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Dopo un episodio come “Fugitive Of The Judoon” si poteva essere soltanto indecisi su che tipologia di episodio inutile sarebbe arrivato: l’esercizio di stile originale o il filler da due soldi.
Con “Praxeus” poteva andare peggio e poteva andare meglio. Ora può sembrare che nelle recensioni della dodicesima stagione si stia in continuazione ad insultare l’undicesima stagione, e non si vorrebbe dare quell’impressione, però si può dire che nell’undicesima stagione ci sono stati episodi assai peggiori, dalla trama ben più stupida e non avevano neanche l’attenuante di essere successivi ad un episodio di una certa intensità, come in questo caso è stata la 12×05. Ma vabbè, basta così.
“Praxeus” ha dalla sua l’enorme vantaggio di essere un episodio dinamico ed adrenalinico, ma soprattutto di avere un protagonista finora mai molto presente: il Tardis. Sembra quasi come se gli autori avessero voluto concentrare in un solo episodio l’iconica scatola blu, la quale finora, nella maggior parte dei casi, è stata presente solo a inizio e fine episodio. L’ambientazione mutevole da un punto di vista geografico e il salvataggio finale (che se non fosse avvenuto sarebbe stato un enorme thumb down, sia per il cliché del sacrificio di Jake, sia per il potenziale buco di trama) sono elementi che non si sarebbero potuti avere senza l’astronave del Dottore.
Altro fattore a favore di “Praxeus” è la costruzione dei personaggi. Non che questi siano destinati a rimanere stampati nel firmamento di DW, tuttavia è innegabile il lavoro di scrittura ben realizzato per rendere tridimensionale un gran numero di figure rappresentate in scarsi 50 minuti. La struttura corale dell’episodio è resa ancora più efficace dalla molteplicità di companion che stanno progressivamente trovando una loro dimensione e solidità, con il procedere della stagione. Le interazioni e i cambi di ambientazione rendono la 12×06 un palcoscenico plastico (no pun intended) in cui il Dottore è protagonista indiscusso solo sulla carta.
Indubbiamente si poteva fare di più sul fronte alieno, con delle creature non meglio precisate la cui somiglianza con il genere umano è utile esclusivamente per il colpo di scena riguardante l’identità di Suki.
Ma da un certo punto di vista ci può anche stare che gli alieni fossero in secondo piano. Innanzitutto per lasciare spazio al minaccioso e temibile virus Praxeus che fa disintegrare le persone e impazzire gli uccelli. Ma al di là della motivazione legata alla pura e semplice trama, ciò che mette la componente aliena da parte è un’esigenza di scrittura. E qui arriviamo alla vera pecca dell’episodio, seppur in buonissima fede. Per l’ennesima volta in questa stagione, il messaggio a sfondo sociale che strizza l’occhio all’attualità è urlato a gran voce, quasi come se ci si trovasse di fronte ad una pubblicità progresso.
Più che nei casi precedenti, il Dottore espone un monologo che più evidente non si può, spiegando quanto possa essere nociva la plastica per l’ambiente. Non che una sensibilizzazione non sia auspicabile, con qualsiasi mezzo la si compia. Non che Doctor Who non abbia mai portato con sé messaggi a sfondo sociale, umanitario o pacifista. Tuttavia il problema è come questo messaggio venga esplicitato. Ciò che appare in un caso come quelli di “Praxeus” è il girare l’episodio in funzione del messaggio. Non come se una trama complessa e articolata portasse con se un grido d’allarme a sfondo ecologista, ma come se il grido d’allarme a sfondo ecologista avesse un’intera trama costruita intorno a sé. Encomiabile dal punto di vista sociale, meno dal punto di vista creativo e artistico.
Con “Praxeus” poteva andare peggio e poteva andare meglio. Ora può sembrare che nelle recensioni della dodicesima stagione si stia in continuazione ad insultare l’undicesima stagione, e non si vorrebbe dare quell’impressione, però si può dire che nell’undicesima stagione ci sono stati episodi assai peggiori, dalla trama ben più stupida e non avevano neanche l’attenuante di essere successivi ad un episodio di una certa intensità, come in questo caso è stata la 12×05. Ma vabbè, basta così.
“Praxeus” ha dalla sua l’enorme vantaggio di essere un episodio dinamico ed adrenalinico, ma soprattutto di avere un protagonista finora mai molto presente: il Tardis. Sembra quasi come se gli autori avessero voluto concentrare in un solo episodio l’iconica scatola blu, la quale finora, nella maggior parte dei casi, è stata presente solo a inizio e fine episodio. L’ambientazione mutevole da un punto di vista geografico e il salvataggio finale (che se non fosse avvenuto sarebbe stato un enorme thumb down, sia per il cliché del sacrificio di Jake, sia per il potenziale buco di trama) sono elementi che non si sarebbero potuti avere senza l’astronave del Dottore.
Altro fattore a favore di “Praxeus” è la costruzione dei personaggi. Non che questi siano destinati a rimanere stampati nel firmamento di DW, tuttavia è innegabile il lavoro di scrittura ben realizzato per rendere tridimensionale un gran numero di figure rappresentate in scarsi 50 minuti. La struttura corale dell’episodio è resa ancora più efficace dalla molteplicità di companion che stanno progressivamente trovando una loro dimensione e solidità, con il procedere della stagione. Le interazioni e i cambi di ambientazione rendono la 12×06 un palcoscenico plastico (no pun intended) in cui il Dottore è protagonista indiscusso solo sulla carta.
Indubbiamente si poteva fare di più sul fronte alieno, con delle creature non meglio precisate la cui somiglianza con il genere umano è utile esclusivamente per il colpo di scena riguardante l’identità di Suki.
Ma da un certo punto di vista ci può anche stare che gli alieni fossero in secondo piano. Innanzitutto per lasciare spazio al minaccioso e temibile virus Praxeus che fa disintegrare le persone e impazzire gli uccelli. Ma al di là della motivazione legata alla pura e semplice trama, ciò che mette la componente aliena da parte è un’esigenza di scrittura. E qui arriviamo alla vera pecca dell’episodio, seppur in buonissima fede. Per l’ennesima volta in questa stagione, il messaggio a sfondo sociale che strizza l’occhio all’attualità è urlato a gran voce, quasi come se ci si trovasse di fronte ad una pubblicità progresso.
Più che nei casi precedenti, il Dottore espone un monologo che più evidente non si può, spiegando quanto possa essere nociva la plastica per l’ambiente. Non che una sensibilizzazione non sia auspicabile, con qualsiasi mezzo la si compia. Non che Doctor Who non abbia mai portato con sé messaggi a sfondo sociale, umanitario o pacifista. Tuttavia il problema è come questo messaggio venga esplicitato. Ciò che appare in un caso come quelli di “Praxeus” è il girare l’episodio in funzione del messaggio. Non come se una trama complessa e articolata portasse con se un grido d’allarme a sfondo ecologista, ma come se il grido d’allarme a sfondo ecologista avesse un’intera trama costruita intorno a sé. Encomiabile dal punto di vista sociale, meno dal punto di vista creativo e artistico.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Ad inizio recensione si è fatto riferimento alla potenziale inutilità dell’episodio. Sicuramente non è questo il caso. L’episodio non è inutile, intanto per la sua natura ecologista, ma soprattutto per il Tardis che torna alla ribalta e per i ritmi che portano lo spettatore a livelli di intrattenimento altamente soddisfacenti. E in tutto questo aumenta l’attesa per vedere sviluppate un po’ di trame orizzontali.
Fugitive Of The Judoon 12×05 | 4.21 milioni – ND rating |
Praxeus 12×06 | 3.97 milioni – ND rating |
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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.