“Il vero boia è la massa. […] La condanna capitale che, inflitta in nome del diritto, suona astratta e irreale, diventa vera quando è eseguita dinnanzi alla moltitudine.” (Massa e Potere, Elias Canetti; già citato nella recensione 1×02)
Come in ogni singolo episodio di The Handmaid’s Tale, tutto è tragicamente bellissimo: le riprese (specialmente quelle atte a richiamare una certa geometricità degli spazi), i primissimi piani di Elisabeth Moss, i lunghi silenzi ed i luoghi delle riprese. Dal punto di vista qualitativo non è riscontrabile nessun tipo di discrepanza rispetto a quanto apparso sia durante la prima stagione, sia durante la seconda. C’è forse un aumento delle scene relative al volto contratto dal dolore (fisico e non) di June, ma per il resto poco sembra essere cambiato.
E per quanto riguarda la storia, invece? Ecco, questo è il vero tasto dolente (se così è permesso definirlo considerata l’elevata qualità della serie di cui si sta parlando) di The Handmaid’s Tale.
La narrazione sembra ritrovarsi in fase statica, incapace di decollare dopo una prima stagione votata alla presentazione del mondo distopico immaginato da Margaret Atwood. Sembra che la storia sia arrivata ad un vero e proprio impasse narrativo.
June cerca, per l’ennesima volta, di incontrare Hannah senza avere la benché minima idea di cosa fare dopo averla finalmente incontrata: la fuga è un’opzione da scartare e già non presa in considerazione in passato. Quindi si fatica a capire la logica dietro questo disperato tentativo da parte di June il cui unico risultato è quello di far saltare la copertura a tutte le persone che sembravano poterla far riavvicinare ad Hannah.
June e Serena sono nuovamente in fazioni avverse e trattandosi di uno dei tanti cambiamenti in questo senso, la loro non-amicizia inizia a risultare stucchevole e utile solo al mero fine di riempire minuti preziosi in scena.
Fred cerca nuovamente di farsi spazio nel complicato mondo politico di Gilead, questa volta sfruttando proprio l’innocente Nichole ed il suo presunto rapimento. Fatta eccezione per il mezzo, il fine è già stato più volte avvicinato in passato da Fred, quindi anche da questo punto di vista niente di nuovo sotto il Sole.
Resta ben poco da salvare per un episodio che si attesta sull’attendismo più pedante e nauseante, andandosi a riparare in una delle regie più dettagliate e particolareggiate che al momento si trovano in circolazione. Ma anche da questo punto di vista deve essere portato all’attenzione come dopo più di venti episodi, il continuo e protratto nel tempo sfruttamento del volto di Elisabeth Moss per dei primi piani a volte del tutto casuali inizia a risultare pedante e non necessario.
“Under His Eye”, inoltre, è uno degli episodi più corti (non solo di questa stagione) ed è possibile circoscrivere i momenti effettivamente degni di nota a due precise scene rappresentazione della stessa funzione, ma che trovano coinvolti personaggi totalmente differenti. La scena dell’impiccagione per mano delle ancelle riporta alla mente un’altro atto di violenza (la lapidazione) che poteva anche essere interpretato come una sorta di sfogo che la società di Gilead concedeva alle Ancelle per mantenerle sotto controllo.
Il lento strisciare della corda e lo scoccare dell’ingranaggio sono elementi musicali che permettono alla scena di rimanere incisa nella mente dello spettatore, esattamente come il fischio con cui Aunt Lydia comanda al gruppo di Ancelle di dar inizio all’esecuzione.
The Handmaid’s Tale è famoso per riuscire a portare in scena l’innocenza più candida e pulita mentre si tiene a braccetto con una brutalità visiva e scenica senza eguali. Il più grande rammarico continua ad esserci per una storia che fatica a prendere il largo, ma preferisce piuttosto crogiolarsi nella sua perenne perfezione stilistica.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Household 3×06 | ND milioni – ND rating |
Under His Eye 3×07 | ND milioni – ND rating |
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.