“First they came for individuals healthcare rights, then they came for individuals rights to be in love and marry whom they wanted to, then they came for individuals overall.”
Dopo aver espanso il proprio panorama narrativo sia nel passato (tramite i flashback dei vari protagonisti), sia nel presente (si pensi all’entrata in scena delle Colonie), The Handmaid’s Tale amplia il contesto geopolitico della narrazione, introducendo un punto di vista critico e conglomerato con la storia.
Tendenzialmente, infatti, fino a questo punto la narrazione vedeva come point of view preso in considerazione solo quello della neonata comunità di Gilead (con, ovviamente, pro e contro). L’unico occhio critico era quello dello spettatore che però era posto esternamente, rispetto alla narrazione stessa. “Smart Power”, con il viaggio in Canada, introduce nella visione generale della serie un ulteriore punto di vista (esterno a Gilead): i cittadini, i media ed il comparto politico canadese. Nonché dei rifugiati americani.
L’episodio riesce quindi in maniera egregia ad ampliare la narrazione dando modo ai personaggi e alle loro antitesi di trovarsi faccia a faccia. Sotto questo punto di vista è stato estremamente ben gestito sia il confronto verbalmente violento tra Luke ed il Comandante Waterford, sia quello tra Nick e lo stesso Luke.
Nel primo, Waterford cerca di sviare le gravi accuse che gli vengono rivolte davanti alla folla (quelle di essere uno stupratore seriale) ricollegandosi al fatto che molte notizie vengano mal riportate o in generale che Gilead venga colpita da una pioggia di fake news (per rimanere legati ai tempi moderni). Effettivamente, racconti diretti di Ancelle, Marte o altre figure oppresse nella nuova comunità sembrano non essere pervenute in Canada: le dicerie e le notizie circolano, ovviamente, ma quello che risulta effettivamente mancare è una fonte accreditata e degna di fiducia. Proprio per tale motivo, unitamente alla volontà di riallacciare i rapporti dopo il tremendo attentato occorso in “First Blood”, il Canada non si tira indietro dal voler approfondire il legame internazionale con Gilead.
Tuttavia, nel momento in cui queste voci di stupri, di diritti calpestati e di disumanità diventano tangibili e concreti, ogni rapporto viene lasciato cadere nel vuoto.
Ed è in questo frangente che il secondo faccia a faccia, di cui si faceva menzione poco sopra, diventa fondamentale: Nick cerca Luke, mentendo sulla paternità del figlio di cui June è in attesa, ma cerca di togliersi un grosso peso sullo stomaco consegnandogli le lettere delle Ancelle rese schiave a Gilead. Ed è da questo atto che forse il castello inizia a tutti gli effetti a crollare: la voce di dolore delle Ancelle abbandona Gilead e trova il giusto spazio sui giornali e nei media canadesi.
Una volta tornato a Gilead, Nick riferisce a June dell’incontro e dei fatti correlati alla consegna delle lettere, concedendo a June nuova speranza, nuove energie e nuovo desiderio di rivalsa e voglia di combattere: si respira, nella buia e tetra camera da letto di Offred, un’aria che non si percepiva da “Nolite Te Bastardes Carborundorum”. E la cosa può far solo sperare bene.
Oltre a June questa seconda stagione ha concesso un maggiore (e meritato) focus su un altro importante personaggio, nonché silenziosa vittima di ulteriori soprusi sociali: Serena.
Lo sguardo della stessa nel momento in cui la limousine attraversa la cittadina per portare la delegazione dall’aeroporto all’incontro potrebbe da solo valere la visione: uno sguardo assente, esterrefatto e stupito, degli occhi simili a quelli di un bambino che per la prima volta scopre qualcosa di nuovo e terribilmente affascinante. Ed in effetti in quelle riprese qualcosa di terribilmente affascinante per Serena c’è: la libertà.
La sua lealtà a Gilead viene nuovamente messa alla prova quando, avvicinata da un collaboratore del Governo degli USA (o di quello che ne rimane, per lo meno), le viene proposta una fuga garantita e sicura a patto che aiuti a togliere quel velo di omertà e silenzio che sembra essere calato su Gilead. Serena, chiaramente, rifiuta ma la donna sembra ormai vacillare sempre di più episodio dopo episodio ed una caduta definitiva potrebbe essere dietro l’angolo.
Basta solo aspettare, probabilmente. D’altra parte mancano ormai pochi episodi alla conclusione di questa stagione.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Women’s Work 2×08 | ND milioni – ND rating |
Smart Power 2×09 | ND milioni – ND rating |
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.
Solo un dettaglio: in Canada si rifugiano tutte le donne riuscite a scappare da Gilead, quindi le notizie e le testimonianze ci sono, eccome. Quindi per quale motivo hanno invitato il comandante in visita diplomatica? Sarebbe stato bene approfondire questa cosa e spiegarne i motivi, è un buco di trama non indifferente.
In Canada sappiamo essere scappate molte donne (ed in generale molte persone) da Gilead. Un esempio è la stessa amica di June, che era anche Ancella. Nella recensione riportavo che voci e dicerie relativamente a quanto accede ci sono, basti pensare a come viene accolto Waterford. Tuttavia che ci siano vere e proprie testimonianze raccontate, scritte e/o pubblicate non è dato saperlo e nessuno lo riporta apertamente. Da qui, infatti, la riflessione della recensione relativa alle lettere.
Che ci siano donne, arrivate in Canada, che hanno subito abusi mentre erano in Gilead quello è sicuro al 100%, tuttavia non è detto che abbiano raccontato apertamente la loro storia al “mondo”.
Il perché della visita diplomatica viene spiegato dallo stesso Comandante Waterford, così come viene riportato nella recensione: a seguito dell’attentato occorso in “First Blood”, il governo canadese ha riaperto una linea di dialogo nei confronti di una nazione profondamente scossa da quello che a tutti gli effetti è un atto di terrorismo. Si può discutere sul suo essere corretto o meno, ma nel momento in cui un atto criminale di violenza è volto a colpire un ordine precostituito (lo Stato), allora stiamo parlando di terrorismo.