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Non poteva che aprirsi così, con una sequenza in ascensore, il probabile miglior episodio di sempre (su IMDb ha già conquistato la vetta della classifica, a riprova che non è solo un opinione di queste parti) di The Good Fight; sicuramente quello che più di tutti prende in prestito elementi simbolici e non solo della serie madre. Torna Colin Sweeney l’uxoricida, torna il boss del crimine Lemond Bishop insieme al diabolico Charles Lester, torna un candidato del partito democratico e i giochi di potere “coniugali” tra lui e la compagna.
A non essersene mai andata in tutti questi nove anni è l’incredibile attitudine dei King per il medium televisivo, il loro talento, la loro follia. Non bastano di certo 471 giorni di convivenza con l’amministrazione Trump per smorzare l’estro creativo della coppia, che in soli dieci minuti imbastisce un incipit magistrale in grado di giocare su diversi registri: nei seicento secondi che anticipano l’esplosiva title track si passa linearmente da un’atmosfera demenziale fatta di palloncini colorati e assurde clausole prematrimoniali su eventuali decessi in kayak (cavilli “alla Sweeney”), a un clima più solenne e drammatico quando all’improvviso da un ascensore – di nuovo, non poteva essere altrimenti – viene sparato un colpo d’arma da fuoco e Adrian viene ferito gravemente. Così inevitabilmente, si riaccende negli occhi dello spettatore ed in quelli di Diane il ricordo degli avvenimenti narrati nel mai dimenticato “Dramatics, Your Honor“.
A non essersene mai andata in tutti questi nove anni è l’incredibile attitudine dei King per il medium televisivo, il loro talento, la loro follia. Non bastano di certo 471 giorni di convivenza con l’amministrazione Trump per smorzare l’estro creativo della coppia, che in soli dieci minuti imbastisce un incipit magistrale in grado di giocare su diversi registri: nei seicento secondi che anticipano l’esplosiva title track si passa linearmente da un’atmosfera demenziale fatta di palloncini colorati e assurde clausole prematrimoniali su eventuali decessi in kayak (cavilli “alla Sweeney”), a un clima più solenne e drammatico quando all’improvviso da un ascensore – di nuovo, non poteva essere altrimenti – viene sparato un colpo d’arma da fuoco e Adrian viene ferito gravemente. Così inevitabilmente, si riaccende negli occhi dello spettatore ed in quelli di Diane il ricordo degli avvenimenti narrati nel mai dimenticato “Dramatics, Your Honor“.
“I’ve been shot.”
Ovviamente la morte di Will Gardner differisce di molto da quanto mostrato in questo “Day 471” e non solo per l’esito probabilmente diverso. I due personaggi hanno o hanno avuto un peso esponenzialmente diverso all’interno dei propri show, tant’è che è solo con questa seconda stagione che Boseman ha iniziato un proprio percorso di caratterizzazione prima con le comparsate televise, poi con il “litigio” con Jay. Al tempo stesso, come ai tempi della sparatoria in tribunale, i King decidono di mettere sul piatto un momento di estrema debolezza per il cast circondante e da qui partire per mostrare tutta una serie di reazioni e controreazioni. Un episodio estremamente ricco di avvenimenti quindi, ma le cui tempistiche sono gestite in maniera eccellente, che emergono come centri concentrici a partire da quanto avvenuto ad Adrian. Tutto, dall’intromissione della polizia negli affari dello studio al riavvicinamento tra Diane e Liz, dal ritorno di Jay allo sviluppo della nomina democratica di Colin, dai subdoli sabotaggi di Solomon Waltzer al continuo della trama “kill all lawyers“, viene affrontato a partire dal respiro affannato di Adrian che conclude i titoli di testa.
“The thing is, we are not a carcass. At the moment, we are reeling from our senior partner getting shot, but we will recover, and we will fight to hold onto our own clients, and, just so you know, we are coming after yours. I realize it’s all right that the world is crazy, as long as I make my little corner of the world sane. Now get the hell out of my office.”
Apparentemente, “Day 471” è l’episodio che meno di tutti mischia la narrazione fittizia con l’attualità dell’epoca Trump. In realtà il vero e proprio “risveglio dal letargo” di Diane – una performance eccezionale di Christine Baranski – rappresenta una sorta di testamento autobiografico da parte degli autori. Il cambio di mentalità e atteggiamento, da passivo-riflessivo ad attivo-aggressivo, accompagnato dalla rinuncia al mondo onirico del microdosaggio, segnala per la prima volta l’appropriazione convinta da parte del personaggio del main role, che fin qui le è appartenuto solo teoricamente. Sono stati necessari un anno, tre mesi e sedici giorni di inferno, ma ora, finalmente, può cominciare la buona battaglia.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Bisognerà aspettare i prossimi episodi per scoprire chi tra Felix Staples, Keith Fisk, Dylan Stack, Colin Sweeney e Frank Gwinn ha sparato dall’ascensore dello studio ad Adrian Boseman. Nel frattempo godiamoci un episodio che merita senza ombra di dubbio la nostra benedizione.
Day 464 2×09 | ND milioni – ND rating |
Day 471 2×10 | ND milioni – ND rating |
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.