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Sicuramente una visione gradevole per passare il tempo, Space Force tradisce uno dei vizi che frequentemente colpisce gli show targati Netflix: la libertà stilistica, di cui gli autori spesso godono, spiazza lo spettatore che si trova semplicemente dentro un qualcosa che non è né carne né pesce.
Space Force finora ha dimostrato di non avere le caratteristiche di una comedy nel senso più classico del termine, banalmente per la durata e per il numero degli episodi che ne costituiscono la stagione. A questo si aggiunge il fatto che i tempi lievemente più dilatati di un episodio permettono una maggiore divagazione su personaggi più o meno importanti, tanto da rendere meno schematico l’insieme delle figure di riferimento per lo spettatore.
In poche parole: troppo annacquata per essere una comedy, troppo frivola per essere un qualcosa di più. Ma non finisce qui. Carell protagonista, a capo di un manipolo di lavoratori, rappresenta una similitudine troppo ghiotta per non evocare The Office, anche se tanto differente per una moltitudine di aspetti.
Forse fuori luogo e scontato tirare in ballo la comedy cult che ha consacrato Steve Carell nel piccolo schermo, eppure è proprio questo l’episodio adatto per un simile accostamento. Space Force in generale ha poco a che vedere con The Office, ma l’allestimento di una simulazione in “Space Flag”, con tanto di finale surreale e fintamente epico, suggerisce quel contesto aziendale che serie come la sopra citata hanno spesso e volentieri proposto. Eppure viene meno la potenza della “parodia” che spesso in questi casi emerge. Se si mettono degli impiegati di ufficio a risolvere epicamente una qualche sfida di partenza non molto stimolante, l’insieme ha sicuramente dalla sua un’efficacia scenica importante. In questo caso, però, si parla comunque di un contesto di partenza “epico”, seppur trattato in maniera leggera. I protagonisti in questione hanno cariche militari e si parla di astronavi, satelliti, cariche militari, scienziati, eccetera eccetera. Di conseguenza una battaglia in cui bisogna scoppiare i palloncini, con tanto di deus ex machina da parte del character interpretato da Malkovich, può far sorridere, intrattenere, essere gradevole, ma non aggiungere molto al già visto di molte commedie televisive.
Elemento da non trascurare è sicuramente quello di un possibile love interest per il protagonista con la misteriosa operaia bionda che già nei precedenti episodi aveva fatto capolino nelle scene, seppur in maniera fugace.
Lo sviluppo dei personaggi, in tal senso, oltre alla maturazione e allo sviluppo in alcuni rapporti (in questo caso specifico il connubio tra Mark ed Adrian), può essere il vero punto di interesse, nonché la discriminante da un punto di vista qualitativo per dare alla serie un’identità specifica.
Space Force finora ha dimostrato di non avere le caratteristiche di una comedy nel senso più classico del termine, banalmente per la durata e per il numero degli episodi che ne costituiscono la stagione. A questo si aggiunge il fatto che i tempi lievemente più dilatati di un episodio permettono una maggiore divagazione su personaggi più o meno importanti, tanto da rendere meno schematico l’insieme delle figure di riferimento per lo spettatore.
In poche parole: troppo annacquata per essere una comedy, troppo frivola per essere un qualcosa di più. Ma non finisce qui. Carell protagonista, a capo di un manipolo di lavoratori, rappresenta una similitudine troppo ghiotta per non evocare The Office, anche se tanto differente per una moltitudine di aspetti.
Forse fuori luogo e scontato tirare in ballo la comedy cult che ha consacrato Steve Carell nel piccolo schermo, eppure è proprio questo l’episodio adatto per un simile accostamento. Space Force in generale ha poco a che vedere con The Office, ma l’allestimento di una simulazione in “Space Flag”, con tanto di finale surreale e fintamente epico, suggerisce quel contesto aziendale che serie come la sopra citata hanno spesso e volentieri proposto. Eppure viene meno la potenza della “parodia” che spesso in questi casi emerge. Se si mettono degli impiegati di ufficio a risolvere epicamente una qualche sfida di partenza non molto stimolante, l’insieme ha sicuramente dalla sua un’efficacia scenica importante. In questo caso, però, si parla comunque di un contesto di partenza “epico”, seppur trattato in maniera leggera. I protagonisti in questione hanno cariche militari e si parla di astronavi, satelliti, cariche militari, scienziati, eccetera eccetera. Di conseguenza una battaglia in cui bisogna scoppiare i palloncini, con tanto di deus ex machina da parte del character interpretato da Malkovich, può far sorridere, intrattenere, essere gradevole, ma non aggiungere molto al già visto di molte commedie televisive.
Elemento da non trascurare è sicuramente quello di un possibile love interest per il protagonista con la misteriosa operaia bionda che già nei precedenti episodi aveva fatto capolino nelle scene, seppur in maniera fugace.
Lo sviluppo dei personaggi, in tal senso, oltre alla maturazione e allo sviluppo in alcuni rapporti (in questo caso specifico il connubio tra Mark ed Adrian), può essere il vero punto di interesse, nonché la discriminante da un punto di vista qualitativo per dare alla serie un’identità specifica.
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La sovrabbondanza di proposte seriali, mischiata all’evocazione di vecchi successi, spesso porta a ibridi seriali. Show piacevoli da seguire ma che nulla aggiungono al repertorio di ogni singolo spettatore. Obiettivamente Space Force ha ben poco che non va, ma allo stesso tempo continua a non brillare per originalità, per guizzi degni di nota o per elementi che vadano oltre il sorriso compiaciuto e 30 minuti di puro intrattenimento. Probabile che con la facilità con cui verrà assorbita, allo stesso tempo verrà dimenticata. Viste le potenzialità degli interpreti sarebbe sicuramente un peccato.
Lunar Habitat 1×04 | ND milioni – ND rating |
Space Flag 1×05 | ND milioni – ND rating |
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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.