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Questa settimana Trust ci regala un episodio dalla struttura eminentemente autoconclusiva, che ben poco aggiunge in termini di trama, ma che comunque ha il pregio di tenere lo spettatore letteralmente incollato allo schermo. Pochi sono i momenti dedicati a Getty senior e a quel versante narrativo, vediamo in qualche istante Hilary Swank e Brendan Fraser, unici personaggi attivi sul fronte negoziazione, ma i veri protagonisti della puntata sono, senza alcun dubbio, i due fuggitivi, Paul e Angelo, braccati stretti da quel pazzo psicopatico di Primo, interpretato da un Marinelli in stato di grazia.
Che “Silenzio” sia un episodio meramente riempitivo, un filler se vogliamo, è evidente. Noi tutti immaginavamo che la fuga dei due ragazzi sarebbe terminata con la fine dell’episodio, in realtà molto di ciò che è stato mostrato era facilmente prevedibile, a partire dal tradimento finale della dolce signora Rosaria. Eppure, a conferma dell’inaspettata qualità alla base dello show, perfino un episodio filler, narrativamente statico per definizione, riesce nell’impresa di rapire la nostra attenzione, favorendo la totale immersione dello spettatore all’interno di questo turbinio di emozioni: dal terrore di entrambi di essere scoperti, e quindi uccisi brutalmente da Primo, alla paura di Angelo di non rivedere mai più i propri cari, passando per la speranza di Paul di riuscire a scappare dalle grinfie dei suoi rapitori per poter finalmente riabbracciare sua madre.
La vera forza di “Silenzio” sta proprio in questo, nelle emozioni, unico rumore di fondo in un episodio che, altrimenti, non ci avrebbe raccontato nulla di nuovo. Silenzio che quindi assume un ulteriore significato, inteso qui come mutismo narrativo, staticità, che però, proprio per l’assenza di rumore, riesce a dar voce ad aspetti che altrimenti sarebbero rimasti inascoltati, coperti generalmente da altri ben più violenti e “rumorosi”, in grado di monopolizzare all’istante l’attenzione del pubblico proprio per la loro natura disturbante.
Per tutta la durata dell’episodio, nonostante la pace e la serenità dell’ambiente circostante, la sensazione che accompagna lo spettatore è un’ansia costante e persistente, frutto della certezza che, prima o dopo, la quiete terminerà. E proprio grazie a questa prevedibilità la sequenza finale acquista una potenza visiva ed emotiva incredibile: una cena in famiglia, il calore di una nonna, la musica e la tradizione portati a tavola dal padrone di casa. Finalmente, dopo molto tempo, un attimo di serenità per il golden hippy; poi, una preghiera, una telefonata, un rumore, lo sguardo impietrito di Angelo, tre parole, “That’s all folks” , il primo colpo di fucile, il sangue di un amico sul viso, un altro sparo, un bicchiere in frantumi ai piedi di una madre terrorizzata. Fine.
Il tutto in una manciata di secondi, quasi a voler spiegare allo spettatore che perché le cose degenerino basta un attimo, un cenno, una parola, e che nessuno, nonostante i toni molto leggeri utilizzati in avvio di stagione, è realmente al sicuro. Naturalmente, trattandosi di una storia ispirata da eventi reali, sono poche le reali svolte narrative in grado di sorprendere lo spettatore – a meno che ovviamente non conosca la vicenda e non sia interessato ad approfondire la cosa per non incorrere in “spoiler” – dunque appare sacrosanta la scelta di sfruttare a pieno la componente romanzata, e di conseguenza i personaggi fittizi, in questo modo, facendo leva sugli aspetti più intimi e sui legami di Paul con i suoi compagni di avventura/sventura.
Da decifrare invece questa componente omoerotica presente all’interno della serie, a cominciare dal presunto inciucio tra Bullimore e il giardiniere, unica vicenda ancora poco interessante, non tanto per la questione dell’omosessualità, quanto invece per la poca attenzione prestata alla caratterizzazione dei personaggi al centro della liaison amorosa. In questo caso, però, tale componente appare presente anche nel corso della fuga di Paul e Angelo, tant’è che in più di un’occasione sembra dovrà sbocciare l’amore tra i due. Nulla da obiettare, naturalmente, sulla componente in sé, quanto piuttosto sulle modalità con cui essa viene trattata, ricorrendo all’elusività e al sottinteso, peculiarità che favoriscono soltanto uno spaesamento da parte dello spettatore.
Che “Silenzio” sia un episodio meramente riempitivo, un filler se vogliamo, è evidente. Noi tutti immaginavamo che la fuga dei due ragazzi sarebbe terminata con la fine dell’episodio, in realtà molto di ciò che è stato mostrato era facilmente prevedibile, a partire dal tradimento finale della dolce signora Rosaria. Eppure, a conferma dell’inaspettata qualità alla base dello show, perfino un episodio filler, narrativamente statico per definizione, riesce nell’impresa di rapire la nostra attenzione, favorendo la totale immersione dello spettatore all’interno di questo turbinio di emozioni: dal terrore di entrambi di essere scoperti, e quindi uccisi brutalmente da Primo, alla paura di Angelo di non rivedere mai più i propri cari, passando per la speranza di Paul di riuscire a scappare dalle grinfie dei suoi rapitori per poter finalmente riabbracciare sua madre.
La vera forza di “Silenzio” sta proprio in questo, nelle emozioni, unico rumore di fondo in un episodio che, altrimenti, non ci avrebbe raccontato nulla di nuovo. Silenzio che quindi assume un ulteriore significato, inteso qui come mutismo narrativo, staticità, che però, proprio per l’assenza di rumore, riesce a dar voce ad aspetti che altrimenti sarebbero rimasti inascoltati, coperti generalmente da altri ben più violenti e “rumorosi”, in grado di monopolizzare all’istante l’attenzione del pubblico proprio per la loro natura disturbante.
Per tutta la durata dell’episodio, nonostante la pace e la serenità dell’ambiente circostante, la sensazione che accompagna lo spettatore è un’ansia costante e persistente, frutto della certezza che, prima o dopo, la quiete terminerà. E proprio grazie a questa prevedibilità la sequenza finale acquista una potenza visiva ed emotiva incredibile: una cena in famiglia, il calore di una nonna, la musica e la tradizione portati a tavola dal padrone di casa. Finalmente, dopo molto tempo, un attimo di serenità per il golden hippy; poi, una preghiera, una telefonata, un rumore, lo sguardo impietrito di Angelo, tre parole, “That’s all folks” , il primo colpo di fucile, il sangue di un amico sul viso, un altro sparo, un bicchiere in frantumi ai piedi di una madre terrorizzata. Fine.
Il tutto in una manciata di secondi, quasi a voler spiegare allo spettatore che perché le cose degenerino basta un attimo, un cenno, una parola, e che nessuno, nonostante i toni molto leggeri utilizzati in avvio di stagione, è realmente al sicuro. Naturalmente, trattandosi di una storia ispirata da eventi reali, sono poche le reali svolte narrative in grado di sorprendere lo spettatore – a meno che ovviamente non conosca la vicenda e non sia interessato ad approfondire la cosa per non incorrere in “spoiler” – dunque appare sacrosanta la scelta di sfruttare a pieno la componente romanzata, e di conseguenza i personaggi fittizi, in questo modo, facendo leva sugli aspetti più intimi e sui legami di Paul con i suoi compagni di avventura/sventura.
Da decifrare invece questa componente omoerotica presente all’interno della serie, a cominciare dal presunto inciucio tra Bullimore e il giardiniere, unica vicenda ancora poco interessante, non tanto per la questione dell’omosessualità, quanto invece per la poca attenzione prestata alla caratterizzazione dei personaggi al centro della liaison amorosa. In questo caso, però, tale componente appare presente anche nel corso della fuga di Paul e Angelo, tant’è che in più di un’occasione sembra dovrà sbocciare l’amore tra i due. Nulla da obiettare, naturalmente, sulla componente in sé, quanto piuttosto sulle modalità con cui essa viene trattata, ricorrendo all’elusività e al sottinteso, peculiarità che favoriscono soltanto uno spaesamento da parte dello spettatore.
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Cinque episodi andati e il livello della serie continua a mantenere un trend ascendente. Nonostante lo stallo narrativo, “Silenzio” non può far altro che guadagnarsi la nostra benedizione, doverosa se si pensa alla natura prettamente transitoria della puntata, e ancor più doverosa se vista in relazione al percorso stagionale che Trust ha compiuto fino a questo momento.
That’s All Folks! 1×04 | 0.49 milioni – 0.1 rating |
Silenzio 1×05 | 0.54 milioni – 0.1 rating |
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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.