suo tempo.
L’esordio di questa parte di storia entra così in scena in “Gold Stick” seguendo proprio quelle sembianze da favola che accompagneranno i due ragazzi almeno fino al matrimonio. Il primo incontro infatti avviene sotto una luce quasi innocua, descrivendo due giovani timidi, incuriositi e intimiditi l’uno dall’altro; e questo nonostante la serie tenda comunque ad insinuare piccole ombre che sottolineano come Charles si senta primariamente in dovere di lanciarsi in tale scelta. Tuttavia, le scene che vedono i due interagire tra loro risultano fortemente funzionali e apprezzabili e, se di Josh O’Connor si è già parlato egregiamente nel corso della scorsa stagione, la sorpresa assoluta in questo caso arriva dall’interprete di Diana. L’attrice Emma Corrin, quasi una debuttante, incanta tutti sin dai primissimi istanti con le sue doti attoriali ed una riproposizione perfetta di Diana, o almeno di come lo spettatore ha imparato a conoscerla tramite le sue apparizioni/interviste. La postura, le espressioni, la timidezza quasi disarmante che la Corrin mette in scena fanno già innamorare di un personaggio destinato ad una parabola tragica ed emotivamente coinvolgente.
Ma se Emma Corrin si rivela essere la positivissima novità di questa premiere, non si può non applaudire altrettanto l’ovvia conferma della bravura di Gillian Anderson nei panni di Margaret Thatcher. Il nuovo Primo Ministro inglese viene portato sullo schermo con una semplicità mostruosa, con la Anderson che risalta nel suo personaggio in ogni aspetto: dalla parlata ai modi di fare, dal trucco e parrucco agli approcci, la performance presentata nelle poche scene dedicate al personaggio in questo primo episodio appare già degna del suo finora più famoso predecessore in tale ruolo, ossia Meryl Streep in The Iron Lady del 2011. Di sicuro un’ottima presentazione anche per questo personaggio, in attesa che nei prossimi episodi la situazione tra la Thatcher e la Regina si scaldi, per dar vita a quei duri confronti che sembra abbiano segnato il mandato del Primo Ministro.
Prince Philip: “That’s the last thing this country needs, two women running the show.”
Queen Elizabeth: “Perhaps that’s precisely what this country needs.”
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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.