Cliffhanger finali a parte, questa prima stagione di The Flash si è fino ad ora caratterizzata per episodi perlopiù conclusivi. Certo, la trama orizzontale, oramai prerogativa di qualsiasi show americano, non è affatto mancata, anzi, la bravura degli autori è stata proprio nel suo accurato dosaggio. Date tali premesse, “Fallout” non può che sorprendere, per fortuna in positivo. Infatti, dopo la chiusura sull’esplosione del “The Nuclear Man“, e la cruciale scoperta della presenza del “Barry as an adult” sulla scena della morte della signora Allen, la maggior parte degli spettatori si saranno aspettati, magari, una puntata di stallo, giusto per respirare un pò, con la speranza di rivedere Firestorm e tornare sul viaggio temporale di Barry quanto prima. Evidentemente, al team di scrittori, in piena linea col supersonico ritmo del loro protagonista, proprio non interessa andarci piano, decidendo di regalarci un episodio direttamente conseguente a quello precedente, condividendone, inoltre, le tematiche principali, e approfondendole in virtù di una degna e soddisfacente (quanto temporanea) chiusura. Riassumendo, “Fallout” altri non è che la seconda parte di “The Nuclear Man”, in una perfetta visione d’insieme.
Se nella scorsa recensione, quindi, avevamo iniziato parlando dell’ufficiale introduzione del viaggio del tempo nella serie, l’episodio di questa settimana ci si allaccia puntualmente. Joe mostra a Barry le scoperte fatte, e la conseguenza è una pronta consapevolezza da parte del brillante ragazzo, che dimostra subito di saper comprendere di cosa si sta parlando. Eccezionale, nonchè sogno proibito di ogni buon appassionato dell’argomento, è la discussione agli Star Labs, con le spiegazioni di Cisco al neofita detective, mediante pregevoli quanto popolari citazioni. Chiunque bazzichi in qualsiasi forum su Doctor Who, d’altronde, sarà a suo agio con il tono del dibattito e l’uso dei riferimenti scelti.
Quando si tratta di teorie sui paradossi temporali, ce ne sono due che principalmente vanno per la maggiore (a parte, forse, il caso dello stesso Signore del Tempo, in cui più di una volta si è virato più per una fusione di entrambe, specialmente nella gestione Moffat), applicate in svariate pellicole cinematografiche: c’è quella di Ritorno al Futuro, quindi, ma possiamo aggiungerci benissimo anche Donnie Darko o The Butterfly Effect, dove un evento modificato nel passato crea una linea temporale alternativa (l'”effetto farfalla”, appunto, ma lasciamo a Doc Brown spiegarlo meglio di tutti); l’altra è quella di Terminator, e qui incrementiamo con L’esercito delle 12 scimmie o Lost, dove la linea temporale è unica e cercando di modificare un determinato evento non si fa altro che finire per causarlo (stavolta tocca a Daniel Faraday e al “whatever happened, happened“).
La scena in cui il dottor Martin Stein spiega a Barry come funziona il continuum spazio-temporale, dopotutto, appare come una palese celebrazione della già citata lezione di Doc a Martin McFly. Fatti i dovuti chiarimenti, però, ecco il dubbio che affligge il nostro eroe, insieme a noi spettatori: Flash può salvare sua madre o è condannato a fallire, essendo tornato indietro nel tempo e avendo già fallito? Per capirci, Ritorno al Futuro o Terminator? La risposta, probabilmente, l’avremo solo in un season finale che si preannuncia davvero scoppiettante. Nell’attesa, va dato atto agli autori di esser riusciti, fino a questo momento, di esser riusciti in maniera decisamente efficace a giocare con il genere, senza, allo stesso tempo, cercare di ingannare sterilmente gli spettatori. Basti pensare al grosso cliffhanger della settimana, con la non-rivelazione sull’identità del “Man In The Yellow Suit“, la quale in qualsiasi altro show ci sarebbe stata proposta solo all’altezza, almeno, del ventesimo episodio.
La ricchezza delle sottotrame gestite in The Flash è dimostrata anche dal fatto che, fino ad adesso, non abbiamo ancora parlato di quella principale. Esattamente come succedeva per l’episodio precedente, la storyline del viaggio temporale di Barry fa solo da sfondo a quella altrettanto interessante di Firestorm. Come detto, l’esplosione “nucleare” non si rivela affatto tale e, nei primi minuti, gli increduli Allen e Caitlin assistono alla positiva riuscita dell’esperimento di Wells con il ritorno del dottor Stein e di Ronnie alla propria forma originale. A giovarsi dello “sdoppiamento” non sono solo i personaggi, ma anche gli stessi attori. Se Victor Gaber gode di un maggiore e meritevole spazio, anche Robbie Amell risulta quantomeno più guardabile, per quanto la sua carenza recitativa rimanga piuttosto ingombrante. Sicuramente apprezzabili, invece, gli aspetti tecnici della resa visiva della “fusione” tra i due, dal collegamento telepatico e fisico in occasione della prigionia, a quella effettiva e più dragonballiana. D’altronde, se c’è una cosa a cui The Flash ci ha abituati bene è senza dubbio la qualità degli effetti speciali, almeno per uno show televisivo e supereroistico come questo, con l’ombra del trash e della cattiva CGI sempre dietro l’angolo (chi ha detto Once Upon a Time?). Perciò persino la ricomparsa dell’odioso e stereotipato Generale “Highlander” Eiling si riesce a sopportare se poi vale come pretesto per poter assistere ad ingegnosi e spettacolari marchingegni mirati a limitare i poteri di Flash (nonché primi in assoluto). A tal proposito, non va dimenticato, infine, il ritorno del motto della serie, il “run, barry, run!” di Harrison Wells, sempre da brividi.
- I Dothraki citanti da Wink sono uno dei popoli della terra immaginaria di Game Of Thrones.
- Fra le tante citazioni televisive e cinematografiche, alla lista va aggiunta anche quella della sitcom cult Friends, citando in particolare l’incapacità di Ross e Rachel di una relazione duratura e stabile.
- Le due città citate da Caitlin (Coast City e Midway City) sono altre città immaginarie dell’Universo DC Comics; più precisamente: Coast City è la città sotto la protezione di Lanterna Verde, mentre Midway City sotto quella di Hawkman e la Doom Patrol.
- La cosa che attacca Eiling è Gorilla Grodd: celebre villain di Flash nonché gorilla dall’intelligenza (e dalla cattiveria) superiore a quella dell’uomo. Per maggiori info, consultare l’Angolo Nerd del pilota di Flash; siccome nel pilota apparì un easter-egg piuttosto visibile riguardo a Grodd, RecenSerie colse l’occasione per parlarne.
- Come sapete, nei fumetti, alcune maschere dei supereroi vengono rappresentate con una specie di patina bianca che compre anche gli occhi del personaggio (vedete, esempio, maschere come quelle di Batman e Robin). Finora nessun personaggio dei fumetti adattato a piccolo e grande schermo aveva fornito questa variante della maschera: almeno finora. Firestorm, di fatti, è il primo personaggio in assoluto che conta questa particolarità tipicamente fumettistica.
- L’idea del “smash a hole” citato da Barry Allen nella puntata, ricorda quanto fatto da Superboy-Prime nei comics. Il personaggio viene da una terra parallela simile alla nostra, dove gli eroi sono personaggi dei fumetti e non esistono superpoteri; quando però la sua realtà verrà distrutta, questa versione di Clark Kent non riuscirà ad accettare l’universo in cui verrà confinato e diventerà una versione malvagia e psicotica di Superman, altamente ed estremamente violenta e cattiva: il gran visir degli stronzi, insomma Comparso per la prima volta su DC Comics Presents #87 del 1985, Superboy-Prime divenne poi famosissimo per quanto fece durante gli eventi che spiegavano le conseguenze del crossover Crisi Infinita, dove furioso, assalì la barriera della realtà prendendola a pungi: letteralmente. Questo assalto causò l’increspatura della realtà alternativa, che fu utilizzata come spiegazione per i cambiamenti nei personaggi e le rettifiche retroattive alla continuity della DC. Quest’evento divenne famoso per “retcon punch” e la puntata sembra citare quest’evento.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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The Nuclear Man 1×13 | 3.6 milioni – 1.3 rating |
Fallout 1×14 | 3.7 milioni – 1.4 rating |
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.