La Révolution 1×03 – Chapitre Trois: Les InnocentsTEMPO DI LETTURA 3 min

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Della nuova serie Netflix si è già ampiamente appuntato nelle precedenti recensioni come si avvicini solamente alla realtà dei fatti, preferendo piuttosto giocare con il proprio pubblico e arrivare ai fatti della Rivoluzione Francese da una strada secondaria. Anzi, nel primo episodio si esponeva chiaramente che la storiografia è falsa sull’argomento e che la realtà è un’altra, quella raccontata. Ma un elemento contraddistingue trasposizione televisiva e realtà: la quantità di sangue versata.
Dopo ben tre episodi, infatti, appare ormai chiaro come La Révolution non abbia interesse alcuno nel portare in scena una storia edulcorata o, comunque, filtrata.
Ma è ancor più interessante il concetto alla base della storia, ossia il tentativo di rendere soprannaturale una presa di coscienza consapevole e armata da parte del Terzo Stato francese. Una presa di coscienza, sì violenta, ma motivata e dettata da anni e anni soprusi. Tematica interessante, quindi, ma la messa in scena deficita decisamente soprattutto per quanto concerne gli elementi caratteristici della narrazione.
Messi da parte gli avvenimenti storici e la linea temporale, a cui comunque La Révolution in un certo tal senso si rifà, molti elementi risultano puri e semplici cliché narrativi. Lo è per esempio il personaggio di Elise de Montargis, la nobile dal cuore puro e buono che si ritrova bloccata in un qualcosa più grande di lei (e a cui lei ovviamente è estranea o addirittura contraria); ma anche Albert Guillotin, da poco recuperato dal mondo dei morti, che ricopre il ruolo del personaggio cupo e tenebroso che risulta impossibile non adorare (o almeno quello è il tentativo esplicito della produzione). Joseph Guillotin, invece, risulta essere palesemente il buono a tutto tondo, incapace di provare risentimento od odio anche se dovrebbe e sembrerebbe disdegnare lo spargimento di sangue da qualsiasi fronte. Fatto che entra abbastanza in contrasto con la fattualità storica visto e considerato che Joseph-Ignace Guillotin è passato alla storia come l’ideatore della ghigliottina, usata giusto quel poco durante il periodo storico che la serie tenta di riscrivere a suo modo e piacimento.
Un elemento sicuramente positivo, invece, all’interno della serie è il ridotto numero di personaggi chiamati in causa, una scelta che aiuta lo spettatore ad evitare di sentirsi sballottato a destra e sinistra con mille famiglie diverse, permettendogli di concentrare l’attenzione sulla trama generale. Per ora, infatti, tutte le varie sottotrame risultano abbastanza intricate e confusionarie, ma si tratta questo di un elemento che non inficia minimamente la visione. Anzi, La Révolution si lascia guardare senza troppi patemi d’animo e a suo modo, complice una rivisitazione tutt’altro che banale, cattura l’attenzione. Nota dolente, come critica generale, risulta essere quella costituita dai soliti cinquanta (e oltre) minuti a puntata, ma sotto questo aspetto questo terzo capitolo della serie viene graziato riuscendo a circoscrivere la sua messa in scena a 42 minuti circa.
L’attacco alla prigione e la liberazione di Oka smuove sicuramente le acque e rimette un certo ordine (Joseph ed Elise liberi) alla storia, ma i grandi sconvolgimenti probabilmente sono alla porta.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Attacco alle prigioni e scena della sparatoria
  • Il morbo si diffonde…
  • Sangue in quantità
  • Pochi personaggi, pochi minuti: tutti felici
  • Cliché narrativi
  • Confusione di trama
  • Manca ancora qualcosa?

 

Una sufficienza dettata dalla sensazione che manchi qualcosa all’interno della trama: sangue, conflitti sociali ed un rinvigorimento del Terzo Stato non possono essere sufficienti per alzare la votazione di un prodotto che, in generale, si mostra decisamente molto interessante. La destinazione del viaggio narrativo è chiara a tutti, ma la peculiarità del viaggio potrebbe riservare interessanti sviluppi e con ancora metà stagione (circa) la speranza è proprio di veder evolvere La Révolution in un racconto storico-soprannaturale degno di tale nome.

 

 

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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.

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