Downton Abbey 4×03 – Episode ThreeTEMPO DI LETTURA 5 min

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Se Downton Abbey viene additata come soap opera, dovrebbe essere per lo meno definita come una raffinatissima soap opera, perché per quanto i grossolani espedienti
spesso usati per far fluire la storia siano innegabili, non si può certo imputare a Downton Abbey di non essere in grado di regalarci momenti di serialità sublimi. E se la morte di Matthew è da definire un gioco del destino lasciando a tutti noi l’amaro in bocca per la poco credibile fatalità con cui è avvenuta, la stessa ha quanto meno il pregio di regalarci una Mary magnifica, in questo episodio più che mai. Era questione di poco ormai perché Mary venisse di nuovo buttata nell’alta società e introdotto per lei un love interest, l’affascinante Lord Gillingham: poco e nulla a dir la verità ci importa del pretendente, perché l’intera faccenda è un modo per una maggiore introspezione del personaggio di Mary, dandoci un assaggio della bravura di Michelle Dockery che ci mostra una Lady Crawley in continuo mutamento, pur rimanendo la stessa distaccata signora dell’alta aristocrazia che abbiamo conosciuto. Lady Mary infatti non è certo una sciocca, non si rende ridicola ridendo sguaiatamente davanti ad un uomo, i suoi modi sono impeccabili, la sua gentilezza di far conversazione è spesso generata dagli usi e costumi, non si lascia andare al ricordo di Matthew quando ha ospiti, non permette a sè stessa e al suo austero carattere di elaborare la perdita del marito in un modo poco convenzionale e certamente non adatto ad una signora, ma sempre con eleganza e preferendo piuttosto passare per la fredda e distaccata Lady Crawley. Un personaggio così nei romanzi della Austen sarebbe la perfetta antitesi della
protagonista che invece è incatenata dalle convenzioni sociali e che non si sente appartenere all’artistocrazia inglese; eppure Lady Mary si è fatta amare dai telespettatori di Downton Abbey, pur essendo il tipico personaggio dinanzi a cui storcere il naso e ciò è solo dovuto alla bravura di Fellowes e la sua scrittura magistrale, lenta ma sempre percettibile: partendo da un’acida Mary che non perdeva occasione di denigrare la sorella Edith in pubblico fino ad essere definita dalla stessa insensibile per non aver battuto ciglio alla morte di Sybil, arrivando ad oggi, dove chiariamo che Mary non è cambiata affatto, ma è cambiato il nostro modo di vederla, di percepirla: ora sappiamo cosa c’è dietro ogni suo gesto, sappiamo cosa prova quando rimane imperscrutabile mentre Lord Gillingham le fa le condoglianze, sappiamo cosa prova quando stesa sul letto confida ad Anna come è stato sciocco e poco appropriato scappare via durante
le danze. Un personaggio sublime, una fantastica Michelle Dockery.
L’introspezione di Mary è resa ancora meglio dal parallelismo con un altro personaggio, quale Isobel Crawley: due modi totalmente differenti di elaborare un lutto, ma entrambi così veri e intensi e la scena a tavola è stata finissima: il primo sorriso di Mary, buttato lì, davanti alla madre di Matthew.
Per quanto riguarda il resto dell’episodio, ci sono veramente poche pecche da annotare, tutta la puntata è riuscita a raccogliere le reazioni e le piccole sfumature di tutti gli abitanti di Downton, per la prima festa dopo ormai tanto tempo e tanto dolore, senza perdere nessuna sottigliezza e infatti, come sempre, sono proprio le sottili battute, i gesti insignificanti che hanno fatto la grandezza dell’episodio. Per citarne qualcuno: Mr Molesley e i guanti da lacchè; Thomas che rivendica a Mr Carson il suo essere il sotto cameriere; Alfred in cucina; il dialogo tra Mr Carson e Mrs Hughes per gestire gli ospiti, dieci e con solo tre cameriere e due valletti; la cantante (Nellie Melba, veramente esistita) a cena e via dicendo. Non ho trovato nessuna scena di troppo, ognuna dedita ad uno specifico scopo fino ad arrivare alla terribile contrapposizione tra il concerto negli upstairs e cosa sta invece succedendo ad Anna nei downstairs: scena toccante, che si esaursce poi nel confronto tra Anna e Mrs Hughes, nella reazione involontaria con Bates e nell’orribile dovere di dare la buonanotte a chi le ha fatto del male.
PRO:
  • Lady Mary e l’interpretazione di
    Michelle Dockery che di recente ha vinto il premio come Best Global Actress in una serie tv agli Huading Awards (gli Oscar made in China)
  • Episodio omogeneo, ben strutturato e dialoghi brillanti
  • Il contrasto tra il concerto negli upstairs e lo stupro nei downstairs
  • Carson: “I don’t know, screaming in the servants’ hall, singers chatting to his lordship and a footman cooking the dinner.What a topsy-turvy world we’ve come to.” Carson e Robert sono rimasti tra i pochi aggrappati alla cara vecchia
    mentalità e ciò rende le loro scene molto divertenti.
  • Cora: “Am I the only member of this family who lives in the XX century?”
  • Le scene nei downstairs: Molesley,
    Thomas, Alfred, Mrs Hughes e Mr Carson
  • Lady Violet e le sue perle, tra le
    diverse: “Then why would we want to see her before?”
CONTRO:
  • Tom ed Edna: non si può credere che Tom si faccia raggirare dalla Braithwaite
  • Il dialogo tra Tom e Robert: non è la prima volta che Tom si trova nell’alta società e le parole di Robert non sono giustificate considerato che Tom si trova a Downton solo per la figlia avuta con Lady Sybil.
  • Thomas sempre troppo poco accennato
Dopo quattro anni Downton Abbey non ha perso l’abilità di raccontare una storia e se solo l’episodio fosse stato arricchito da un più incisivo Tom (dov’è finito il rivoluzionario irlandese di cui si è innamorata Sybil?) e da un migliore utilizzo del personaggio di Thomas, avrebbe avuto il voto pieno.

VOTO EMMY

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