Dopo una nona puntata, incentrata su Contessa e rivelatrice dell’identità del serial killer, American Horror Story: Hotel ci conduce con passo veloce al finale di stagione con “She Gets Revenge” (mid-season). Di nuovo torna protagonista Liz Taylor e, onestamente, è un ritorno di cui si sentiva il bisogno; è lei infatti uno dei personaggi migliori dello show. Liz ha evidentemente il ruolo di traghettatore all’interno della serie: è alla reception, conduce i clienti alle camere, lavora dietro al balcone del bar, diventa confidente, ascolta storie, dubbi, incertezze di quelle anime disgraziate, piene di rancore, rabbia, paura, vendette. È lei stessa però portatrice di un grande dolore, sola com’è dopo la morte di Tristan. Ci era sembrato strano che Liz non si prendesse la sua rivincita con Contessa, era come se fosse stata in grado di intrappolare il desiderio di vendetta da qualche parte, incastrandolo proprio lì senza farlo esplodere, ma questo stato di cose non poteva durare in eterno. Già dal titolo “She Gets Revenge” capiamo che è giunto il momento della vendetta per Liz; la protagonista di questa decima puntata infatti è proprio lei, l’affascinante figura che ha dato vita ad una delle storie più struggenti dell’intera stagione.
Denis O’Hare ha interpretato perfettamente quella concrezione di insoddisfazione, incompletezza e solitudine, insiti in Liz, concrezione che nasconde il bisogno d’amore e accettazione, nascosti sotto abiti in paillettes e trucco pesante. Intorno al malinconico transgender si sono costruite alcune delle puntate più forti e significative dell’anno: la scoperta dell’amore per Tristan, il dolore per la sua morte, l’apatia dell’attesa (la proprio morte? la vendetta?), l’odio per Contessa, l’amicizia con Iris.
In questo episodio viene analizzato un altro grosso nodo: il rapporto con il figlio Douglas – che diventa tema di puntata, si parla di genitorialità anche per quanto riguarda Alex e John -, la cui conoscenza la fa desistere dal compiere, assieme all’inseparabile Iris, un gesto inconsulto: suicidarsi. Liz confida all’amica, in una stanza intrisa del sangue di una coppia che si è amata per tutta la vita, tutta la sua disperazione e ammette quanto sia stato difficile mostrare, recitando, di essere capace di sopravvivere anche senza Tristan. In quella camera si celebra la forza di un personaggio sincero e vitale, profondo e doloroso e si testimonia quanto la fidelizzazione con lo spettatore sia un legame che va al di là del minutaggio all’interno di una puntata, del ruolo ricoperto e anche della coerenza narrativa (la comparsa da un momento all’altro di un figlio ad esempio di cui Liz non aveva mai parlato prima, la sua “assenza” negli ultimi episodi). Anche in “She Gets Revenge” spetta a lei toccare le corde più profonde dell’animo umano; il dialogo con il figlio ci riconcilia con i buoni sentimenti (il dubbio che ci sia qualcosa sotto resta però). Liz sente per la seconda volta nella vita la parola “accettazione” – prima le era successo con Tristan -, e ne viene riscaldata, può sperare di vivere un’esistenza felice, o almeno non più intrappolata tra “pareti” di lacrime e rancore (Douglas, nonostante il dolore per l’assenza della figura paterna, le dice che c’è posto per un’altra donna nella sua vita e che proprio grazie alla mancanza del genitore è in grado di comprendere meglio il dolore altrui).
Fondamentale per Liz per sopravvivere è sicuramente il rapporto con Iris, un’altra donna sola e disperata – ne è la prova il video che lei stessa ha fatto da pubblicare su Instagram -, madre a metà, perché il figlio per lei non prova niente. La donna si sente inutile e senza una ragione di esistere; per questo Liz e Iris, unite dallo stesso destino, in un primo momento pensano al suicidio. E’ interessante il legame tra le due donne, che non più giovani, unite da una profonda amicizia, si alleano per raggiungere uno scopo comune: prima togliersi la vita, poi distruggere la loro nemica numero uno, Contessa. La loro entrata, in stile western, è sicuramente il finale perfetto di “She Gets Revenge”. Restano molte domande ancora in piedi: I due amanti sopravvivono? Che ne sarà dell’Hotel? Le donne riusciranno nel loro intento? O ci sarà qualche intoppo?
Colonna portante della storia resta sicuramente Contessa; abbiamo capito che la più crudele vampira del Cortez non è solo diva capricciosa, disumana e spietata, ma ha anche un cuore, debolezze (il figlio e Valentino). In questo mid-season lo comprendiamo ancor di più: quando la vampira scopre che Donovan ha ucciso (vediamo ciò in una meravigliosa sequenza alternata assieme a Elizabeth che compie lo stesso gesto con la moglie di Valentino) l’uomo della sua vita. Mata Hari, fiaccata fin nel midollo, con le lacrime agli occhi e il volto turbato, entra nella stanza, sconvolta, sconcertata, privata di quell’armatura, infarcita di desiderio e sangue, con cui l’avevamo conosciuta all’inizio. Contessa non può certo accettare di perdere di nuovo il suo unico vero amore, ma l’elemento che ci stupisce è che la donna, per la prima volta, sembra avere un ripensamento, quello cioè di uccidere Donovan, sembra capire che il gesto del suo amante, anche se inaccettabile, è stato compiuto prima di tutto per amore. Donovan ama la sua Elizabeth, ma se non la può avere è meglio per lui essere lasciato libero (di morire); preferisce essere ucciso e non sopravvivere per l’eternità senza poter avere la sua donna completamente.
In American Horror Story dunque non c’è posto per l’amore, o meglio non per quello felice – Liz non può vivere con il suo Tristan, Contessa con Valentino, Donovan con Contessa; insomma ogni personaggio è costretto a trovare delle soluzioni alternative, non sempre totalmente appaganti -, c’è posto per la vendetta – quella di Liz e Iris, quella di Ramona, quella di Donovan -, per la bugia – l’amore dichiarato da John per Sally -, per il piano B – Liz invece di uccidersi, decide di prendere in mano, assieme a Iris, l’Hotel Cortez, Donovan decide di uccidere Valentino.
E’ evidente però che quello che si mette in scena è una cornice al cui interno molti altri racconti vengono inseriti: la vita di ognuno è incastrata e incatenata ad un’altra che lo è a sua volta, e l’esistenza di tutti è incredibilmente congiunta alle pareti dell’albergo. Non tutto però è utile alla storia principale, o meglio le storie secondarie non sempre hanno una loro coerenza interna e quindi, di conseguenza, con la storia che le contiene tutte. Minano la fluidità del discorso dell’intero show vicende minori, quelle di John e Alex – inutile il ricongiungimento di marito e moglie e poco comprensibile, noioso il dialogo tra i due peggiori genitori di sempre -, di John e Sally – affascinante il personaggio della donna, ma mal si incastra alla storia principale – e quella dei bambini infetti.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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She Wants Revenge 5×09 | 2.14 milioni – 1.2 rating |
She Gets Revenge 5×10 | 1.84 milioni – 0.9 rating |
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.