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Si chiedeva un’evoluzione a The Last Man On Earth. Schemi semplici e ripetitivi avrebbero reso la serie degna del suo nome soltanto per due, tre scene sparse qui e lì, relegando le varie gag (riuscite o meno) all’interno di uno scenario quotidiano/casalingo/familiare che non avrebbe necessitato affatto dello scenario apocalittico premesso.
Presa una figura inetta (Phil), messo all’interno di una mini-comunità di persone antipatiche, il gioco era fatto. Una qualsiasi comedy della ABC ne sarebbe stata capace.
Per questo motivo il sovvertimento di ruoli proposto gradualmente da qualche episodio a questa parte ha leggermente cambiato le carte in tavola in favore di nuovi scenari, ma soprattutto di una rivalutazione (non in positivo, per carità) dei comprimari. Con l’amicizia ritrovata con Todd, il malcontento nei confronti del Phil Miller più grosso, Tandy Miller ha l’opportunità di imporre la sua personalità estrosa all’interno di un manipolo di figure debosciate, svogliate e con una stranezza pari a quella del protagonista barbuto. Phil (il nostro Phil) è così un leader idiota in mezzo ad altri idioti. È colui che lancia discorsi motivazionali non molto seguiti, ma soprattutto non molto sensati (da riascoltare tre o quattro volte la faccenda sulle lettere all’interno del nome), carica gli altri personaggi nel cercare il toro, li bacchetta per non aver messo un’etichetta nella bottiglia “esca” colma di orina di mucca.
Phil è colui che parla e sguazza all’interno di un gruppo che sta perdendo alchimia (e quindi coalizione contro di lui). Melissa e Todd sono in fase di rottura; Gail è in una profonda crisi interiore, ancora in lutto per Gordon; Erica è incinta, con conseguenti dubbi e incertezze del caso; Carol soffre per la gravidanza di Erica; il Phil più grande è un emarginato. Non pare vero, quindi, al personaggio, che non aveva mai avuto modo di inserirsi all’interno di un gruppo precedentemente affiatato, di provare a essere il collante, quindi nuovo leader, di un insieme di persone che man mano si vanno sfaldando. Phil vi riesce perché, semplicemente, agli altri non importa.
Dopo l’odio che ci aveva accecato nei precedenti episodi (con casi di perdita di lucidità anche da parte del recensore), diradate le nubi di astio e solidarietà, ci accorgiamo che i sopravvissuti alla misteriosa catastrofe, come detto precedentemente, sono personaggi vuoti e con molta sofferenza interiore. Basti pensare come Melissa (che sempre una merda rimane) risolva il problema dei piatti sporchi. Alzi la mano chi, con la pigrizia successiva ad un pasto, non ci ha mai pensato prima. Si rivoltano le prospettive, quindi. Se era Phil che prima sbagliava, e poi esaltava con autocompiacimento il suo antieroismo, ora effettivamente le sue azioni sono dettate da altruismo e saggezza. Dimostrazione di ciò è la metaforica e somma parabola (concretamente messa in atto) sullo scagliare la prima pietra.
Da non sottovalutare neanche l’affair tra Todd e Gail. La capacità dei due attori di rappresentare un imbarazzo così finto e caricaturale ha risvegliato sin dai primi momenti, nello spettatore, una ship selvaggia, se non altro per poter sognare e immaginare futuri ripensamenti e sofferenze amorose della vuotissima Melissa.
Ma si rivede anche il fratello astronauta, invocato a gran voce nei precedenti episodi, in cui latitava. La sua apparizione senza particolari risvolti, qui in “No Bull”, ci dimostra due cose: intanto che gli sceneggiatori non si sono dimenticati (anche se occorre un enorme sforzo di fantasia per immaginare una collisione con gli altri personaggi), ma soprattutto che si intende dosare la trama con il contagocce, come è giusto che sia per una comedy. È giusto innanzitutto perché, grazie ai 13 episodi stagionali, non sarà mai troppo annacquato questo brodo comunque un po’ allungato, ma soprattutto perché, se nella seconda stagione dovesse già avvenire e svilupparsi un incontro con il fratello astronauta, dopo l’apocalisse, allora la fantasia dovrà scorrere abbondante nelle prossime stagioni, per successivi, nuovi e originali sviluppi.
Evoluzione quindi, ma dosata. Gli autori dimostrano di voler andare avanti, di avere forse anche le idee chiare per gli sviluppi previsti in futuro. Allo stesso tempo, però, dimostrano di credere intensamente alla loro creatura, nella dimensione più comico-verticale che ogni episodio ci può regalare. Non è una comicità di pancia, non è una risata improvvisa derivata da brillanti dialoghi e sagaci battute. La comicità di The Last Man On Earth arriva dopo un po’, arriva per la reiterazione di una fastidiosa voce o un fastidioso tormentone, arriva per l’assurdità di un discorso (torniamo alla motivazione di Phil in stile “Ogni Maledetta Domenica”) ma solo dopo la sua completezza, arriva per le strane espressioni di Carol o per i vermi dell’altro Miller. Non è detto che tutti la debbano apprezzare, ma non si può neanche dire che l’immagine comica espressa dalla serie non sia stata chiara sin dall’inizio.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Un “Bless” potrebbe essere esagerato, considerando che non vi sono nemmeno grandissimi apici di comicità, momenti per cui ci teniamo la pancia o per cui siamo costretti a mettere l’episodio in pausa. Semplicemente occorre benedire l’impostazione “in movimento” che la serie sta prendendo. Con calma, senza fretta.
Baby Steps 2×07 | 2.84 milioni – 1.2 rating |
No Bull 2×08 | 3.27 milioni – 1.3 rating |
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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.