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1922. Downton Abbey, Hampshire, Inghilterra.
La famiglia Crawley vive gli anni del primo dopoguerra e lentamente cerca di abituarsi ai recenti eventi che l’hanno sconvolta.
E’ una prima puntata dedicata al ricordo di Matthew Crawley e alla sua morte inaspettata nel Christmas Special dell’anno scorso, quando con un banale incidente la vita del giovane
rampollo andava a terminare pietosamente, proprio dopo aver conosciuto il figlio appena nato.
E proprio perché in questi anni il pubblico a Matthew si era legato in modo particolare, ecco che gli autori tentano di rendergli omaggio nella maniera più adatta e come (molto probabilmente) lo stesso pubblico meritava. A partire dall’uomo che è stato con Lady Mary negli anni passati insieme per terminare ai cambiamenti pionieristici che ha introdotto nella gestione della tenuta di famiglia per permetterle di sopravvivere, tante sono le cose da lui egregiamente effettuate e abbandonate prematuramente. Ma in primis ovviamente, c’è la famiglia.
Sono ormai passati sei mesi da quando Lady Mary ha perso suo marito in quel tragico incidente d’auto, lo stesso giorno in cui ha messo al mondo quella creatura così tanto desiderata, George, che ancora adesso riesce a malapena ad abbracciare. Per tutto l’episodio vediamo una Lady Mary nella “terra dei morti”, di nero vestita, che vive nel ricordo di quell’ uomo che dopo tanto dolore è riuscita a conquistare e che ha dovuto lasciare andare così presto.
Non c’è pace per la sua anima tormentata, proprio perché -come dice il padre Robert- “Il prezzo del grande amore è una grande infelicità, quando uno dei due muore”. E’ quindi comprensibile l’atteggiamento di Mary, ma è anche vero che ad un certo punto arriva il momento in cui bisogna rimboccarsi le maniche, per permettere al proprio caro defunto di venir ricordato come merita. Ecco quindi che infine Mary prende le redini della tenuta precedentemente affidata al marito con lo scopo di rispettare i suoi voleri, e in modo da poter garantire al figlio un futuro adeguato. E’ la Mary ferma e decisa quella che ritroviamo, la Mary che tanto abbiamo apprezzato nelle prime stagioni e che si era intenerita troppo nell’ ultima. Da adesso Mary rappresenterà la donna moderna, quella che per amministrare una proprietà non ha bisogno di un uomo accanto. Vedremo quindi come i cambiamenti della società si riverseranno anche sulla Abbey.
E proprio a tal proposito, bisogna menzionare Lady Edith, la sorella minore di Mary da tutti deputata sempre o troppo brutta o troppo insulsa per poter incontrare l’uomo giusto. In questi anni l’abbiamo vista maturare, partire dall’ essere una ragazzina ingenua a trovare finalmente la sua strada. Già negli anni della guerra aveva dimostrato -come pochi- uno spirito di adattamento e una tempra morale ad assistere i soldati feriti che non aveva nulla da invidiare alle sue altre sorelle o ad altri personaggi della casa. Adesso Edith è una donna più sicura, probabilmente perché finalmente ha trovato un compagno davvero innamorato di lei e disposto a tutto pur di sposarla. A lei ora rimarrà la decisione se partire con il grande amore -e vivere i tempi moderni con tutto ciò che comportano- o restare lì dove c’è bisogno di lei. Già in questa premiere però, ritroviamo un personaggio sicuramente diverso da quello rappresentatoci nelle prime stagioni, alquanto noioso e fermo nella sua storyline.
Non possiamo non ricordare anche l’ inizio di questa puntata: la partenza di Miss O’Brien che lascia Downton senza salutare nessuno, nemmeno la sua (unica) amica, Lady Cora. In realtà questo allontanamento non è altro che una scusa degli autori per poter introdurre colei che prenderà il posto di Miss O’Brien: Edna Braithwaite, la nuova cameriera personale, già addetta alla cucina nella scorsa stagione e di un’ambizione di cui pochi si saranno dimenticati. Lei è difatti la donna che ha provato a fare il “salto” di classe sociale seducendo Branson, allora recente vedovo di Lady Sybil. Al tempo questa missione non le era riuscita molto bene, causa onestà da parte dell’ uomo e dei colleghi downtoniani, ora però si appresta ad avere una seconda possibilità. Edna rappresenta la donna ambiziosa, che crede in se stessa e che se per nascita non ha avuto fortuna, mirerà ad ottenere in vita i privilegi che è sicura di meritare. Anche lei rappresenta una donna degna dei suoi tempi: prima non c’era alcuna speranza che un servo potesse aspirare a qualcosa di meglio a causa della sua misera natura, adesso non importa più da dove viene ma quanto ardentemente desidera modificare il tuo status. Sono le mutazioni sociali che una guerra porta con se: si capisce ciò che realmente importante e quant’ è breve la vita per preoccuparsi dell classe, del sangue, del sesso o del blasone. Sembra essere questo il messaggio che tutte queste donne vogliono trasmetterci in questa prima puntata.
Puntata per ovvie ragioni centrata maggiormente sui soggetti femminili rispetto a quelli maschili, che risultano la cornice di questo quadro perfetto degli anni ’20: mentre Robert si preoccupa di proteggere la propria figlia ( e probabilmente i propri interessi), Branson lentamente ha iniziato a vivere dopo una stagione passata nel lutto di Lady Sybil. Una grande amicizia andrà a coinvolgere lui e Lady Mary; dopotutto, è l’unico in grado di capire davvero quello che la cognata sta passando. Dopo quattro interi anni inoltre, veniamo a conoscenza finalmente di una parte della vita di Carson, un suo collega dei tempi del teatro, il Signor Grigg. Sembra che tra i due ci sia attrito da un qualche episodio del passato, ma l’importante ruolo del Signor Grigg in questa storia è anche quello di risvegliare la generosità di lady Isobel Crawley, che come Lady Mary per mesi non è riuscita ad andare avanti dopo la morte dell’unico figlio Matthew. Anche per lei dunque in queso episodio vi è un nuovo inizio. Ed infine c’è Molesley, licenziato dalla Abbey e in cerca di lavoro, con una depressione recondita per i tempi che davanti a lui stanno cambiando e per il suo lavoro che in un mondo moderno non conta più nulla.
Nonostante siano gli anni ’20, bisogna ammettere che uno dei pregi di questo telefilm sia tracciare delle congruenze con il nostro tempo: non è raro oggigiorno ritrovarsi nella stessa situazione di Molesley o ricominciare a vivere come Lady Mary e Lady Edith fanno. E’ proprio questo il fascino di Downton Abbey.
PRO:
- Miss O’ Brien’s left. Non ci sono nell’universo telefilmico molti personaggi così pragmaticamente negativi e poco simpatici al pubblico. La sua monotona cattiveria finalmente viene eliminata a favore di una qualche storia più interessante.
- L’umorismo e le lezioni di vita di nonna Violet Crawley: una delle cose che ci mancano davvero nei mesi di assenza di Downton Abbey sono le sue perle di saggezza e il suo humor tutto british, ammettiamolo.
- Edith: storyline che finalmente avanza per questa sfortunata ragazza.
- Il rapporto Carson- Lady Mary, all’ avanguardia per quei tempi e uno dei pochi ad essere davvero disinteressato in un ambiente in cui vigono ancora le classi sociali.
- Splendida Michelle Dokery nel ruolo di una Lady Mary affranta dalla perdita del suo unico amore. In tre anni ha dato prova di una grande bravura, e sembra continuare anche quest’ anno.
CONTRO:
- Lady Mary e il suo caratterino non proprio piacevole: già nelle prime due stagioni ne abbiamo potuto constatare l’acidità e la sfrontatezza in alcuni casi. Credavamo che questo lato impertinente fosse stato abbandonato con il matrimonio, e invece con la morte del marito sembra essere tornata alle vecchie abitudini positive nè per lei nè per chi le sta accanto.
- Lady Cora che non riesce proprio a vedere Thomas e la Hughes per quello che sono. Dopo tutti questi anni lei continua a credere nella bontà del primo e nella furbizia della seconda, non è assolutamente comprensibile.
- L’intera puntata svoltasi su un unico, centrale tema: la dipartita di Matthew. Certo non poteva essere omesso il suo ricordo -era uno dei personaggi principali- ma il far ruotare per un intera puntata attorno ad esso la storia di Mary -un altrettanto personaggio centrale e molto amato dal pubblico- ha appiattito di molto la trama.
Usciamo da una stagione ricca di perdite importanti come quelle di Jessica Brown-Findlay e di Dan Steven, che nei rispettivi ruoli di Lady Sybil e Matthew hanno lasciato dentro i nostri cuori un gran vuoto. Entrambi protagonisti di vicende che ci avevano appassionati e di storie che avevamo davvero amato, è stato un pò come sentirci orfani quando entrambi hanno abbandonato il serial. Adesso ci sentiamo in credito nei confronti degli autori, vogliamo assolutamente che questa stagione sia degna del fatto di essere rimasti.
Per Downton Abbey non è possibile avere un voto minore perché si sa, in tutti questi anni ha dato prova di essere un telefilm degno dei premi ricevuti: oltre alle storie dei personaggi centrali anche i riferimenti storici, non solo alle vicende che i nostri nonni ci raccontavano, ma anche alle abitudini e agli usi e costumi del tempo, la divisione in classi e i ruoli definiti delle donne, sono sempre ulteriori dettagli che ci fanno amare questo telefilm perchè riferiscono il quadro completo della vita di un tempo.
Questa episodio sembra però più che altro necessario agli autori per gettare le basi per ciò che verrà narrato in futuro, un dover tornare allo zero per poter ripartire. Risulta quindi a tratti piatto e ripetitivo e per questo non è possibile dare di più.
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.