“It’s a human superpower, forgetting. If you remembered how things felt, you’d have stopped having wars. And stopped having babies.”
Prima di addentrarsi in quello che effettivamente sembra un oscurissimo doppio finale, c’è tempo per un’ultima fiaba. Rimanere più impressionati per i pochi secondi di promo del futuro “Dark Water”, rispetto ai precedenti 44 minuti, sicuramente non fa onore a “In The Forest Of The Night”. C’è anche da dire che non è un episodio impostato con le stesse premesse e pretese di un “Listen” o “Deep Breath“. Un altro sceneggiatore esordiente nel mondo di Doctor Who – Frank Cottrell Boyce – firma l’episodio che deve presentarsi da “calma prima della tempesta”. Con uno stile lirico, sognante, fiabesco (appunto), attingendo a forti e rilassanti tonalità di verde, Cottrell Boyce scrive come forse meglio sa fare: portando tutto a misura di bambino.
Prima di parlare dello stile dell’episodio in sé per sé, occorre una panoramica su come in questi ultimi anni di Doctor Who si sia affrontato il singolo episodio prima del gran finale. La presenza infatti di un episodio “leggero”, quasi vuoto da grandi complessità di trama e libero da profonde citazioni e riferimenti passati, sembra essere una strategia utilizzata sin dall’inizio: quasi a preparare il terreno per eventi epici, traumatici, devastanti, strazianti, sorprendenti. “Boom Town”, del 2005, non si scomoda nemmeno nel trovare nuove trame, riciclando un villain già presente nella stagione, presentando elementi utili per il doppio finale (il time-vortex dentro il Tardis), ambientandosi in nessun esotico pianeta in chissà quale secolo, bensì nel presente, a Cardiff. Se questo si presentava come episodio piacevole e con una sua originalità, lo stesso non si può dire per il dimenticabile “Fear Her”, idilliaca quanto inquietante storia che vedeva anche in questo caso una “minaccia vegetale” e una bambina posseduta. Per la terza stagione il discorso è un po’ diverso. Se si considera il finale come triplo (quindi considerando “Utopia”), l’episodio che precede è il meraviglioso “Blink”, pietra miliare della nuova serialità whovian, ma sicuramente slegato dal contesto, come Moffat solo sa fare; se invece si considera il finale doppio come sempre, allora “Utopia” stesso assumerà (come poi forse è) il valore di affascinante episodio di preparazione all’avvento del nemico numero uno. La strada dell’episodio di preparazione a dispetto del filler, infatti, prosegue nella quarta stagione, nel “Donna-centrico”, inquietante e ansiogeno “Turn Left”.
Con l’avvento di Steven Moffat e Matt Smith la situazione non cambia, accentuando però la leggerezza dei terzultimi (o penultimi) episodi, contro il crescendo preparatorio delle ultime due stagioni. Ne sono un esempio il divertente “The Lodger”, così come il meno divertente “Closing Time” (sempre con Craig protagonista). La settima stagione è un po’ atipica in quanto il finale stesso è una preparazione per l’epico episodio del cinquantesimo anniversario. Ma ad ogni modo, il penultimo episodio, ovvero “Nightmare In Silver“, con la firma prestigiosa di Neil Gaiman mantiene le stesse caratteristiche infantili e fiabesche (seppur forse più elaborate) dell’episodio in questione.
“In The Forest Of The Night” si presenta come una storia a parte. Quasi a minare la storiografia dell’universo di Doctor Who, la Terra si ritrova con un’invasione atipica, rivelatasi poi un enorme air-bag. A salvare la situazione, una classe di bambini più o meno problematici, guidati da Clara e Danny. Perché parlare di un episodio a parte? Perché imporre in un solo episodio un evento epocale nella storia del nostro pianeta (con la solita fallace velocità narrativa), e poi “liquidarlo” con la frase finale sopra riportata, è un boccone che non tutti potrebbero riuscire a digerire. DW si preoccupa sempre di spiegare un evento nei minimi dettagli, facendo anche enormi voli pindarici, non disdegnando soluzioni scientifiche assurde (vedi “Kill The Moon“) ma facendo sempre tornare tutto, con le dovute licenze. Questa volta, volutamente, tutto è lasciato sospeso: tutto torna normale perché l’uomo dimentica, e quando dimentica inserisce i ricordi in situazioni di fantasia. Questo è un difetto (“you’d have stopped having wars“), questo è un pregio (“and stopped having babies“).
L’episodio non accresce l’elettricità nei rapporti tra il Dottore e Clara, tra Clara e Danny, tra il Dottore e Danny. Al contrario, rilassa il tutto. Certe carte vengono scoperte, ma la reazione è pacata e sognante. Se questo risparmia una componente drama a cui il fan di Doctor Who farebbe volentieri a meno, forse (il forse va sottolineato) ciò che ci è stato presentato in piccole dosi durante tutta la stagione, potrebbe perdere un po’ di valore. La situazione tuttavia, seppur distesa, mantiene quell’impressione di stasi che arriverà a scatenare un vero e proprio tifone nel finale.
Ciò che è veramente ben riuscito è la caratterizzazione dei bambini, sempre molto complicati da gestire. Va abbastanza di moda criticare di solito il piccolo/a attore/attrice che assume un ruolo importante nello schermo (gli spettatori di Once Upon a Time ne sanno qualcosa). In questo caso, la piccola scolaresca, volutamente rumorosa, si sposa alla perfezione con l’interno del Tardis e con un mondo in forte stato di allerta, dando anche all’attore Samuel Anderson la possibilità di avere un ruolo più centrale. Abusato il tema della bambina particolare con poteri psichici, come nel caso di Maebh, ma la figura della mamma in bicicletta (volto notissimo agli spettatori della prima ora di Skins) e la risoluzione finale del loro piccolo dramma familiare rivelano tutta la natura intima, idilliaca e fiabesca (oltre che fine a sé stessa) della storia.
“In The Forest Of The Night” va preso per quello che è, non perdendo di vista quelle che, come dimostrato, sono delle caratteristiche sempre sfruttate in queste nuove stagioni. Nulla vieta, tuttavia, in un ipotetico rewatch, magari insieme ad uno neo-spettatore di Doctor Who, di fare altro durante questo 8×10, nell’attesa di passare al doppio finale. Magari alzando un attimo gli occhi dal cellulare o dal computer o dal libro che si sta leggendo per gustarsi qualche frammento o battuta.
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Flatline 8×09 | 4.5 milioni – ND rating |
In The Forest Of The Night 8×10 | 5.0 milioni – ND rating |
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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.