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Questa, nelle intenzioni del creatore dello show, sarà anche l’ultima puntata di Miracle Workers dedicata a conoscere ed entrare in empatia con i personaggi, prima che nelle ultime tre le storyline entrino nel vivo; ma quel che si può sicuramente dire è che è stata inaspettatamente anche una delle più comiche della stagione. Visto che, puntata dopo puntata il recensore e lo spettatore si sono resi sempre più conto che attendere una vera trama orizzontale da questa seconda stagione (quasi antologica) non avrebbe fatto altro che deludere le aspettative, tanto valeva approcciarsi alla visione con aspettative meramente legate allo stile comedy che la permea. I toni e le situazioni surreali non sono certo mancati nelle precedenti puntate ma sicuramente questa “Day In Court” si è fatta notare per dei piacevoli picchi di comicità demenziale che gli appassionati del genere avranno sicuramente apprezzato. Sarebbe bello pensare che l’inserimento dell’elemento “capra” sia un omaggio ad altri prodotti accomunati dallo stesso stile umoristico, ispirati da quello che pare essere l’animale più comico del mondo audio-visivo: L’uomo che fissa le capre o l’ormai iconico episodio The Goat di How I Met Your Mother.
Sicuramente la storyline principale dell’episodio che ruota intorno al processo proprio alla capra e l’escalation che porta al totalmente inaspettato climax del cavillo legato al matrimonio con l’animale del senior shitshoveler sono stati densi di momenti deliranti che hanno strappato ben più di un sorriso, quasi da far dimenticare quella che inizialmente è stata percepita come una totale mancanza di senso di esistere della serie stessa, dopo lo stravolgimento rispetto alla stagione originaria. Qualcuno, presumibilmente pochi, potrebbe anche essersi appassionato alle vicende dei protagonisti nel villaggio medievale ma saranno sicuramente di più quelli che, indifferenti al destino dei personaggi, continuano la visione solo per vedere ogni settimana quale nuova situazione surreale, richiamante sempre schemi ben noti, abbiano deciso di approcciare gli autori. Come si era già fatto notare, infatti, una caratteristica della serie è quella di riscrivere in chiave comica alcune tipologie di scene stereotipate, in questo caso il classico processo in un tribunale in stile americano, che chiunque abbia acceso la televisione nella propria vita conosce bene, con elementi noti quali: giuria e giudice da corrompere, avvocati carismatici e senza scrupoli, arringhe emozionali e assoluzioni creative trovate grazie a notti insonni sui libri di legge. Praticamente una normale puntata di Suits.
Anche la storyline, seppur minoritaria, legata all’evoluzione (o stasi) del rapporto tra Chauncley e il padre, ha mostrato qualche scena interessante – divertente il siparietto con la psicologa, anche qui a richiamare le situazioni già viste del personaggio duro e cattivo che scoppia in lacrime quando viene posto di fronte ai propri sentimenti – ma è soprattutto funzionale all’evoluzione del personaggio interpretato da Daniel Radcliffe. E’ interessante notare come siano principalmente Chauncley e Alexandra i personaggi su cui chiaramente gli autori stanno costruendo un percorso, non solo in “coppia” in quanto – come si è già facilmente intuito – probabilmente tenderanno a convolare a nozze, ma anche singolarmente. Chauncley è sempre meno infantile e svampito e sempre più responsabile e solidale nei confronti degli altri; Alexandra ha “interpretato” varie figure professionali, sempre con una saggezza e responsabilità ben diverse da chi la circonda e chissà che in questa ricerca della carriera che fa per lei non si scoprirà che proprio la sua saggezza e il suo senso civico non faranno di lei un’ottima principessa/regina al fianco di Chauncley. Per contro i genitori sembrano essere destinati a rimanere uguali a sé stessi, incapaci di evolvere il proprio essere verso qualcosa di nuovo e migliore: da un lato il re che dopo un brevissimo atto di compassione torna a essere il malvagio di sempre, dall’altro l’ingenuo shitshoveler interpretato da Steve Buscemi che continua ad accettare pacatamente quello che gli capita intorno, persino essere sposato con una capra.
Sicuramente la storyline principale dell’episodio che ruota intorno al processo proprio alla capra e l’escalation che porta al totalmente inaspettato climax del cavillo legato al matrimonio con l’animale del senior shitshoveler sono stati densi di momenti deliranti che hanno strappato ben più di un sorriso, quasi da far dimenticare quella che inizialmente è stata percepita come una totale mancanza di senso di esistere della serie stessa, dopo lo stravolgimento rispetto alla stagione originaria. Qualcuno, presumibilmente pochi, potrebbe anche essersi appassionato alle vicende dei protagonisti nel villaggio medievale ma saranno sicuramente di più quelli che, indifferenti al destino dei personaggi, continuano la visione solo per vedere ogni settimana quale nuova situazione surreale, richiamante sempre schemi ben noti, abbiano deciso di approcciare gli autori. Come si era già fatto notare, infatti, una caratteristica della serie è quella di riscrivere in chiave comica alcune tipologie di scene stereotipate, in questo caso il classico processo in un tribunale in stile americano, che chiunque abbia acceso la televisione nella propria vita conosce bene, con elementi noti quali: giuria e giudice da corrompere, avvocati carismatici e senza scrupoli, arringhe emozionali e assoluzioni creative trovate grazie a notti insonni sui libri di legge. Praticamente una normale puntata di Suits.
Anche la storyline, seppur minoritaria, legata all’evoluzione (o stasi) del rapporto tra Chauncley e il padre, ha mostrato qualche scena interessante – divertente il siparietto con la psicologa, anche qui a richiamare le situazioni già viste del personaggio duro e cattivo che scoppia in lacrime quando viene posto di fronte ai propri sentimenti – ma è soprattutto funzionale all’evoluzione del personaggio interpretato da Daniel Radcliffe. E’ interessante notare come siano principalmente Chauncley e Alexandra i personaggi su cui chiaramente gli autori stanno costruendo un percorso, non solo in “coppia” in quanto – come si è già facilmente intuito – probabilmente tenderanno a convolare a nozze, ma anche singolarmente. Chauncley è sempre meno infantile e svampito e sempre più responsabile e solidale nei confronti degli altri; Alexandra ha “interpretato” varie figure professionali, sempre con una saggezza e responsabilità ben diverse da chi la circonda e chissà che in questa ricerca della carriera che fa per lei non si scoprirà che proprio la sua saggezza e il suo senso civico non faranno di lei un’ottima principessa/regina al fianco di Chauncley. Per contro i genitori sembrano essere destinati a rimanere uguali a sé stessi, incapaci di evolvere il proprio essere verso qualcosa di nuovo e migliore: da un lato il re che dopo un brevissimo atto di compassione torna a essere il malvagio di sempre, dall’altro l’ingenuo shitshoveler interpretato da Steve Buscemi che continua ad accettare pacatamente quello che gli capita intorno, persino essere sposato con una capra.
“Happy wife, happy life.“
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A tre puntate dal finale una seconda stagione che in realtà potrebbe essere uno stand alone sforna un buon episodio e promette di farsi perdonare per le puntate mediocri che hanno accompagnato il pubblico sin qui con i restanti episodi. Chi vedrà vedrà.
Music Festival 2×06 | 0.85 milioni – 0.3 rating |
Day In Court 2×07 | 0.72 milioni – 0.2 rating |
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