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Doctor Who 11×07 – Kerblam!TEMPO DI LETTURA 4 min

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Decisamente qualcosa non va. Andando a sbirciare il voto finale della recensione, si potrebbe dedurre che finora questo sia l’episodio peggiore della stagione. Vero in parte, ma la valutazione negativa è il risultato della combinazione di diversi fattori, tra cui la trama non effettivamente eccelsa, la sua collocazione numerica nella stagione e, soprattutto, la “continuità di rendimento” di questo nuovo corso di Doctor Who, o almeno della sua undicesima stagione. Se “Rosa” o “Arachnids In The UK” si fossero trovati a parti invertite con l’episodio ora in esame, vi sarebbe stata ovviamente anche un’inversione nel giudizio finale.
“Kerblam!” porta in scena, con una continuità che sfocia quasi nella ripetitività, l’ennesimo episodio dal contenuto altamente filler, ma questo ormai è argomento che ricorre ogni settimana, così come la constatazione che questa strategia stilistica era stata ampiamente annunciata. Si può però dire che un episodio totalmente autoconclusivo non debba per forza prendere elementi standard e ricorrenti in Doctor Who e ricombinarli a piacere solo per svoltare i 48 minuti. I teammates – robot dall’aspetto innocuo e amichevole che si rivelano letali nel corso dell’episodio – così come la tematica dell’uomo sostituito da macchine, non sono certo risultati di pensate originalissime, soprattutto se si vuole andare a confezionare un episodio, l’ennesimo, che non abbia l’impegno di tracciare una continuità o che non debba in qualche modo mettere lo spettatore in condizione di dover riflettere su trame complesse, oppure di dover accettare un qualche scenario stilistico sperimentale. Per farla breve: l’episodio non è “Blink”.
Un problema da non trascurare, alla luce di sette episodi, è quello del minutaggio. Non che la variazione sia stata così netta rispetto al passato, ma c’è da tenere anche conto dell’incremento dei protagonisti effettivi e della loro separazione in differenti micro-storyline. La questione è duplice: tre companion più il Dottore inevitabilmente creano dispersività, ma allo stesso tempo le trame sono troppo “semplici” per giustificare cotanta separazione. Il precedente che vedeva tanti companion in pianta stabile risale addirittura ai tempi di William Hartnell, ovvero il Dottore originale. C’è da dire, però, che all’epoca le puntate erano strutturate in serials, macrostorie suddivise in tot episodi da 20 minuti. Inutile dire che più di 50 anni dopo non si può pensare di farsi intrattenere da episodi del genere, caratterizzati da una lentezza attualmente insostenibile. Eppure, in quel caso le trame avevano un carattere imperioso che garantiva ad ogni protagonista di avere uno spazio degno. Ciò non accade con i 48 minuti attuali. Il risultato è che a turno uno o due companion risultano di troppo (Graham, in questo caso), ma semplicemente perché il format attuale è tarato per uno massimo due companion. Quindi, tirando le conclusioni di questo aspetto, si potrebbe dire che gli attuali episodi riescono ad apparire sia troppo lunghi che troppo corti.
Poi si torna sempre allo stesso discorso. Il vero peccato è che le potenzialità di Jodie Whittaker sembrano quasi essere sprecate in un’ottica di eccessiva normalizzazione del prodotto. La scelta coraggiosa portata da Chibnall si scontra con il bisogno di sottolineare al pubblico che nulla è cambiato. Così facendo l’undicesima stagione sta risultando come una concentrazione degli episodi più trascurabili delle precedenti 10 stagioni, senza un effettivo ricambio tra momenti di maggiore gravitas e quella leggerezza che comunque è propria della scrittura di Doctor Who. Dimostrazione di quanto detto è anche rintracciabile all’interno dei due piccolissimi omaggi interni all’episodio: il fez prima (“Still me?” chiede il Dottore, come se Chibnall chiedesse tra le righe al pubblico se sono consapevoli di trovarsi di fronte sempre a Doctor Who, insicurezza che probabilmente lo ha portato a rendere così “scarna” questa stagione), il riferimento ad Agatha Christie e alle vespe poi. Come ad inserire sbrigativamente un omaggio ai suoi due predecessori solo perché si deve fare così.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Malgrado tutto, il fez e il riferimento all’avventura con Agatha Christie
  • Jodie Whittaker continua a ben comportarsi
  • Trama non originale
  • Solita distribuzione inefficace di sottotrame per i protagonisti
  • Certi momenti della colonna sonora hanno un sapore elettronico che ricorda il periodo anni ’80 della serie classica, periodo decadente per lo show
  • Doctor Who ha abituato a tutto ma, andando a stringere, in questo episodio il vero nemico era l’imballaggio di plastica…

 

A questo punto poco ci si può aspettare dai prossimi tre episodi che, naturalmente, potranno anche essere di ottima fattura. Però si inizia anche a sperare che tale ingiustificato primo giro di prova di Chibnall confluisca in una presa di posizione più impegnata per il futuro dello show.

 

Demons Of The Punjab 11×06 5.77 milioni – ND rating
Kerblam! 11×07 5.93 milioni – ND rating

 

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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.

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